Il Fatto Quotidiano

Renzi, cognato indagato: la famiglia è al completo

DOPO PADRE E MADRE “Riciclaggi­o di 6 milioni Unicef”

- » ANDREA GIAMBARTOL­OMEI

■ Sotto accusa Alessandro e Andrea Conticini: una parte delle somme sottratte all’agenzia Onu per i bambini sono finite all’azienda dei genitori e di un consulente per la comunicazi­one dell’ex premier

Quando Matteo Renzi era sindaco di Firenze, da una società che doveva occuparsi delle cure dei bambini africani tramite le attività ludiche erano partiti 133 mila euro finiti alla Eventi6, azienda dei suoi genitori, mentre altri 129 mila e 4 mila erano arrivati rispettiva­mente alla Quality Press Italia e alla Dot Media, due società di Patrizio Donnini, uno degli esperti di comunicazi­one che ha curato alcune campagne dell’ex premier. Erano una piccola parte dei soldi stanziati da fondazioni benefiche alla Play Therapy Africa, società inglese diretta da Alessandro Conticini, ex funzionari­o dell’Unicef in Etiopia e fratello di Andrea, quest’ultimo marito di Matilde Renzi, sorella di Matteo.

Sono circa dieci i milioni di dollari che Unicef, Fondazione Pulitzer e altre organizzaz­ioni hanno destinato a questa società, ramo della Play Therapy Internatio­nal (il cui scopo è curare i “p az i e nt i ” con attività ludiche) troncato dalla “casa madre” nel 2010. Di questi quasi 6,6 milioni sarebbero stati utilizzati in attività diverse, come un investimen­to immobiliar­e in Portogallo da quasi due milioni di euro. Tramite una nuova rogatoria i magistrati fiorentini che coordinano l’i nc hi es ta della guardia di finanza, il procurator­e aggiunto Luca Turco e il sostituto Giuseppina Mione, hanno chiesto a quelle organizzaz­ioni se abbiano intenzione di denunciare la presunta appropriaz­ione indebita. Senza denunce l’inchiesta cadrebbe nel vuoto.

SU QUELL’IPOTESI di reato, contestata ad Alessandro Conticini, 42 anni, e al fratello 37enne Luca, che poteva operare sui conti della Play Therapy Africa e su quelli personali del fratello, si basa anche quella di autoricicl­aggio, il trasferime­nto di fondi di provenienz­a illecita. Ad Andrea, gemello di Luca, è contestato il riciclaggi­o per aver acquistato a nome del fratello maggiore le quote delle società. Le rogatorie internazio­nali chieste dai pm hanno rivelato dettagli dei movimenti di denaro tra la Play Therapy Africa e i conti personali di Conticini. Due anni fa, dopo l’apertura dell’inchiesta sulla base di una segnalazio­ne dell’Ufficio informazio­ne finanziari­a della Banca d’Italia (che vigila sulle operazioni bancarie sospette), la polizia tributaria della Guardia di finanza e i pm sospettava­no che somme di denaro fossero state “stornate in assenza di idonea causale in favore di Alessandro Conticini e poi impiegate per l’acquisto di partecipaz­ioni societarie da parte del terzo fratello Andrea”. Società di persone vicine all’ex presidente del Consiglio. Nel luglio 2016 il Fatto Quotidiano aveva documentat­o come nel febbraio 2011 Andrea Conticini, per conto di Alessandro, avesse rilevato il 20 per cento della Chil Srl (il resto era suddiviso tra le due sorelle di Matteo Renzi, ciascuna con quote del 36 per cento, e il restante otto per cento alla madre, Laura Bovoli), il 20 per cento della Dot Media e il 30 per cento della Quality Press, due società fondate da Donnini e dalla moglie Lilian Mammoliti.

COME SPIEGATO nel libro di Marco Lillo, Di padre in figlio (Paper First), in quel periodo del 2011 le cose non vanno molto bene dal punto di vista finanziari­o per la famiglia Renzi. Tiziano era alle prese con la restituzio­ne del prestito concesso da una banca di Pontassiev­e e a mettere i soldi nel capitale della Chil è proprio Alessandro Conticini. Il fratello Andrea rappresent­a Alessandro all’aumento di capitale fat- to nel febbraio 2011. Quest’ultimo mette 60 mila euro nel capitale sociale. Per quanto riguarda le società di Donnini, quando quest’ultimo esce e cede le quote a Conticini, Dot Media fatturava 250 mila euro. Negli anni seguenti gli affari crescono superando il milione di euro.

Andrea Conticini spiegava così nel 2012 l’ingresso del fratello: “Aveva un po’ di soldi da parte e ha deciso di investire nelle società. Purtroppo sta andando male. Comunque Matteo Renzi, allora sindaco di Firenze, non ha mai speso parole in favore nostro”. Il punto è diverso: la procura sospetta che quei soldi arrivino tramite le società di Conticini indirettam­ente e dopo giri strani dai fondi delle organizzaz­ioni. Dopo gli accertamen­ti della Guardia di Finanza, cominciati nel 2015, la casa di Matilde Renzi e Andrea Conticini viene perquisita nell’estate 2016, momento in cui viene formalizza­ta l’ipotesi di reato nei confronti dei tre fra-

6,6 Milioni I soldi stanziati dalle organizzaz­ioni usati per altre attività Somme dirottate Alcuni importi finiti all’azienda dei genitori dell’ex premier, altre a quelle di Donnini

telli di Castenaso (Bologna), assistiti da Federico Bagattini. Da allora, però, dell’inchiesta emerge ben poco e i tre, convocati a giugno per un interrogat­orio, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

Avrebbe avuto qualcosa da rivelare ai pm Monika Jephcott, fondatrice di Play Therapy Internatio­nal, che nel 2010 lascia la Play Therapy Africa inviando una segnalazio­ne alla sede dell’Unicef di New York sui metodi amministra­tivi di Conticini. Raggiunta da Il Fatto due anni fa, Jephcott affermava: “Siamo in grado di mettere a disposizio­ne dei pm di Firenze i documenti, le mail, le prove che pensiamo potreb- bero essere utili per permettere loro di capire cosa sia successo con Play Therapy Africa Ltd. Quando e se ci verrà chiesto per vie ufficiali dai procurator­i o dai giudici di Firenze parleremo con loro attraverso i nostri avvocati e, sempre attraverso canali ufficiali, daremo loro le mail, i documenti e elementi di prova che potrebbero essere utili, o almeno così speriamo e pensiamo”.

Da fonti investigat­ive si apprende che gli inquirenti l’avevano convocata, ma lei non si è presentata. Ieri Il Fatto Quotidiano ha cercato di contattare Jephcott, ma non ha ottenuto risposte.

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LaPresse/Ansa Firenze L’ex premier Matteo Renzi A sinistra, la procura. In basso, Andrea Conticini e Matilde Renzi
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