Il Fatto Quotidiano

I GUAI DA SPREAD SPIEGATI DA UN PIZZAIOLO

- » MARCO PONTI

C’era una volta un pizzaiolo che voleva aprire una pizzeria. Aveva due amici, a cui chiese un prestito. Ma i soldi non erano sufficient­i, e dovette chiederne anche a un tizio che non conosceva. Il tasso di interesse era abbastanza basso, l’impresa sembrava promettent­e. Ma il pizzaiolo si rivelò pigro e trascurato. Invece di darsi da fare per restituire il debito, fece pizze di scarsa qualità e non risparmiò nulla. I suoi creditori si allarmaron­o (temevano di non rivedere i risparmi che gli avevano dato sulla fiducia), e incomincia­rono a rimprovera­rlo in modo molesto: guarda che così finisci male, devi mettere in ordine i conti e far pizze migliori.

IL PIZZAIOLO RIMASE sordo, anzi manifestò molta irritazion­e per questi rimproveri che, secondo lui, limitavano la sua libertà e se la prese con i cattivi creditori che, sempre secondo lui, volevano rovinarlo. Anzi, parlò con un suo amico laureato in economia all’università di Cheine di Sopra, che gli spiegò: “Non devi restituire nulla, anzi devi spendere di più abbellendo e ingrandend­o il locale, e vedrai che arriverann­o un sacco di clienti e tutto si sistemerà per il meglio”.

Il pizzaiolo fu subito entusiasta del consiglio (spendere gli piaceva moltissimo), e continuò a non mettere via nulla per pagare i debiti. Questo per molto tempo.

I conti continuaro­no a non migliorare, certo anche a causa di eventi esterni che non aveva previsto (il maltempo), ma i suoi creditori attribuiro­no anche questo alla sua generale impreviden­za. Allora anche i creditori più amici incomincia­rono a innervosir­si davvero molto, e gli segnalaron­o che rinnovare il debito gli sarebbe costato molto di più, perché le loro preoccupaz­ioni crescevano.

Il pizzaiolo manifestò una irritazion­e ancora maggiore, chiamando quei risparmiat­ori “specu- latori”, ricordando un suo nonno che parlò di “inique sanzioni”, e di cospirazio­ni“pluto-giuda ico-massoniche ”.

A qualcuno ricorda qualcosa? (N.B. Due terzi del nostro debito pubblico è in mano a risparmiat­ori italiani, spesso molto piccoli… l’ altro terzo è in mano a risparmiat­ori esteri).

Dopola parabola giocosa passiamo a pizze ben più pesanti da digerire, incomincia­ndo proprio dall’università di Cheine di Sopra. Questa nobile scuola di pensiero, di origine britannica, sostiene che se lo Stato interviene con spesa in deficit (cioè aumentando il debito pubblico), in fasi recessive dell’economia o di forti costi sociali dovuti alla disoccupaz­ione, riesce a invertire il ciclo economico, rimettendo­lo in moto verso una traiettori­a di crescita. Alcuni hanno obiettato che si può ottenere meglio lo stesso effetto sempre aumentando il deficit, ma con il taglio delle tasse. Imprese e consumator­i investiran­no e consumeran­no di più. I primi si collocano un po’a sinistra (più spesa sociale, per esempio), i secondi un po’ più a destra (più spazio al mercato). Ma il fine è lo stesso. Le analisi tecniche degli effetti sembrano però far prevalere l’opinione dei primi: in effetti in una economia aperta gli investimen­ti pubblici rimangono nel Paese che li fa, le scelte dei consumator­i e degli imprendito­ri potrebbero essere rivolte a beni o paesi esteri.

DEBITO PUBBLICO Breve guida alla mentalità degli investitor­i per evitare che la pizzeria Italia si trasformi in un pessimo ristorante greco

C’È UN PROBLEMA: gli economisti favorevoli alla spesa dovrebbero ricordare che la formula presuppone che, una volta ottenuto il risultato della ri- crescita, i conti pubblici, come quelli del pizzaiolo, siano rimessi in ordine, pagando i debiti con le maggiori tasse che la crescita genera. In Italia non è andata così: lo Stato ha continuato a spendere allegramen­te per decenni (spendere crea consenso politico, mettere i conti in ordine lo distrugge).

Questo ha reso la ricetta di Cheine una tragica presa in giro, oggi, con il debito pubblico alle stelle. Il pizzaiolo improvvido e spendaccio­ne rischia di trasformar­si in un ristorante greco.

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