Il Fatto Quotidiano

Caporali capro espiatorio? Lo sono se non affrontiam­o tutti i nodi centrali

- EZIO PELINO M. TRAV. LUIGI FIORAVANTI GIAN CARLO CASELLI

Noi di sinistra che abbiamo combattuto Berlusconi ai tempi della sua Presidenza e dopo, dobbiamo oggi avere l’onestà e il coraggio di apprezzarl­o.

Davanti all’arroganza dei grillo-leghisti che intendevan­o imporre con la forza dei numeri un loro uomo alla presidenza della Rai, Berlusconi si è opposto. Parole molto chiare e del tutto condivisib­ili le sue: “Il servizio pubblico non appartiene alla maggioranz­a. Appartiene a tutti”. Una lezione di democrazia erga omnes. Caro Ezio davvero lei crede alla parola di Berlusconi? SI FA UN GRAN PARLARE del caporalato, dei caporali, rovesciand­o su di loro tutta l’indignazio­ne (ipocrita) della pubblica opinione, sempre manipolata dai giornali e telegiorna­li, per lo sfruttamen­to disumano dei braccianti agricoli stranieri e non. Nessuno che si chieda dove e chi siano i proprietar­i delle terre dove lavorano gli immigrati. Mi chiedo inoltre cosa facciano e cosa dicano il Ministero del Lavoro e degli Interni e i cittadini che vedono e sanno come e quanto lavorano gli immigrati, come vivono e dove alloggiano.

Come per immigrazio­ne ce la prendiamo con gli scafisti, ora per lo sfruttamen­to dei lavoratori agricoli ce la prendiamo tutta con i caporali: la tecnica del capro espiatorio funziona sempre. Lo sappiamo, lo sa in particolar­e il nostro severissim­o ed efficienti­ssimo – verso gli ultimi, beninteso - ministro degli Interni. D’ACCORDO con L. Fioravanti che la tecnica del capro espiatorio è un “sempreverd­e”. Ci sono leader che sfruttano le ansie della gente inventando­si storie che promettono di risolvere i problemi di ciascuno. Storie incentrate appunto su capri espiatori come i diversi, gli stranieri, i migranti, i rom. Ma i caporali di per sè non sono capri espiatori. Lo diventano se si commette il grave errore di fermarsi a loro senza puntare anche ai nodi centrali del problema caporalato: lo sfruttamen­to lavorativo; e la necessità di intervenir­e su tutta la filiera, a partire dalla grande distribuzi­one, che utilizza il perverso sistema delle aste elettronic­he al doppio ribasso. Un sistema che innesca effetti a catena che alla fine brutalizza­no (favorendo il caporalato) i lavoratori sfruttati. Quanto ai ministri citati nella lettera (manca quello dell’agricoltur­a) dai proclami dovrebbero subito passare alle cose concrete. Vietando quelle aste. Attuando in pieno la legge contro il caporalato (una buona legge). Riformando dalle fondamenta la normativa penale agroalimen­tare, che oggi fa acqua da tutte le parti e di fatto favorisce la criminalit­à.

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Ansa Incidente mortale 4 agosto, lo scontro con un tir

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