L’Argentina boccia l’aborto: in piazza scontri fra schieramenti
Dopo una seduta fiume durata l’intera giornata, mercoledì il Senato ha respinto la legge di depenalizzazione dell’aborto. Fuori, sulla Plaza del Congreso e l’ampia Avenida Callao si sono fronteggiati i due schieramenti in una manifestazione nutrita come da tempo non si vedeva in Argentina. Il fronte abortista agitava un panno verde come simbolo; quello pro-vita uno azzurro; entrambi hanno sfidato la fredda pioggia persistente.
Il 22 febbraio il presidente Macrì aveva improvvisamente proposto la questione, benché fosse ritenuto ideologicamente contrario all’aborto, facendo sorgere il sospetto che la mossa servisse a distrarre l’opinione pubblica nei giorni delle difficoltà economiche avevano provocato una svalutazione del peso e il ricorso agli aiuti del Fondo monetario.
Da allora i mass media si sono dedicati al caso, con una Chiesa che inizialmente, pur non ammettendo la legalizzazione della pratica abortiva (che secondo i dati provoca la morte di circa un migliaio di donne ogni anno negli interventi clandestini) era sembrata affrontarla blandamente. Fino a quando la sessione dedicata alla Camera dei deputati, per un ristretto margine di voti, ha approvato il progetto di legge. Allora sono intervenute pesantemente le organizzazioni in difesa della vita che, spuntate come funghi, hanno creato un fronte pari a quello per l’approvazione, che ha contato defezioni via via più massicce.
Ora si sta pensando a modificare la legge per eliminare il reato di delitto per i medici che praticano l’aborto quando avvenga per condizioni di pericolo di vita per la madre o di gravidanza provocata da violenza sessuale.