La crisi che non finisce mai e lo spettro dell’intervento Bce
Genova, risparmiatori in allarme per il rischio “risoluzione”. Ma la banca è solvente
Aotto mesi dall’aumento di capitale da 560 milioni di euro e dalla conversione dei bond subordinati, operazioni che avrebbero dovuto rimettere in sesto l’istituto e tranquillizzare la vigilanza bancaria europea, Carige si ritrova in mezzo alla bufera. Circostanza che ha messo in allarme i risparmiatori.
Il 20 luglio scorso la Bce ha fatto notare all’istituto ligure che il rafforzamento del capitale non era sufficiente. Il Total capital ratioa giugno si attestava all’11,9% rispetto al requisito minimo previsto al 13,125%. Si faceva inoltre presente che l’esodo di consiglieri di amministrazione pregiudicava il buon funzionamento della governance e la reputazione della banca. Per rimettere le cose in sesto la Bce ha prescritto “l’emissione di strumenti di capitale di classe 2”, cioè nuovi bond subordinati e la vendita di assett, oltre al ripristino di una efficiente governance. Su nessuno dei tre fronti però la banca ha fatto passi avanti anzi, con le ulteriori dimissioni dal cda e il declassamento del debito da parte delle agenzie di rating, questa settimana le cose sono peggiorate.
Che dopo la tosatura degli ex obbligazionisti subordinati, che si sono visti trasformare i bond in nuovi titoli che valevano tra il 30% ( i meno garantiti, Tier 1) e il 70% di quelli vecchi, la banca avrebbe fatto fatica a trovare nuovi investitori entusiasti dei suoi titoli obbligazionari ad alto rischio non stupisce. Solo che i bond subordinati rappresentano un cuscinetto di debito da trasformare in capitale in caso di necessità, senza il quale lo spettro di una risoluzione, si fa più reale. L’ha scritto la stessa agenzia Moody’s: se Carige non riuscisse a farsi approvare il nuovo piano di conservazione del capitale, da presentare entro novembre, “Si ridurrebbero le possibilità del gruppo di proseguire da solo e sarebbe più probabile la via della risoluzione”. In un caso come Carige la risoluzione, più che un immediato rischio per gli azionisti, potrebbe significare la sostituzione d’ufficio del consiglio e una ristrutturazione gestita dalle autorità di vigilanza. Ma è chiaro che si tratta di un scenario per ora poco probabile, considerando che la banca non è in dissesto e nel primo semestre contabilizza un utile lordo, al netto delle poste straordinarie, di 20 milioni.