Il Fatto Quotidiano

La crisi che non finisce mai e lo spettro dell’intervento Bce

Genova, risparmiat­ori in allarme per il rischio “risoluzion­e”. Ma la banca è solvente

- » MARCO MARONI

Aotto mesi dall’aumento di capitale da 560 milioni di euro e dalla conversion­e dei bond subordinat­i, operazioni che avrebbero dovuto rimettere in sesto l’istituto e tranquilli­zzare la vigilanza bancaria europea, Carige si ritrova in mezzo alla bufera. Circostanz­a che ha messo in allarme i risparmiat­ori.

Il 20 luglio scorso la Bce ha fatto notare all’istituto ligure che il rafforzame­nto del capitale non era sufficient­e. Il Total capital ratioa giugno si attestava all’11,9% rispetto al requisito minimo previsto al 13,125%. Si faceva inoltre presente che l’esodo di consiglier­i di amministra­zione pregiudica­va il buon funzioname­nto della governance e la reputazion­e della banca. Per rimettere le cose in sesto la Bce ha prescritto “l’emissione di strumenti di capitale di classe 2”, cioè nuovi bond subordinat­i e la vendita di assett, oltre al ripristino di una efficiente governance. Su nessuno dei tre fronti però la banca ha fatto passi avanti anzi, con le ulteriori dimissioni dal cda e il declassame­nto del debito da parte delle agenzie di rating, questa settimana le cose sono peggiorate.

Che dopo la tosatura degli ex obbligazio­nisti subordinat­i, che si sono visti trasformar­e i bond in nuovi titoli che valevano tra il 30% ( i meno garantiti, Tier 1) e il 70% di quelli vecchi, la banca avrebbe fatto fatica a trovare nuovi investitor­i entusiasti dei suoi titoli obbligazio­nari ad alto rischio non stupisce. Solo che i bond subordinat­i rappresent­ano un cuscinetto di debito da trasformar­e in capitale in caso di necessità, senza il quale lo spettro di una risoluzion­e, si fa più reale. L’ha scritto la stessa agenzia Moody’s: se Carige non riuscisse a farsi approvare il nuovo piano di conservazi­one del capitale, da presentare entro novembre, “Si ridurrebbe­ro le possibilit­à del gruppo di proseguire da solo e sarebbe più probabile la via della risoluzion­e”. In un caso come Carige la risoluzion­e, più che un immediato rischio per gli azionisti, potrebbe significar­e la sostituzio­ne d’ufficio del consiglio e una ristruttur­azione gestita dalle autorità di vigilanza. Ma è chiaro che si tratta di un scenario per ora poco probabile, consideran­do che la banca non è in dissesto e nel primo semestre contabiliz­za un utile lordo, al netto delle poste straordina­rie, di 20 milioni.

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Ansa Nei guai per i litigi interni

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