Il Fatto Quotidiano

Fontana a caccia di soldi e staff per le sue crociate

Molte sparate, ma su Famiglia e Disabilità non ha fondi suoi e dipende dai colleghi

- » WANDA MARRA

Nel nome dell’identità nazionale contro i globalisti: con questa trama ideologica Lorenzo Fontana, ministro della Famiglia e della Disabilità, lanciava il 3 agosto la proposta d el l’abolizione della Legge Mancino, definita “una sponda normativa usata dai globalisti per ammantare di antifascis­mo il loro razzismo anti-italiano”.

Fontana, vice segretario della Lega, ex capogruppo a Bruxelles del Carroccio, esponente di primo piano del gruppo Europa delle Nazioni e delle Libertà (dove siede il Front National di Marine Le Pen) è la punta di sfondament­o della propaganda sovranista, declinata in chiave non economica, ma identitari­a.

Se Matteo Salvini si concentra sugli immigrati, Fontana si dedica alla difesa della famiglia tradiziona­le con la “F” maiuscola. E a “rovesciare” alcuni canoni culturali fino ad oggi indiscutib­ili nel nostro Paese: da quando è arrivato al governo non si è risparmiat­o uscite tipo “le famiglie gay non esistono”, né ha lesinato parole critiche sull’aborto. Parole d’ordine nuove, scale di priorità fino a qualche mese fa impensabil­i.

Non c’è - almeno per ora - nessuna traccia legislativ­a che riguardi queste tematiche. O forse è meglio dire, quasi nessuna.

PARTIAMO da ieri, dall’ultima esternazio­ne del ministro dell’Interno: “Mi è stato segnalato che sul sito del Viminale, sui moduli per la carta d’identità elettronic­a c’erano ‘genitore 1’ e ‘genitore 2’. Ho fatto subito modificare il sito ripristina­ndo la definizion­e ‘madre’e‘padre’”. In realtà sul sito del ministero compare oggi solo la dicitura “genitori”. Ma al netto delle dichiarazi­oni più o meno altisonant­i, quello a cui Salvini punta è fermare le trascrizio­ni degli atti di nascita di bambini di coppie omogenitor­iali che avvengono negli uffici pubblici. Infatti vari Comuni, in seguito ad una serie di sentenze dei tribunali, hanno provveduto a registrare documenti e certificat­i di nascita di bambini concepiti con la fecondazio­ne assistita all’estero con due mamme o due padri. Si legge nelle linee programmat­iche del ministro Fontana: “Se il divieto di gestazione per altri è presente nel nostro ordinament­o va fatto rispettare in termini concreti, evitando che il ricorso a tali pratiche all’estero si traduca, poi, con il ritorno in Italia del minore in un continuo aggirament­o di un divieto”.

Famiglia, disabilità e droga (ovvero “tolleranza zero” rispetto a quest’ultima): sono le competenze di Fontana. Tutto da vedere come si declineran­no. Il ministro sta conducendo da settimane una battaglia per avere i fondi necessari. Il suo dicastero è stato tra i primi a ricevere una dotazione di 780mila euro per le dirette collaboraz­ioni (gabinetto del ministro, legislativ­o, segreterie, comunicazi­one). Ma da allora sta cercando di mettere su la struttura per la disabilità, tema fiore all’o cchiello della Lega in campagna elettorale. Dovrebbe arrivare circa un milione di euro: 500mila dall’Osservator­io della disabilità (presso il ministero del Lavoro), circa 500mila dalla Presidenza del Consiglio.

Lo schema della struttura - che prevede una decina di persone, tra rappresent­anti delle associazio­ni, esponenti del terzo settore, tecnici dell’ufficio legislativ­o - è pronto ed è stato presentato a Palazzo Chigi questa settimana. I soldi si aspettano.

Appena insediatos­i, Fontana ha incontrato la Fand (Federazion­e tra le associazio­ni nazionali dei disabili) e la Fish (Federazion­e italiana per il superament­o dell’handicap). Un paio di mesi dopo trapela una certa perplessit­à. Dice Franco Bettoni (Fand): “Nei prossimi mesi dovremo capire cosa succederà davvero”. Mentre Vincenzo Falabella (Fish) appare scettico: “L’incontro è stato positivo. Ma noi ci aspettavam­o un ministero con portafogli­o, autonomo. Invece, Fontana ha delle deleghe ristrette, per cui ogni provvedime­nto dovrà essere concordato con altri ministri. Istruzione, Lavoro e Sanità. Non vorrei che fosse un ministero cartolina”.

Nel provvedime­nto ad hoc, Fontana è delegato “ad esercitare le funzioni di indirizzo, di coordiname­nto e di promozione di iniziative, anche normative”. A lui, insomma, spetterebb­e la regia. Ma poi su molte tematiche si tratterà di concordare misure e fondi soprattutt­o con Luigi Di Maio: chissà se funzionerà la collaboraz­ione con i colleghi M5s. In programma, c’è l’im pl ementazion­e del fondo per i non autosuffic­ienti, incentivi per l’assunzione di persone disabili, valorizzaz­ione del caregiver (il familiare che assiste il disabile).

Per quel che riguarda la famiglia, il mantra di Fontana è l’incremento demografic­o: più nascite. In quest’ottica, il mondo gay viene considerat­o quanto meno inutile. Sul tema ha scritto pure un libro ( La culla vuota della civiltà). Ieri Salvini ha rilanciato il “quoziente familiare”: chi ha più figli deve avere un regime fiscale più a-

gevolato. Per adesso, Fontana ha cominciato a discuterne col ministro dell’Economia, Giovanni Tria: ne hanno parlato a margine dell’ultimo Cdm e la richiesta è che si parta già nella manovra d’autunno. Esigenze che si accumulano alle tante altre sul tavolo. Fontana, intanto, guarda con “interesse” al bonus famiglia di Renzi: come per altri bonus, l’idea è di rivederlo, magari smantellar­lo, per recuperare risorse da utilizzare in altro modo (“un sistema fiscale a misura di famiglia”).

Inutile dire che tutto ciò che riguardava il mondo Lgbt è sparito dall’agenda: nel giro di orizzonte con le associazio­ni che ha fatto il ministro, i rappresent­anti di quel mondo non si sono neanche avvicinati. La propaganda a volte si trasforma “naturalmen­te” in fatti.

Tavoli in corso Partita la richiesta a Tria di risorse per la famiglia già nella manovra

LORENZO FONTANA

La legge Mancino va abrogata: è usata dai globalisti per ammantare di antifascis­mo il razzismo anti -italiano 3 agosto 2018

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Ansa ViciniIl ministro per la Famiglia, Lorenzo Fontana, con Matteo Salvini

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