La Turchia è in crisi valutaria, ora Erdogan si affida a suo genero
Il Sultano grida al complotto e affida al marito della figlia il ministero del Tesoro
Il Sultano manda avanti ildamat, il Genero, per convincere i mercati che la crisi economica turca verrà risolta e per tranquillizare la popolazione dopo l’ennesima svalutazione della Lira turca e la crescita esponenziale dell’inflazione ormai a due cifre. Il quarantenne Berat Albayrak, a cui i turchi si riferiscono chiamandolo semplicemente damat, il genero in turco - essendo il marito di Ezra, la figlia maggiore del presidente turco Recep Tayyip Erdogan - è infatti il neo ministro del dicastero più importante, Tesoro e Finanze, dopo essere stato nominato direttamente dal presidente della Repubblica Recep Tayyip Erdogan in seguito alla sua rielezione e alla contemporanea implementazione della riforma costituzionale lo scorso 24 Giugno.
L’imprenditore quarantenne, già ministro dell’Energia, ha promesso di mettere in atto il nuovo modello economico a medio termine della Turchia insieme a “tutti i soggetti interessati nazionali e internazionali”, sottolineando che un approccio “decisivo” e “l’indipendenza della Banca centrale saranno assicurati”.
Ma, specialmente il settore privato, non si sente rassicurato e nemmeno i turchi esasperati dall’a umen to quotidiano dei beni di prima necessità. “Un altro dei nostri principi fondamentali è quello di stabilire la piena indipendenza della politica monetaria. Mi astengo dal parlare della Banca Centrale il più possibile e quando de- vo parlare, uso un linguaggio accorto. L’i nd ip en de nz a della Banca centrale dovrebbe sempre continuare come principio. La sua indipendenza è molto importante. Il rafforzamento della stabilità finanziaria sarà uno dei nostri obiettivi prioritari”, ha aggiunto l’economista laureato negli Stati Uniti e figlio di un ricco imprenditore da sempre nel cerchio magico del Sultano.
Durante la campagna elettorale, Erdogan aveva criticato a più riprese la Banca Centrale per la decisione di alzare i tassi d’interesse e chiesto ai cittadini di convertire in Lire i loro risparmi in valuta estera. Ma questa volta pochi hanno risposto al suo ordine. Così, come accaduto più volte nel passato quando si è trovato in difficoltà, Re- cep Tayyip Erdogan ora accusa “agenti stranieri” e “complotti da parte dei poteri forti mondiali” per la grave crisi economica in corso dall’inizio dell’anno.
MENTRE IL PRESIDENTE turco nei comizi usa toni da profeta a cui il mondo avrebbe dichiarato guerra promettendo ai turchi esasperati dall’aumento del costo della vita: “Non perderemo questa guerra economica, loro hanno i soldi, noi Allah”, dietro le quinte chiede al neo ministro delle Finanze e Tesoro di trovare la formula per evitare un ulteriore peggioramento della situazione. Del resto il Presidente con poteri assoluti sa che la crisi è dovuta in buona parte ai suoi metodi palesemente dittatoriali che hanno spaventato gli investitori soprattutto dopo le purghe seguite al fallito colpo di Stato del 2016.
Un altro motivo della crisi odierna è la sua spregiudicata politica economica che ha favorito il settore delle costruzioni, business perfetto per ottenere voti in cambio di appalti. Ora che la bolla è esplosa, gli speculatori finanziari e i sempre meno numerosi investitori stranieri difficilmente cambieranno opinione, “sospettando” che il Genero non oserà mai contraddire il potentissimo suocero. Prima di consentirgli di correre per un posto in Parlamento, e quindi di nominarlo ministro, Erdogan aveva messo alla prova la fedeltà del rampollo dall’inglese fluente chiedendogli di scrivere editoriali anche di carattere politico sul quotidiano di proprietà della famiglia, Sabah. Molti giornalisti critici nei confronti del Sultano furono licenziati e al loro posto entrarono i filo governativi, contribuendo a rendere la stampa turca sempre più di parte.
Fino alla fine del 2013, Albayrak era stato l’am ministratore delegato del conglomerato Calik Holding che ha interessi nel settore tessile, energetico, ma specialmente nei media, e possiede oltre al quotidiano anche il canale televisivo A-Haber.
Tutto in famiglia
Già titolare dell’Energia Berat Albayrak, 40 anni, ha dato prova di fedeltà al suocero