Il Fatto Quotidiano

Ha 12 miliardi di immobili vuoti Ma lo Stato si dissangua in affitti

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- » STEFANO FELTRI

Nessuno sa esattament­e a quanto ammonti il patrimonio immobiliar­e pubblico, ma l’ultima stima ufficiale del ministero del Tesoro su dati del 2015 è di 283 miliardi di euro. L’80 per cento di questa sterminata lista di caserme, palazzi, uffici e appartamen­ti che copre 350 milioni di metri quadri è in mano agli enti locali. E ben 12 miliardi sono immobili “non utilizzati”. Che quindi rappresent­ano soltanto un costo, invece che una fonte di potenziali ricavi. Forse bisognereb­be anche indagare su altri 6 miliardi di euro di immobili pubblici che sono in uso gratuito a privati (alcuni con funzioni istituzion­ali, ma altri di tipo “residenzia­le e commercial­e”), ma quei 12 miliardi di euro “non utilizzati” non hanno giustifica­zione.

VENDERE O AFFITTAR Egli immobili pubblici-in gergo “dismettere” e “valorizzar­e ”sembra una missione quasi impossibil­e. Ai tempi del secondo governo Berlusconi, nel 2001, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti prova con lec arto larizz azioni: società veicolo private( S cip) che emettono obbligazio­ni per anticipare al Tesoro gli incassi dalla vendita di immobili di enti previdenzi­ali. La Scip1 va bene, in attivo di 1,3 miliardi di euro, la Scip2 con 63.000 immobili invece no, nel 2009 scava un buco di 1,7 miliardi dieuroadan nodello Stato, la società viene liquidata egli enti previdenzi­ali recuperano il patrimonio. Alla guida dell’ Agenzia del demanio c’era una funzionari­a già allora potente, Elisabetta Spitz, che da vent’ anni ha il controllo della vendita del patrimonio pubblico. Tra 2004 e 2005 la Spitz tenta altre due operazioni, con i fondi Fip e Patrimonio 1: le amministra­zioni pubbliche vendono gli immobili di proprietà ai fondi e poi li riaffittan­o. Lo Stato incassa subito 4,1 miliardi e si impegna a pagare 350 milioni di euro di affitti all’anno per nove anni. Alla scadenza del primo contratto, a fine 2013, lo Stato ha pagato 2,6 miliardi al fondo Fip e 280 milioni a Patrimonio 1. Praticamen­te ha restituito tutto quello che aveva incassato, ma nonostante questo si è impegnato ad altri nove anni di contratto, fino al 2021.

E allora si cambia ancora: nel 2013 nasce Invimit, Investimen­ti Immobiliar­i Italiani Sgr Spa, una società del ministero dell’Economia che ha il compito di “gestire, valorizzar­e e dismettere l’ampio patrimonio immobiliar­e pubblico, anche allo scopo della riduzione del debito pubblico”. Alla guida c’è ovviamente sempre lei, Elisabetta Spitz. La società ha una struttura più complessa delle precedenti, non possiede direttamen­te gli immobili ma gestisce fondi o fondi di fondi a cui le amministra­zioni locali o gli enti previdenzi­ali - dall’Inail alla Regione Lazio - conferisco­no immobili di cui si vogliono liberare in cambio di risorse.

L’INIZIO è stentato: nel 2015 Invimit registra ricavi per commission­i di gestione di 2,7 milioni di euro, ma tra stipendi e consulenze spende 4,6 milioni. La Corte dei conti critica i troppi consulenti, il ministero del Tesoro deve ridurre il capitale sociale da 10 milioni a 5,7. Poi Invimit si riprende, riporta sotto controllo le consu- lenze, che scendono a 786mila euro nel 2016, e aumenta il patrimonio che gestisce: 1,3 miliardi di euro, 264 immobili. Ma nel 2017 Invimit ha venduto immobili soltanto per 48 milioni di euro, anche perché - in un ribaltamen­to completo della logica seguita quindici anni fa - la “dismission­e” sembra molto meno allettante della “valorizzaz­ione”: gli incassi dagli affitti sono di 27 milioni in un anno. La società rivendica comunque di aver contribuit­o a ridurre il debito pubblico per circa 400 milioni di euro, a tanto ammontano le risorse erogare agli enti locali in cambio degli immobili conferiti ai fondi di Invimit.

Forse anche perché i risultati che si ottengono vendendo immobili sono così contenuti, Invimit sembra scalpitare per fare altro. Il presidente Massimo Ferrarese, un imprendito­re di Brindisi arrivato sulla poltrona in quota Angelino Alfano, a fine giugno si offriva addirittur­a di costruire con Invimit lo stadio della Roma, dopo che le inchieste giudiziari­e avevano messo in dubbio il progetto: “Sono pronto a proporre al mio cda di intervenir­e direttamen­te con il fondo Valore Italia”, ha detto a Repubblica.

Il mandato dell’eterna Elisabetta Spitz (65 anni, 240.000 euro di stipendio annuo) è scaduto e ora il ministro Giovanni Tria deve decidere se concedere un altro triennio alla signora del demanio. Finora Invimit è stata l’ultima trincea degli inamovibil­i del potere ministeria­le: quando il potente capo di gabinetto del Tesoro, Vincenzo Fortunato, è stato cacciato dall’arrivo dei renziani, ha ripiegato sulla presidenza di Invimit. E anche ora che non è più presidente il suo studio legale continua ad avere una piccola consulenza da 15.000 euro. Poi c’è Susanna Masi: ha perso l’incarico di consiglier­e del ministro Padoan dopo che la Procura di Milano l’ha indagata con l’accusa di passare informazio­ni riservate sul fisco alla società Ernst & Young in cambio di 220.000 euro, ma ha tenuto la poltrona di presidente del collegio sindacale di Invimit ( 20.000 euro), oltre che di quello di una società concorrent­e privata, Dea Capital.

Invimit nel 2017 La società che è destinata a vendere palazzi, caserme, ecc. ne ha piazzati solo per 48 milioni

IL GOVERNO CONTE ha già avviato il rinnovamen­to nel comparto con la sostituzio­ne, due giorni fa, del renziano Roberto Reggi all’Agenzia del demanio: al suo posto andrà il prefetto Riccardo Carpino, 61 anni, che è stato capo di gabinetto al ministero degli Affari regionali dal 2008 al 2013.

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Ansa Tutto ha un prezzo Palazzi con vista su piazza Venezia
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Ansa Lady demanio Elisabetta Spitz si occupa di patrimonio pubblico dall’inizio degli anni Duemila. Sopra i dati del ministero del Tesoro sul patrimonio

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