Il Fatto Quotidiano

Il Garante sfrattato: addio Montecitor­io La Privacy trasloca in uffici più costosi

Il contratto è scaduto, da settembre a Piazza Venezia

- L.VEND.

Anche

un Garante può essere sfrattato: in autunno l’Autorità che tutela la privacy sarà costretta a lasciare la sua storica sede in piazza Montecitor­io 121, proprio accanto alla Camera dei Deputati. Per carità, non finirà certo in periferia ma sempre nel pieno centro di Roma, a Piazza Venezia. E pagherà pure di più che in passato. Negli uffici stanno approfitta­ndo della pausa estiva per chiudere gli scatoloni: il presidente Antonello Soro, i componenti dell’Authority (tra cui figurano anche la vicepresid­ente Augusta Iannini, alto magistrato e moglie di Bruno Vespa, e Giovanna Bianchi Clerici, fino a pochi giorni fa in lizza per la presi- denza Rai) e tutti i dipendenti ne avrebbero fatto volentieri a meno. Alla vecchia sede erano affezionat­i: e poi dove lo trovi un altro posto così, un raffinato palazzo del Settecento, proprio nel cuore della Capitale e a un prezzo di favore (circa un milione di euro, in virtù di un accordo molto datato). Praticamen­te impagabile. Infatti i proprietar­i di recente sono tornati a battere cassa: quando l’anno scorso il vecchio contratto è scaduto, la società che gestisce l’immobile ha chiesto di adeguare il canone di locazione ai valori di mercato. E ne è venuta fuori una cifra “astronomic­a”, dicono dall’Autorità. La trattativa per conservare il vec- chio affitto, o quantomeno spuntare uno sconto, è stata lunga e si è conclusa male: alla fine il Garante ha ricevuto una bella lettera di sfratto.

A quel punto è stata avviata la procedura per individuar­e la prossima sede: a ottobre 2017 è stato pubblicato un avviso, a inizio 2018 sono state aperte le buste. Anche in questo caso nessuna soluzione pubblica (e quindi gratuita) era disponibil­e: il Demanio, infatti, ha già dato il parere di congruità per il trasferime­nto nei nuovi uffici di Piazza Venezia. “Pagheremo di meno della cifra che ci avevano chiesto gli attuali proprietar­i”, garantisco­no dall’Autorità. Ma comunque di più del vecchio contratto, che allo Stato già costava 1,35 milioni l’anno.

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