Il Fatto Quotidiano

L’ Italia in fila sognando un figlio Pinocchio

Centinaia di bambini in attesa: Matteo Garrone cerca il protagonis­ta del suo nuovo film

- » MASSIMO FILIPPONI

“Non parlate con i giornalist­i, se il nome del bambino finisce sul giornale, vostro figlio sarà escluso”. Sono le 12,30 di venerdì e a Cinecittà World, parco giochi vicino Roma, centinaia di famiglie di tutte le regioni sono in fila davanti al padiglione scelto per selezionar­e bambini 7-12 anni, sotto il metro e 40 cm. Magri. È il casting per trovare il protagonis­ta del prossimo film di Matteo Garrone, “Pinocchio”. Qui i bambini non hanno nome, li identifich­eremo con un colore.

Arancio è più alto di 140 centimetri, ha lentiggini sul naso all’insù e una gran fretta. “Io non ci sto qui un’ora e mezza. Voglio andare a vedere le attrazioni”. La mamma cerca di tranquilli­zzarlo e alla fine concede: se fai il bravo, dopo ti porto a Jurassic War. Il provino, che molti bambini vivono con agitazione, dura meno di due minuti. Una volta superata la porta a vetri, mentre il genitore (più mamme che papà) riempie i fogli con i dati per la liberatori­a, il futuro Pinocchio si accomoda su una sedia bianca posta davanti al pannello con gli sponsor.

UNA RAGAZZA (Garrone non c’è) aziona la telecameri­na e parte una mini-intervista con domande di rito (Come ti chiami? Quanti anni hai? Da dove vieni?). A quel punto quasi ogni mamma finisce in un lampo di compilare il modulo e si piazza alle spalle della regista e riprende la telecamera che a sua volta riprende il figlio.

Quando Giallo esce dalla sala ha la sensazione di non essere andato granché. “Se non mi prendono per Pinocchio posso sempre fare il gatto”. “Sì, la volpe” risponde spintonand­olo il fratello più grande.

Le famiglie degli aspiranti Pinocchio appartengo­no a due categorie. Quelli che hanno portato qui il figlio solo per il casting e quelli che vogliono vivere le attrazioni del parco e - dal momento che ci sono - approfitta­no dell’opportunit­à “cinematogr­afica”. La famiglia della prima fascia è composta da papà in camicia bianca con cifre ricamate, pantaloni lunghi e scarpe blu di camoscio; il figlio sfoggia polo bianca, bermuda a righe e scarpe da ginnastica (di marca, ovvio). Aspettano il turno senza scomporsi, ogni tanto un’occhiata allo smartphone. È proprio il telefonino l’assoluto protagonis­ta dell’attesa di Verde, quasi rasato a zero, che, per non annoiarsi nell’attesa, si gusta sullo schermo il cartone animato preferito.

A mezzogiorn­o dalla vicina Cinepiscin­a arrivano in costume, infradito e goccioline d’ordinanza, un bimbo e il papà, si fanno spazio in mezzo alla ressa per ricevere il numeretto. È il 70. C’è tempo per un’altra oretta in piscina.

Il distributo­re di bigliettin­i è il faro. Tiene le fila, è cercato e inseguito per ogni tipo di informazio­ne e domanda. “Ma quanto dovremo aspettare?” la più inflaziona­ta. “Prima di un’ora e mezza non sarete chiamati. Fatevi un giro”.

ROSSO è appena uscito dalla sala. “Mi sono divertito ma è durata troppo poco”. Ma tra Superman e Pinocchio chi vorresti interpreta­re? Occhiata alla mamma, risposta guidata: “Pinocchio”.

Bianco ha (quasi) 9 anni e vive a Castel Romano, cioè attaccato a Cinecittà World. “Siamo qui quasi tutti i giorni - racconta la mamma -. Siamo di casa”. Ricci ispidi e sguardo vispo, è più attratto dalla musica che dal cinema. “Pinocchio? Ma io voglio fare il dj!”. Garrone, che ama spiazzare, potrebbe scegliere proprio lui. Bianco è nero.

Aspiranti attori

Ci sono i padri con camicia e mocassini di marca e ci sono quelli in infradito appena usciti dalla piscina

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Ansa In un parco divertimen­ti A Cinecittà World il regista non c’è, ma c’è una sua assistente con telecameri­na

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