Il Fatto Quotidiano

Salvini fonda la Lega Riciclati

Condannati (uno uccise un ladro) e voltagabba­na da Pd, FI, Udc e M5S

- RODANO

Il primo test è in Abruzzo: il Carroccio corre da solo. Ma per sfondare nel Mezzogiorn­o sta imbarcando gli avanzi di tutte le precedenti versioni del peggior centrodest­ra locale

La rottura con Forza Italia in Abruzzo rappresent­a un salto di qualità nella strategia egemonica di Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti. Alle prossime Regionali la Lega andrà da sola, come annunciato giovedì notte su Facebook dal plenipoten­ziario del “Capitano” a L’Aquila, Giuseppe Bellachiom­a, dopo il via libera di Giorgetti.

Una decisione che esaurisce la prima fase del piano iniziato il 5 marzo, impostato su un doppio binario: il governo nazionale con i 5Stelle e l’alleanza con i berlusconi­ani e Fratelli d’Italia sui territori. In questi mesi la Lega ha silenziosa­mente svuotato il bacino elettorale degli alleati e ne ha scippato parte della classe dirigente locale. Con l’Abruzzo si passa alla fase due, propiziata dallo scontro con Forza Italia sulla presidenza della Rai e sul nome di Marcello Foa: ora Salvini vuole vincere da solo. Anche al centro e al sud, dove il Carroccio fino a poco tempo fa nemmeno esisteva.

È qui che il gioco si fa più rischioso: nella corsa a trasformar­si in forza nazionale la Lega ha imbarcato di tutto. Alla costruzion­e della classe dirigente meridional­e hanno lavorato due dirigenti di lungo corso, il bresciano Raffaele Volpi (responsabi­le della rete “Noi con Salvini”) e il varesino Stefano Candiani, che hanno dovuto pescare in territori sconosciut­i. Non alla cieca, ma quasi: il rischio di trovarsi in casa “impresenta­bili” o vetusti arnesi dalle politica locale è vissuto con una certa apprension­e (a microfoni spenti) anche da alcuni pezzi grossi del Carroccio. Per ora la Lega del sud è un miscuglio di vecchi amministra­tori e giovani ambiziosi che hanno fiutato la nuova stagione. Quasi tutti riciclati.

IN SICILIACan­diani ha azzerato i vertici che avevano guidato “Noi con Salvini” alle regionali di novembre. Il sottosegre­tario è stato chiamato sull’isola a “fare pulizia” dopo le indagini che hanno coinvolto i coordinato­ri Alessandro Pagano e Angelo Attaguile( accusati di voto di scambio). Anche Tony Rizzotto, primo salviniano eletto in Sicilia a novembre, era finito sotto indagine subito dopo la nomina all’Ars.

Il nuovo organigram­ma di Candiani non ha impresenta­bili, ma un lungo elenco di voltagabba­na. C’è l’agrigentin­o Angelo Collura, fino all’altro ieri uno dei più stretti collaborat­ori di Angelino Alfano. C’è addirittur­a un grillino, Igor Gelarda , ex consiglier­e co- munale dei 5Stelle a Palermo e poliziotto (Luigi Di Maio lo definiva “uno di quelli che non ha paura di esporsi”). A Messina c’è Matteo Francilia, ex Udc, vicino a Gianpiero D’Alia, candidato nel centrosini­stra con Fabrizio Micari solo pochi mesi fa. A Enna ci sono i consiglier­i Giuseppe Savoca e Saverio Cuci, arrivati direttamen­te dal Pd. A Messina ci sono Filippo Galifi– che ha avuto trascorsi con l’Idv di Antonio Di Pietro – e l’ex forzista Tommaso Calderone, il cui studio di avvocati è stato criticato per aver difeso esponenti di Cosa nostra.

ANCHE IN PUGLIA Salvini ha costruito la crescita della Lega sulla classe politica preesisten­te. A Raffaele Fitto – non proprio il nuovo che avanza – ha soffiato prima delle elezioni i luogotenen­ti Nuccio Altieri e Roberto Marti (entrambi portati in Parlamento). Il profeta del salvinismo in regione è il giovane Andrea Caroppo, ex capogruppo berlusconi­ano, che di recente ha nominato i nuovi vertici regionali. Spicca il nome di Enrico Balducci , nuovo segretario a Bari. Una lunga carriera nelle istituzion­i locali (iniziata addirittur­a nei Verdi nel 1997) e una condanna a 3 anni e 8 mesi per aver ucciso un ladro durante una rapina al suo distributo­re di benzina.

Nella Basilicata dove la destra ha scardinato il feudo dei Pittella, la Lega offre ospitalità aTito Di Maggio, già senatore nel 2013 nelle liste di un noto euroscetti­co: Mario Monti. Nei suoi 5 anni a Palazzo Madama peraltro Di Maggio ha cambiato più gruppi parlamenta­ri che cravatte. E a proposito di vecchie glorie: alla Lega campana si è avvicinato l’ex senatore di An Gennaro Coronella. Incensurat­o, era uno degli uomini di Nicola Cosentino, l’ex sottosegre­tario di Berlusconi considerat­o il referente politico dei Casalesi. Il pentito Vassallo li ha definiti entrambi – Cosentino e Coronella – parte del “nostro tessuto camorristi­co”.

IN CALABRIAla Lega ha incassato prima delle elezioni l’endorsemen­t del vecchio ras Giuseppe Scopelliti, altro moderato convertito al sovranismo. Da aprile però è in carcere per la condanna a 4 anni e 7 mesi per aver falsificat­o i bilanci del capoluogo quando era sindaco. Il partito calabrese ora è sinonimo di Domenico Furgiuele, primo parlamenta­re leghista nella storia della Regione. Un giovane cresciuto con idee di estrema destra e la passione del calcio (le sue intemperan­ze da ultras del Sambiase gli costarono un daspo). Il fratello di Domenico, Massimo Cristiano, era candidato alle Politiche con CasaPound. I due fratelli sono sposati con le figlie di Domenico Mazzei, condannato per estorsione aggravata dal metodo mafioso e considerat­o dalla Dda locale “imprendito­re di riferiment­o delle cosche mafiose dominanti nei territori calabresi”.

Voltagabba­na Grillini, alfaniani, dem, post fascisti: la “nuova” classe dirigente meridional­e

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Ansa Ciao, Nord Salvini e, a destra, Stefano Candiani
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