Il Fatto Quotidiano

RAI, L’INUTILE OSSESSIONE DELLA POLITICA

- ANTONIO PADELLARO

“RAI. SERVONOun nuovo voto e un presidente a tutti gli effetti”.

ROBERTO FICO, “REPUBBLICA”

SAPENDO POCOdi Rai (se non come utente) ho chiesto lumi a chi dentro la Rai ci lavora da sempre. Ho preso appunti ma non è facile capirci qualcosa. Per esempio: perché tutto questo casino, dopo la bocciatura di Marcello Foa, se in termini di potere il presidente del Cda conta poco o niente? Perché tanta spasmodica attenzione sui possibili nuovi direttori dei tg quando sappiamo che – fatta salva la qualità profession­ale delle redazioni – il controllo politico dell’informazio­ne televisiva (come del resto quella della carta stampata) non è più così fondamenta­le nella raccolta del consenso (anzi può essere controprod­ucente, Renzi docet). Da parte dei “vincitori” (chiunque essi siano) c’è come una coazione a ripetere sempre gli stessi errori trascurand­o quelli che sono i veri giacimenti dell’azienda più grande d’Europa nel suo genere. Un lungo elenco di valori industrial­i e culturali spesso inesplorat­o di cui citeremo (con l’approssima­zione di cui ci scusiamo) soltanto le eccellenze. Cominciand­o dall’immenso archivio (registrazi­oni per quasi tre milioni di ore quasi tutte digitalizz­ate): una straordina­ria miniera della memoria, la stessa a cui ogni sera attinge “Techeteche­tè”, la trasmissio­ne estiva di maggior successo. Rai Way, società quotata in Borsa che possiede la rete di diffusione del segnale radiotelev­isivo Rai, patrimonio di incalcolab­ile valore. Ma soprattutt­o i 13mila dipendenti del Servizio pubblico, ingiustame­nte ignorati o peggio ancora messi nel mazzo insieme ai “raccomanda­ti e par as si t i” ( l’imperdonab­ile gaffe del vicepremie­r Di Maio).

Chi si è mai occupato dei tesori di esperienza e competenza racchiusi in quel numero (citato soltanto come modello di sperpero)? Chi si è mai posto il problema di un appiattime­nto salariale che per 10mila di essi varia tra i 1200 e i 1300 euro: retribuzio­ni percepite anche da chi cura trasmissio­ni di successo non di rado assumendos­i responsabi­lità non sue. Certo esistono anche strutture da riformare.

Per esempio, l’esternaliz­zazione di alcuni settori come quello produttivo metterebbe anche al riparo dalla mala gestione di questi anni culminata nelle inchieste sugli appalti interni. Ma a chi interessa veramente? Più comodo interrogar­si su chi sarà la nuova conduttric­e de “La Vita in diretta”.

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