RAI, L’INUTILE OSSESSIONE DELLA POLITICA
“RAI. SERVONOun nuovo voto e un presidente a tutti gli effetti”.
ROBERTO FICO, “REPUBBLICA”
SAPENDO POCOdi Rai (se non come utente) ho chiesto lumi a chi dentro la Rai ci lavora da sempre. Ho preso appunti ma non è facile capirci qualcosa. Per esempio: perché tutto questo casino, dopo la bocciatura di Marcello Foa, se in termini di potere il presidente del Cda conta poco o niente? Perché tanta spasmodica attenzione sui possibili nuovi direttori dei tg quando sappiamo che – fatta salva la qualità professionale delle redazioni – il controllo politico dell’informazione televisiva (come del resto quella della carta stampata) non è più così fondamentale nella raccolta del consenso (anzi può essere controproducente, Renzi docet). Da parte dei “vincitori” (chiunque essi siano) c’è come una coazione a ripetere sempre gli stessi errori trascurando quelli che sono i veri giacimenti dell’azienda più grande d’Europa nel suo genere. Un lungo elenco di valori industriali e culturali spesso inesplorato di cui citeremo (con l’approssimazione di cui ci scusiamo) soltanto le eccellenze. Cominciando dall’immenso archivio (registrazioni per quasi tre milioni di ore quasi tutte digitalizzate): una straordinaria miniera della memoria, la stessa a cui ogni sera attinge “Techetechetè”, la trasmissione estiva di maggior successo. Rai Way, società quotata in Borsa che possiede la rete di diffusione del segnale radiotelevisivo Rai, patrimonio di incalcolabile valore. Ma soprattutto i 13mila dipendenti del Servizio pubblico, ingiustamente ignorati o peggio ancora messi nel mazzo insieme ai “raccomandati e par as si t i” ( l’imperdonabile gaffe del vicepremier Di Maio).
Chi si è mai occupato dei tesori di esperienza e competenza racchiusi in quel numero (citato soltanto come modello di sperpero)? Chi si è mai posto il problema di un appiattimento salariale che per 10mila di essi varia tra i 1200 e i 1300 euro: retribuzioni percepite anche da chi cura trasmissioni di successo non di rado assumendosi responsabilità non sue. Certo esistono anche strutture da riformare.
Per esempio, l’esternalizzazione di alcuni settori come quello produttivo metterebbe anche al riparo dalla mala gestione di questi anni culminata nelle inchieste sugli appalti interni. Ma a chi interessa veramente? Più comodo interrogarsi su chi sarà la nuova conduttrice de “La Vita in diretta”.