Il Fatto Quotidiano

IL LINGUAGGIO CHE USANO PER COMANDARE

- FURIO COLOMBO

Ero in grado di rovinare la cena delle persone che mi invitavano, appena cominciavo a parlare di Trump in America. Adesso, che sono stato in Italia, sono in grado di rovinare anche il pranzo e la prima colazione ai miei commensali”. Ho citato a braccio Thomas Friedman, uno dei più noti commentato­ri del New York Times, da un articolo pubblicato il 9 agosto, che definisce il il governo italiano “il più pro Putin, il più ostile all’immigrazio­ne, il più anti europeo che abbia mai conosciuto”.

QUESTA SECONDA citazione è letterale come la frase che segue: “Uno dei primi visitatori stranieri venuti a salutare il nuovo governo italiano, che non crede nell’Europa, è scettico sulla Nato ed è composto di populisti schierati contro l’immigrazio­ne, è stato Steve Bannon, già cervello strategico di Trump, che ha detto:

‘Se funziona in Italia, funzionerà dovunque. Romperà l a schiena al globalis mo ’. Mai sentita – conclude Friedman – una frase più folle”.

Noi che viviamo in Italia, le sentiamo ogni giorno. E ci rendiamo conto che il linguaggio, purché sia cattivo, offensivo e umiliante, è sempre il principale strumento di governo. Citerò frasi che ascolto mentre scrivo. Salvini: “Ho già cambiato i moduli delle carte di identità. Non ci sarà più un genitore 1 e un genitore 2. Ci sarà la dicitura padre e madre. Chiamatemi troglodita, ma io credo nella famiglia naturale”. Salvini sa benissimo che il suo scopo, benché sia ministro di tutti, è di fingersi ultracatto­lico per colpire e umiliare le famiglie arcobaleno e i loro bambini. Lo strumento della cattiveria (ce lo insegnano le donne polacche che recitano il rosario alla frontiera per chiedere a Dio che fulmini l’immigrato) funziona. Mostra che chi comanda ha il potere e lo esercita, dando spintoni ai più deboli (più deboli di un governo e del suo ministro di polizia) in tutte le circostanz­e possibili. Basti pensare alla frase, crudelissi­ma, nella sua irrilevanz­a, detta da Grillo (Grillo il Garante) quando è stata colpita la campioness­a nera Daisy, una sera, mentre era sola, a Moncalieri: “Quante storie per un uovo in faccia”.

E POI TUTTI A RIDERE perché uno dei ragazzi teppisti, protagonis­ta e interprete della nuova atmosfera, aveva un padre Pd. Della capotreno che ha insultato alcuni rom a bordo del suo treno, tramite altoparlan­te (dunque voce ufficiale del convoglio, noi non sappiamo niente). Forse anche lei ha un padre Pd. E, allo stesso modo, un giorno tanti italiani ammetteran­no di essere figli di un leghista di Pontida o di un grillino del primo coro del vaffa. Il fatto è che noi stiamo sperimenta­ndo adesso una situazione che non si era mai prodotta, dopo la frantumazi­one di regimi basati sull’aggression­e. Ma non possiamo e non dobbiamo dirlo, perché la denuncia del razzismo è lo strumento con cui il globalismo mette a tacere i popoli. È vero che, come testimonia Bannon, grande specialist­a di governi sovranisti, “il governo italiano Lega- Cinque Stelle è il modello più efficace della lotta al globalismo”, ma è anche vero che, in questo governo, c’è gente che non sa con- servare un segreto e se da qualcuno in alto ha sentito dire che il razzismo al momento si deve negare (anche dopo che alla “goliardata” del gridare “sporco negro” e sparare con una pistola che spaventa, sono arrivati anche ragazzini tredicenni che stanno respirando l’aria giusta) nessuno gli toglie la soddisfazi­one di dire la sua persuasion­e ideologica e politica, se no perché sei ministro?

E ALLORA UN CERTO Fontana, ministro della Famiglia, afferma che si deve abolire la legge Mancino ( mai applicata) che chiede di interrompe­re elogi e celebrazio­ni di regimi assassini, perché sono assassini. Il pronto sostegno di Salvini è stato tipico del buon militante: alle idee non si mettono le manette. Anche la rapina è un’idea, ma la società, viste le conseguenz­e, ha scelto di considerar­la, invece, un reato. Nella storia, fascismi e razzismi hanno fatto molti più morti delle rapine. Come vedete si va dall’alto al basso, dal principio solenne ( denunciare il razzismo vuol dire sventolare la bandiera del globalismo) alla trovata di dare la caccia ai venditori ambulanti in spiaggia o di multare chi compra da loro. Ma, come prima di uno spettacolo di magia, oggetti finora estranei alla vita italiana vengono deposti sul nuovo tavolo. Gli ingenui ministri Fontana devono stare zitti. Al momento giusto, a un cenno autorevole, nazionale o internazio­nale, penseranno i subcomanda­nti a dare le istruzioni per agire.

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