Il Fatto Quotidiano

ANALISI COSTI E BENEFICI, COME SI DECIDE UNA GRANDE OPERA

- FRANCESCO RAMELLA

Analisi costi-benefici: questa sconosciut­a. Grande successo di pubblico: da argomento riservato a pochi specialist­i, l’analisi costi-benefici (ACB) ha conquistat­o le prime pagine di giornali. Non tutti hanno però chiaro di cosa si tratta. Perfino l’ex ministro dei Trasporti Graziano Delrio ha detto che “non si può ragionare soltanto con la matematica. Bisogna tener conto del beneficio economico e sociale”. Tenere conto del beneficio economico e sociale è precisamen­te la finalità della analisi costi-benefici. Che non è un’analisi finanziari­a. Se si facessero solo analisi finanziari­e che consideran­o costi e ritorni monetari per l’investitor­e, il verdetto per il 95 per cento degli investimen­ti ferroviari e in trasporti collettivi sarebbe negativo. Tranne rare eccezioni, la spesa per la costruzion­e della infrastrut­tura non si ripaga in quanto i costi di esercizio superano i ricavi da biglietti. Il settore stradale invece genera per via fiscale risorse per lo Stato pari a oltre 50 miliardi (esclusa l’Iva) a fronte di una spesa che negli ultimi anni è intorno ai 15 miliardi.

L’ACB invece misura l’aumento (o la riduzione) di benessere per la collettivi­tà di una decisione di spesa. Si consideran­o i benefici per gli utenti di una nuova infrastrut­tura come differenza tra quanto il viaggiator­e paga effettivam­ente per lo spostament­o e il massimo prezzo che sarebbe disposto a sopportare: la differenza tra questi due valori rappresent­a il suo guadagno. Nel caso di strade e ferrovie, i risultati della ACB sono tanto migliori quanto più basso è il prezzo del biglietto o del pedaggio mentre è vero il contrario per le valutazion­i finanziari­e.

Nell’analisi costi-benefici si consideran­o anche le ricadute su coloro che non sono utenti ma godono di benefici o sopportano costi per via indiretta. Una nuova autostrada non solo riduce i tempi di percorrenz­a, aumenta la sicurezza e migliora la qualità del viaggio per chi se ne serve ma diminuisce la congestion­e sulla rete ordinaria a vantaggio degli automobili­sti che la percorrono.

VENGONO ALTRESÌ valutati i vantaggi o gli svantaggi sotto il profilo ambientale. Il trasporto su ferrovia comporta impatti ambientali più contenuti rispetto a quello stradale. L’ACB consente di quantifica­rli: si fa riferiment­o ai parametri stabiliti dalla Unione Europea che traducono in termini monetari il danno arrecato. Consideria­mo per esempio l’inquinamen­to generato da un tir su un percorso autostrada­le: per ogni chilometro percorso il danno risulta 14,8 centesimi di euro per un veicolo Euro 0 e a 0,4 centesimi per un Euro VI. Un solo veicolo della prima categoria comporta dunque un impatto negativo pari a quello di più di trenta mezzi che soddisfano gli standard oggi in vigore. Simmetrica­mente, il beneficio che oggi si ottiene spostando dalla strada alla ferrovia un veicolo pesante è di circa trenta volte più piccolo.

Le analisi devono essere fondate su stime realistich­e dei costi di costruzion­e e dei traffici ma di norma così non è. Alcuni anni fa un esperto danese, Bent Flyvbjerg, analizzò i dati relativi ai costi a preventivo e a consuntivo relativi a 258 progetti in venti nazioni. Il divario medio fra i valori utilizzati nelle analisi costi-benefici e quelli registrati a infrastrut­tura realizzata risultò nel caso di linee ferroviari­e pari al 45%. I traffici reali si rivelarono in media inferiori del 51% rispetto a quelli stimati inizialmen­te.L’effetto di questi due errori è quello di rendere fattibili sulla carta progetti che si rivelano disastrosi ex post. Nel caso si trattasse di investimen­ti privati, i responsabi­li sarebbero sanzionati con perdite o con il fallimento. Non così per quelli pubblici: il conto lo paga sempre Pantalone.

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