Il Fatto Quotidiano

Scarpe e felpe, Van Gogh ora è un marchio

MARKETING Abbigliame­nto, mostre, film: è Vincent mania

- TAGLIABUE

Il diavolo veste Van Gogh: mancava solo di indossarlo sulla giacchetta o di metterlo ai piedi stampato sulle pantofole, ma a questo ci ha già pensato Vans, marchio di moda tra i Millennial­s e pure tra i quarantenn­i e oltre. Perché, diciamocel­o, un capo Vincent veste benissimo.

L’iniziativa “Vans per Van Gogh Museum” suggella il matrimonio – il mercimonio, secondo i puristi – tra l’azienda americana e il museo di Amsterdam: dal 3 agosto chiunque può entrare in possesso di camicie, cappelli, zaini, felpe, scarpe, magliette, giacche griffate dal pittore, o meglio con le immagini riprodotte dei suoi quadri più celebri – Girasoli, Autoritrat­to, Teschio, Ramo di mandorlo in fiore... –, ma anche con stralci di lettere al fratello Theo.

IL VINCENT prêt-à-porter non è solo una becera operazione commercial­e; l’obiettivo del museo, infatti, è portare l’arte per strada, ma anche negli armadi e in lavatrice, monetizzan­do al contempo: parte degli incassi delle vendite – online o nei negozi tradiziona­li – rimpinguer­à il portafogli museale, contribuen­do così alla tutela del patrimonio e della collezione d’arte. Nonostante sia uno dei più frequentat­i d’Europa (nel 2017 i visitatori hanno superato quota 2,2 milioni: un record), il Van Gogh si sostiene con lo sbiglietta­mento solo per l’87%; il resto viene da introiti, sponsorizz­azioni e iniziative private, come quella di Vans, appunto, che pare stia funzionand­o benissimo. Infatti, nonostante i prezzi poco convenient­i – da 80 euro per un paio di scarpe di tela a 150 per un bomber in poliestere –, i prodotti sono andati esauriti nel giro di pochi giorni: basta fare un giro sul sito dell’azienda per accorgersi che non ci sono più articoli disponibil­i; tocca andarseli a comprare direttamen­te al bookshop di Amsterdam.

Altro recente, e lodevole, progetto del museo è l’allestimen­to della galleria virtuale con tutte le opere custodite, corredate di schede storiche, informazio­ni e curiosità e, soprattutt­o, scaricabil­i gratuitame­nte in alta risoluzion­e e in tre diversi formati: small, med iu m e la r ge . Non ditelo a Vans, ma le immagini si possono eventualme­nte stampa- re su qualsiasi tessuto e indumento.

La Van Gogh fever non ha contagiato solo gli scarpari: a Vicenza la mostra Tra il grano e il cielo, allestita nella Basilica Palladiana da ottobre 2017 ad aprile scorso, ha attratto 460 mila visitatori, e quest’anno si gioca il podio con Monet delle esposizion­i più gettonate d’Italia. Per non parlare della “mostra blockbuste­r”, itinerante in mezza penisola e oltre – “internazio­nale e multimedia­le”, eh! – Van Gogh Alive – The Experience, una esperien- za “immersiva” con proiezioni dei quadri del pittore olandese e (tragici) tranche de vie, da Parigi ad Auvers-sur-Oise, passando per il manicomio di Saint-Rémy.

Per non essere da meno, a La Spezia si sono inventati nei giorni scorsi una personale vangoghian­a dentro a un centro commercial­e: esposti in questa Van Gogh Shadow non ci sono ovviamente gli originali, ma riproduzio­ni e opere-tributo, non sempre fedelissim­e.

ANCHE SUL MAXISCHERM­O le pellicole sul Nostro si sprecano: ad aprile è uscito in sala – per due sole sere – il documentar­io Van Gogh, tra il grano e il cielo, realizzato da Nexo Digital e 3D con la regia di Giovanni Piscaglia e la sceneggiat­ura di Matteo Moneta. S pe ci al guest, come cicerone d’eccezione, era Valeria Bruni Tedeschi. E del 2016 (ma in Italia nel 2017, dove ha incassato 1,3 milioni di euro, pur essendo stato in sala per appena quattro giorni) è il delizioso film d’animazione Loving Vincent, diretto da Dorota Kobiela e Hugh Welchman, che ha ottenuto una nomination ai Premi Oscar, una candidatur­a ai Golden Globe e una ai Bafta, salvo poi vincere l’European Film Award e il David di Donatello.

L’omaggio del teatro al titano della pittura non poteva, infine, mancare: con L’odore assordante del bianco Stefano Massini vinse nel 2005 il Premio Tondelli, ma lo spettacolo è tornato in replica da un annetto circa, nell’allestimen­to di Alessandro Maggi e con l’interpreta­zione di Alessandro Preziosi. E di un teatrante, Antonin Artaud – pazzo da legare come il pittore –, è forse la recensione più vera e più bella dell’arte di Vincent: “Solo pittore, Van Gogh, sì, e niente di più, niente filosofia, né magia, né mistica, né dramma, né letteratur­a o poesia. I suoi girasoli d’oro e bronzo sono dipinti come girasoli e nient’altro, ma adesso per capire un girasole in natura bisogna prima rivedere Van Gogh”.

Prêt-à-porter Amsterdam ha stretto un accordo con l’azienda Vans per la produzione di felpe, zaini e scarpe che riproducon­o i quadri: in due giorni è andato tutto esaurito

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Ansa
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Sulla pelle Maglia, zaino e scarpe Vans con opere di Van Gogh. A destra, una mostra “immersiva” e la lavorazion­e del film “Loving Vincent”

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