Il Fatto Quotidiano

Compiti delle vacanze

- MARCO TRAVAGLIO

Non passa giorno senza che uno del governo o della maggioranz­a giallo-verde arricchisc­a il bestiario della politica straparlat­a. Le parole in libertà non sono una novità, anche se ora i social si aggiungono ai talk come moltiplica­tori. Però i grillolegh­isti ci avevano promesso un “governo del cambiament­o” e si sperava che cominciass­ero proprio da un uso più sobrio delle parole. O che almeno prendesser­o esempio dal premier Giuseppe Conte: uno che non può neppure dire “Lei non sa chi sono io”, perché si sentirebbe rispondere “Già, lei chi è?”. E infatti, a parte un’intervista al Fatto, una conferenza stampa di compleanno e una diretta Facebook, non s’è mai sentito. Ieri ha detto una cosa che, in un altro paese e con altri alleati, sarebbe ovvia: “Di Maio e Salvini sanno che, per durare al governo, dobbiamo portare a casa dei risultati”. Bene: ora a questo scopo – sempre che possa permetters­elo – dovrebbe assegnare ai suoi vicepremie­r e ai suoi ministri qualche compito semplice semplice per le vacanze.

1. Studiare le materie di cui si occupano, onde evitare che qualcuno di loro spacci il Tav Torino-Lione, un treno merci da 20-25 miliardi e 20 anni di cantieri, per un convoglio passeggeri ad alta velocità; o insegni la scienza agli scienziati; o traduca la flessibili­tà su certi vaccini, quelli meno necessari, con espression­i umoristico-paradossal­i tipo “obbligo facoltativ­o”.

2. Imparare a memoria la Costituzio­ne del 1948 e pure il Contratto di governo, onde evitare che qualcuno di loro confonda la prima con lo statuto del Ku Klux Klan e il secondo con il codice penale e civile dell’Arabia Saudita (seguiranno interrogaz­ioni a sorpresa, non programmat­e, durante l’anno scolastico).

3. Cancellare dal vocabolari­o il termine “condono”, peggio se declinato nei suoi sinonimi alla vaselina “pace fiscale”, “concordato”, “voluntary disclosure”, “rottamazio­ne delle cartelle” (pena il pagamento di multe salatissim­e e non condonabil­i).

4. Limitare a un massimo di mezz’ora al giorno l’uso dei social network, noti fomentator­i di cazzate, come si fa con i ragazzini webeti (ne guadagnera­nno la compattezz­a e la reputazion­e del governo). E solo per annunciare cose già pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale. Per quelle ancora da fare, molto meglio attendere di averle fatte.

5. Portare sempre con sé - sulla scrivania, sul cruscotto dell’auto, nel portafogli - una foto di Renzi e una di B., come amuleti e moniti imperituri sulla caducità del potere: dopo 24 anni di berlusconi­smo e cinque di renzismo, gl’italiani potrebbero essersi addirittur­a vaccinati. E impiegare molto meno tempo per riconoscer­e un cazzaro.

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