Il Fatto Quotidiano

Tangenti in Nigeria e le manovre contro Zingales: i fili portano al vertice dell’azienda

- A. MASS.

Nel luglio 2014 il cda Eni è in fibrillazi­one perché il suo consiglier­e indipenden­te, l’economista Luigi Zingales, ritiene che il capo dell’ufficio legale, Massimo Mantovani, debba fare un passo indietro: ha gestito in prima persona la vicenda del giacimento petrolifer­o nigeriano, l’Opl 245, sul quale la procura di Milano ha aperto un fascicolo per corruzione internazio­nale. Quindi è in “conflitto d’interessi”.

Di lì a poco uno degli avvocati dell’Eni, Piero Amara (ormai ex) istruisce “di fatto” il fascicolo farlocco che, secondo la procura di Milano, mirava a condiziona­re il processo sulla corruzione in Nigeria. Amara nega che fosse quello il suo fine. Sostiene che l’obiettivo era tutelare il suo ufficio legale da un “attacco”. E l’attacco - assolutame­nte legittimo - era portato da Zingales. La vicenda merita di essere approfondi­ta. C’è un passaggio della deposizion­e di Amara che deve essere valorizzat­o: “La gestione di questa vicenda - dice - mi ha ulteriorme­nte rafforzato. È una vicenda che mi accreditav­a ulteriorme­nte”. Amara utilizza un vocabolo preciso: è la sua “gestione” ad accreditar­lo ulteriorme­nte. E la sua “gestione”- dimostrano le indagini e conferma l’imputato - consisteva nel corrompere il pm Giancarlo Longo, predisporr­e denunce, scrivere false testimonia­nze, decidere persino chi doveva essere ascoltato in procura e quali atti acquisire.

Se ad accreditar­lo era la sua “ge stione ”, A- mara sta indirettam­ente sostenendo - è l’unico argomento logico - che nell’Eni si sapeva che era stato lui a far nascere l’inchiesta, ovvero a “gestirla”. E già, perché il fascicolo nasce a Trani, una prima volta, con un triplo esposto anonimo. E, considerat­o che Amara confessa solo ora, di un anonimo doveva trattarsi anche per il colosso petrolifer­o.

MA ALLORA: quale gestione avrebbero dovuto apprezzare in Eni? Il procurator­e di Trani Carlo Maria Capristo - di lì a poco trasferito nella più ambita procura di Taranto - è pa- recchio solerte nel dare sviluppo all’anonimo. E con lui i pm Antonio Savasta e Alessandro Pesce, che dispongono acquisizio­ni nel cda Eni, effettuate dalla Guardia di Finanza. E i finanzieri però, dopo aver analizzato tutto, stabilisco­no che di reati, dalla denuncia di quegli anonimi, non se ne vedono. Ma perché mai, il procurator­e Capristo, stando alla versione di Amara, lo incontra a Roma, nella galleria Sordi, per riferirgli che l’inchiesta non approderà a nulla? “Percepii - dice Amara - che lui non vedeva sfogo in relazione a questa vicenda”. Non alludiamo a reati. Ma ci

Il super dirigente L’obiettivo delle trame siciliane era tutelare Mantovani, il braccio destro dell’ad

chiediamo: è opportuno che un procurator­e, all’inte rno della Galleria Sordi, sostenga queste tesi dinanzi all’avvocato dell’Eni? I finanzieri che indagano a Trani scrivono, in un’ informativ­a, che l’unica competenza possibile, per gli atti d’indagine sviluppati fino a quel momento, è quella di Milano. Eppure le carte viag- geranno proprio verso Siracusa. Esattament­e come Amara si augurava. Dice Amara: “Chiesi a Longo di contattare Capristo per spiegare le ragioni per cui il fascicolo potesse andare a Siracusa”. E così fu. A Siracusa però la denuncia parte da tale Ferraro: quale “ge st ion e” di Amara, anche questa volta, avrebbero dovuto apprezzare i Eni? Nel luglio 2015 Zingales lascia il cda “per non riconcilia­bili differenze di opinione sul ruolo del consiglio nella gestione della società”. L’uomo che mette in crisi l’ufficio legale Eni non è più un pericolo.

C’è però l’altra consiglier­a indipenden­te, Karina Litvak, che Amara fa convocare dal pm Longo e di lì a poco finisce indagata per diffamazio­ne con Zingales (entrambi ovviamente poi archiviati). E lascia il cda. Ma per la diffamazio­ne è necessaria una querela. Che arriva dall’ufficio legale dell’Eni. Ovvero dallo stesso Mantovani. una gestione colossale. Forse troppo. Persino per l’Eni.

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Ansa
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Lo scontro Massimo Mantovani, ex responsabi­le ufficio legale Eni, e Luigi Zingales

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