Sulla Tap la vera domanda è se ci è utile questo gas
La discussione di questi giorni sul gasdotto Tap dimentica a mio avviso, il problema più importante: cosa ce ne faremo di questo gas e dove andremo metterlo? Credo che i Ministeri delle Infrastrutture e dell’Energia dovrebbero considerare i seguenti punti nodali: 1) Difficilmente si potrà evitare il completamento del progetto Tap in Puglia.
2) La nuova fonte di gas potrebbe renderci meno dipendenti dall’attuale unica fonte: Nord Europa. 3) La diversificazione delle fonti potrebbe forse aiutarci ad avere prezzi migliori nel futuro.
4) Il gas metano non è per forza la fonte di energia necessaria e transitoria per attuare l’abbandono dei combustibili fossili: l’Italia può fin d’ora investire decisamente sul fotovoltaico in tutte le sue diverse soluzioni tecnologiche.
5) È da evitare assolutamente il progetto di trasformare l’Italia nel serbatoio (Hub) di gas per l’Europa. Aumentare o iniziare lo stoccaggio di gas nei pozzi esauriti di petrolio in Basilicata, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte farebbe aumentare il rischio sismico in modo inaccettabile, come già evidenziato dai lavori della commissione ICHESE di alcuni anni fa all’indomani del terremoto in Emilia Romagna.
6) Non è accettabile il passaggio di gasdotti in zone notoriamente sismiche del centro Italia. Già lo scorso dicembre 23 sindaci abruzzesi, hanno denunciato i gravi rischi insiti dell’attuale progetto di Rete Adriatica di Snam, arrivando addirittura a minacciare la restituzione della fascia di sindaco.