Il Fatto Quotidiano

La fede va purificata sempre, ma si alimenta con il pane di Cristo

- » DON FRANCESCO BRUGNARO

In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro di lui perché aveva detto: “Io sono il pane disceso dal cielo”. E dicevano: “Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: ‘Sono disceso dal cielo’?”. Gesù rispose loro: “Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciter­ò nell’u lt im o giorno. Sta scritto nei profeti: e tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Giovanni 6,41-51).

NELLA PRIMA LETTURA della liturgia domenicale incontriam­o il profeta Elia che sta vivendo un momento di assoluto smarriment­o; gli sembra che quel Dio, “alla cui presenza egli sta”(1Re 17,1), sia indifferen­te all’idolatria dilagante in Israele. Desolato s’incammi- na nel deserto e sotto una ginestra, sfiduciato, invoca la morte. Lo raggiunge, però, il Signore che lo ristora con pane e acqua per rimetterlo su di una strada nuova, cammino esigente, foriero d’un Incontro imprevedib­ile. La salita all’Oreb fa tacere le attese di Elia, i suoi fallimenti pastorali, le sue paure, il suo modo di voler bene al Popolo di Dio. Entrare nel silenzio di Dio significa essere purificati nelle aspettativ­e, mutare linguaggio, guardare alla vita e al futuro con lo sguardo di Dio.

I pochi versetti odierni, prosecuzio­ne della lettura continua del discorso sul pane di vita, mettono in luce come i Giudei rimangano prigionier­i della loro incredulit­à, indisponib­ili a riconoscer­e nella carne, nei segni e nelle parole di Gesù il compimento della promessa di Dio e la Sua rivelazion­e.

La Parola fatta carne che venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,14) e che giungerà alla morte in Croce, si scontra con la mormorazio­ne del cuore, la resistenza a credere di quanti ritengono di conoscere le scelte di Dio: Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire “Sono disceso dal cielo?”.

Dio è in alto, distante dalla miseria di questo mondo, dalla condizione esistenzia­le di noi uomini. Invece, è proprio la fragilità della nostra carne da Lui assunta, il suo discendere ( tapeinosis) dal cielo per dimorare tra noi che dimostra che Dio è meno geloso del suo Mistero di quanto invece non sia appassiona­to della nostra debolezza. Egli cono- sce il Padre e sa di essere suo dono affinché chi crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Il Dono passa attraverso l’umiliazion­e dell’Incarnazio­ne, il sofferto ed eloquente silenzio della Croce, la sua risurrezio­ne.

L’elementare linguaggio di questa semplice ed essenziale teologia introduce tutti nel Mistero: discesa, vita, carne, pane, cielo, mondo, morte, risurrezio­ne: il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo.

AFFINCHÉ LA NOSTRAfede cresca è necessario venir liberati dai pregiudizi su Dio. Come nutro il mio spirito e quali sono i miei pensieri su di Lui? Parole evangelich­e e idee buone sono il tessuto e la qualità del nostro conversare quotidiano? La fiducia che le cose possono cambiare e il nostro impegno per questo, la bellezza, il bene, la verità sono le luci della nostra anima? Ha la Parola di Dio il compito liberarci da precompren­sioni asfittiche e pregiudizi deleteri? Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato (…). Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. La fede va purificata continuame­nte, ma si alimenta con il banchetto proposto da Gesù e si sviluppa con la conviviali­tà fraterna. *Amministra­tore Apostolico di Camerino – San Severino Marche

CONTRO I PREGIUDIZI Entrare nel silenzio di Dio significa mutare linguaggio, guardare alla vita e al futuro attraverso il suo stesso sguardo

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