Il Fatto Quotidiano

ALBERTO ANGELA

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genitore famoso?

Non credo, però questa domanda va posta a loro.

Da ragazzo ha mai subito il fascino di miti “pop”? Sono cresciuto con parametri differenti...

Non c’erano dubbi. (Sorride) Davvero! Ho passato l’adolescenz­a e l’infanzia all’estero, in particolar­e in Francia, poi ho seguito mio padre nei suoi viaggi.

Neanche Lucio Battisti. Battisti sì, però da ragazzo parlavo meglio il francese dell’italiano e l’Italia è stata una scelta maturata da grande.

Cosa ne pensa delle opere italiane sottratte ed esposte nei grandi musei del mondo?

Parla del Louvre?

Anche.

Lì il discorso è molto semplice: se andiamo a studiare il passato, vigeva una regola molto basilare riguardo al bottino.

Quale?

Il bottino era la fase finale, il punto di conquista, e oramai c’è una sua giustifica­zione storica; però attenzione: parliamo di una fase ben specifica, superata la quale il bottino diventa crimine.

Quando?

Secondo me il confine giusto è la Rivoluzion­e Francese: ciò che è successo prima è andato, è acquisito, mentre il dopo non è più accettabil­e nel mondo occidental­e.

Un caos di restituzio­ni. L’Italia ha accettato di dire addio alla Stele di Axum. Allora possiamo gridare: ridateci Giotto!

Il Louvre è pieno di opere sottratte da Napoleone con i fucili spianati; quando giro tra quelle sale e leggo il cartellino “Campagna d’Italia” avverto un moto di fastidio profondo: vuol dire che è stata razziata.

In Italia non siamo molto bravi a valorizzar­e ciò che ancora possediamo. Basta vedere la classifica­zione Unesco legata ai siti: siamo un piccolo Paese, rispetto alla vastità del pianeta, eppure il nostro territorio è un concentrat­o di meraviglie, e non mi riferisco solo ai monumenti e ai musei.

Ma...

A eccellenze assolute nel mondo del cibo, della cucina, dei vestiti: anche la pizza napoletana è cultura. Le Langhe sono cultura. E noi dobbiamo salvaguard­are il sistema, non solo la singola specificit­à.

Lei in politica.

Sono distante.

Ci ha mai pensato? Ribadisco: sono distante. Qualcuno le avrà proposto una candidatur­a...

No, e poi mi occupo solo di politica antica.

Nel 2002 lei è stato sequestrat­o.

Esperienza tosta. Giravamo nel delta del Niger, e per oltre 15 ore abbiamo vissuto da condannati a morte: tutti percossi, minacciati e poi derubati, dalle attrezzatu­re, ai contanti, fino alle fedi nuziali e orologi. Sempre sul filo di una tortura psicologic­a.

Ore interminab­ili. Eravamo nell’in c er te zz a assoluta, in quei casi non puoi prevedere nulla, non ci sono parametri psicologic­i, non puoi aggrappart­i alle tue certezze occidental­i.

E poi?

Ci hanno abbandonat­i nel deserto, sono andati alle nostre macchine e le hanno devastate. Il giorno dopo sono tornati e ci hanno lasciati liberi.

Ha anche viaggiato con un cannibale.

Ragazzo dolcissimo.

Sempre cannibale è.

Con lui ho attraversa­to un fiume in Africa, io e lui.

Ma sapeva delle sue abitudini?

No, l’ho scoperto a metà del tragitto, quando per scambiare due chiacchier­e gli ho chiesto in francese: “Come va?”. Lui per risposta ha sorriso, e in quel momento ha scoperto i suoi denti appuntiti, tipici dei cannibali.

Li levigano.

Sì, li affilano a triangolo, tipo quelli dello squalo. Comunque alla fine abbiamo stretto amicizia.

Senza alcun timore. Bisogna difendere certe culture dai facili pregiudizi.

Va bene, ma gli ha chiesto se ha mai mangiato carne umana?

Questo no.

Da piccolo l’hanno mai presa in giro per il suo cognome?

Non mi è capitato, e spesso si sottovalut­a la potenziali­tà del cognome per capire chi siamo e qual è stato il nostro tragitto: il cognome è una sorta di Dna.

Il suo?

È molto raro e proviene da una parte precisa del Piemonte, a sud di Ivrea; un giorno sono capitato da quelle parti e ho trovato una concentraz­ione inattesa di Angela, Angela, Angela. Per le sue riprese ha cacciato Beyoncé dal Colosseo?

Questa storia fa sorridere, ma è un po’ esagerata.

Ne hanno parlato all’estero.

Per Beyoncé, mica per me.

Resta il dato. Mettiamola così: per una volta la cultura ha battuto il pop per 1-0.

Lei cattolico?

Non rispondo.

Suo padre è agnostico. Prossima domanda?

Ha mai il timore di perdere la memoria?

Al limite se ne accorgeran­no solo gli altri, non io.

Twitter: @A_Ferrucci

Beyoncé e il Colosseo Le mie riprese sono state preferite al suo concerto? Vuol dire che per una volta la cultura ha battuto il pop

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