Basta il pensiero: la Bce dà il suo bentornato alla Grecia
Martedì 21 agosto, com’è noto, la Grecia uscirà dallo stivaletto malese finanziario che i poeti chiamano “programma di salvataggio”. Ci riferiamo a quella simpatica congerie di misure imposte dai creditori che va dagli aggregati macroeconomici al metodo di pastorizzazione del latte (non è uno scherzo), le quali misure però - purtroppamente, mannaggia io l’avevo detto... - erano basate su presupposti scientifici sbagliati: in sostanza, come pacificamente ammesso più volte dal Fondo monetario inter- nazionale, la cura ha ucciso il paziente (ha causato cioè, ha detto in questi giorni il Fmi, la più grande depressione della storia in tempo di pace). Tra dieci giorni, come si diceva, la Grecia torna autonoma. Cioè, quasi: dovrà comunque fare quel che dice la Troika (avanzo primario prima oltre il 3,5% e poi oltre il 2%) fino al 2060. Praticamente la stessa cura che purtroppamente... Le feste per lo storico evento, comunque, si sprecano e l’altroieri pure quegli allegroni della Bce hanno deciso di dare il loro bentornato sui mercati alla Grecia (che, sia detto en passant, non ha nemmeno beneficiato del Qe) stabilendo che dal 21 agosto la Bce non accetterà più i bond greci come collaterale in cambio di liquidità (lo fece già per 16 mesi a partire dal febbraio 2015: da quando Tsipras sembrava voler alzare la testa fino alla resa incondizionata). Le banche greche dovranno rifornirsi attraverso il programma Ela, che però è più costoso: l’aggravio è di circa 55 milioni di euro l’anno. Sì, per carità, non una cosa enorme, però è il pensiero che conta.