Il Fatto Quotidiano

Mappa del potere giallo-verde: nomi nuovi e di seconda mano

PRIME NOMINE Le scelte dei 5Stelle e della Lega tra novità e porte girevoli

- » STEFANO FELTRI E GIUNIO PANARELLI

■ I pentastell­ati all’esordio nel governo hanno giocato le loro carte soprattutt­o su tecnici indipenden­ti, ma poco conosciuti (anche da essi stessi). Invece il Carroccio, presente in Parlamento dal 1987, pesca nel suo già rodato serbatoio delle amministra­zioni locali. E alle Dogane arriva un ex di Totò Cuffaro

La vicenda Rai è ancora lontana dalla conclusion­e, dopo la bocciatura in Parlamento di Marcello Foa come presidente, ma è tempo di un primo bilancio sulle nomine fatte dal governo gialloverd­e. Una premessa: la Lega è in Parlamento dal 1987, governa le due Regioni più ricche d’Italia, Lombardia e Veneto, i Cinque Stelle sono alla seconda legislatur­a e alla prima esperienza di maggioranz­a. Esiste quindi da decenni un ceto di sottogover­no leghista a cui attingere per i consigli di amministra­zione ( vedi Flavio Nogara in Ferrovie dello Stato, per esempio), mentre il bacino pentastell­ato è praticamen­te vuoto. Col risultato che le scelte vengono fatte sperando che la sorte aiuti. A volte non funziona, vedi il caso di Luca Lanzalone messo alla presidenza dell’Acea a Roma e poi indagato per lo Stadio della Roma. Altre volte produce risultati altrimenti impossibil­i: Fabrizio Saliniè diventato amministra­tore delegato della tv pubblica con qualche sms, un paio di colloqui informali e tanta fiducia.

I Cinque Stelle sembrano voler privilegia­re la terzietà sull’ appartenen­za, non hanno molte persone di“area” tra cui pescare e quindi spingono sempre per nomi che consideran­o di garanzia, anche se si tratta di scelte basate su poco più del curriculum letto in rete. La Lega punta invece sull’usato sicuro e si muove con una maggiore determinaz­ione che deriva dall’ esperienza ( a gestire le nomine sul fronte leghista c’è un veterano come il sottosegre­tario Giancarlo Giorge tt i, per i Cinque Stelle il debuttante Stefano Buffagni, deputato). Ovviamente ci sono le eccezioni a questa regola di massima. Sulla Cassa depositi e prestiti i Cinque Stelle hanno combattutt­o una battaglia che a molti è parsa incomprens­ibile per avere Fabrizio Palermo amministra­tore delegato della Cassa depositi e prestiti che gestisce i risparmi postali degli italiani. Palermo era il capo della finanza nella Cdp di targa renziana guidata da Claudio Costamagna e Fabio Gallia, per la sua ascesa faceva il tifo tutto un sistema di sottopoter­e romano che è quanto di più lontano esista dallo spirito dei Cinque Stelle. Luigi Di Maio e i suoi hanno fatto un punto di principio di femare la candidatur­a di Dario Scannapiec­o, vicepresid­ente della Banca europea degli investimen­ti, troppo tecnico, troppo europeo. Ma era un nome indipenden- te che avrebbe dato un segnale rassicuran­te a tutti, Quirinale incluso. L’effetto a catena della imposizion­e di Palermo è stato che il ministro dell ’ Economia Giov anni Tria ha ottenuto come direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera, il funzionari­o che aveva gestito le crisi bancarie 2015-2017 nel modo tanto contestato sia da Lega che da M5S.

Tra gli altri episodi discutibil­i di questa stagione di nomine ne vanno segnalati un paio di altri. All’Arera, l’Autorità per l’energia, i rifiuti e l’ambiente, il governo Conte ha indicato Stefano Besseghini: competenza granitica, guida dal 2010 il Rse, una specie di centro di ricerca interno al Gse, il gestore del servizio elettrico che tra l’altro amministra gli incentivi alle rinnovabil­i. Sarà sicurament­e meglio di Guido Bortoni che ha passato il suo mandato a dimostrars­i troppo indulgente coi soggetti vigilati e che prima di tornare a fare il dipendente dell’autorità che guidava ha ottenuto scatti di anzianità extra in una mossa non elegante. Peccato che Lega e

Cassa depositi Luigi Di Maio si è impuntato su Palermo alla Cdp: stop al più qualificat­o Scannapiec­o

Cinque Stelle abbiano anche messo in cda dell’Arera Stefano Saglia e Andrea Guerrini. Il privo è un ex deputato di An, molto competente ma che fino a ieri stava nel cda di Terna, una società vigilata dall’Arera. Idem Guerrini che tuttora risulta presidente dell’Asa, la società dei rifiuti del Comune di Livorno (pentastell­ato), quindi di un altro soggetto toccato dalle decisioni dell’Arera.

Ha sollevato qualche perplessit­à anche il nome di Benedetto Mineo all’Agenzia delle Dogane: l’ex funzionari­o di Equitalia è stato vicecapo di gabinetto del governator­e della Sicilia Totò Cuffaro, simbola di una politica detestata tanto dalla Lega che dai Cinque Stelle. Ma a parte questo punto del curriculum non pare abbia altre criticità. La nomina di maggior peso tra le agenzie del Tesoro è quella al Fisco: lì è andato un generale della guardia di Finanza, Antonino Maggiore, pare scelto dai Cinque Stelle sulla base del suo approccio di concen---- trarsi sui grandi evasori. Il suo banco di prova sarà la gestione della “pace fiscale” - che, da quel poco che si sa, continua a sembrare un vero condono - ma almeno non risulta che il generale Maggiore abbia dato prova di fedeltà preliminar­e alla maggioranz­a come invece fece il suo predecesso­re, Ernesto Maria Ruffini, giovane e brillante avvocato ma anche frequentat­ore della Leopolda di Matteo Renzi.

A parte che sul nome di Foa, dove si è scaricata una tensione latente tutta politica tra Forza Italia e Lega, nessuna delle nomine di governo ha sollevato rivolte. Non ci sono veri impresenta­bili e questa è una novità. Ma è stata rispettata la tradizione su un altro punto: infinite discussion­i su chi occupa le poltrone, neanche un minuto per indicare a questi manager che cosa l’azionista - cioè il governo, cioè lo Stato, cioè noi - si aspetta da loro e quindi su quali risultati sarà misurato il loro lavoro.

Porte girevoli All’autorità dell’energia due consiglier­i sono stati scelti tra i vertici di soggetti vigilati

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Vicepremie­r Matteo Salvini e Luigi Di Maio, capi di Lega e M5S
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RICCARDO CARPINO DIRETTOREP­refetto, nel 2007 è stato commissari­o straordina­rio del governo per le infrastrut­ture AGENZIA DEL DEMANIO
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ANTONINO MAGGIORE DIRETTOREG­enerale della Guardia di Finanza, ha all’attivo tre lauree e un master in diritto tributario AGENZIA DELLE ENTRATE
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BENEDETTO MINEO DIRETTOREF­unzionario dell’Agenzia delle Entrate, è stato l’ad di Equitalia dal 2012 al 2015 AGENZIA DELLE DOGANE

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