Il Fatto Quotidiano

Il presidente che trascina le folle degli onesti

Bucarest in piazza Parla Iohannis Klaus, l’uomo di Stato in trincea per la “Mani pulite” romena

- » MICHELA A. G. IACCARINO

“La lotta alla corruzione è dolorosa: porta alla luce la faccia più brutta della nostra società”. Ma non vuol dire che bisogna smettere di farla. Le spalle sono larghe, come gli occhi chiari e quasi trasparent­i, l’aggettivo che pronuncia più spesso quando parla di politica. Il presidente Iohannis Klaus sa che lottare contro il sistema di tangenti in Romania “crea molti nemici tra i politici, ma è quello che io e i rumeni vogliamo”.

PARLAVA così nel febbraio 2017 alle telecamere dell’Afp, con mezzo milione di ragazzi in piazza a protestare. Klaus allora aveva solo un desiderio: che il popolo tornasse a credere nello Stato. Sono parole che non si è portate via il vento: sono ancora a Bucarest, come quei giovani, più di un anno dopo. “Credi nella notte e nei weekend”, era il detto di piazza Viktorei. E di nuovo di notte, di nuovo nel fine settimana, decine di migliaia di romeni sono scesi in piazza. Lavoro e corruzione: il primo lo vogliono nel loro paese, soprattutt­o la diaspora romaneasca che torna in patria per l’estate. La corruzione la vogliono fuori dai palazzi del potere.

Quando Klaus nacque in Transilvan­ia nel 1959, all’anagrafe si rifiutaron­o di scrivere il suo nome con la J, come faceva da cinquecent­o anni la sua famiglia tedesca. La tradizione sassone fu scissa, finì la storia di un figlio dell’enclave germanica, iniziò quella di un ragazzo rumeno. Insegnante di fisica, poi ispettore scolastico, il tedesco diventò sindaco di Sibiu nel 2000. Fu rieletto nel 2004, nel 2008 e nel 2012 , di nuovo. Il suo segreto con- tro le tangenti in città erano le donne: i ruoli chiave in municipio li destinava a loro, perché meno corruttibi­li rispetto ai colleghi maschi. Il germanico che i rumeni amano nel 2014 è diventato presidente, sconfiggen­do Viktor Ponta, delfino di Liviu Dragnea. Se Klaus è simbolo della giustizia Dragnea, il leader del partito Psd, è l’esatto, simmetrico, opposto: pluriconda­nnato e autore di depenalizz­azioni ad personam.

KLAUS è un politico contro i politici: “voi distrugget­e la giustizia”, ha detto a deputati e senatori che ora vogliono distrugger­e lui. Alla maggioranz­a che ora lo minaccia con un’accusa di alto tradimento, ha appena risposto che si ricandider­à anche l’anno prossimo.

Il futuro è l’Unione, ma “non credo che De Gasperi, Schumann, Adenauer, Spinelli avrebbero amato un’Europa a più velocità o cerchi concentric­i”. Il tris di drappi che ha alle spalle nel suo uf- ficio colorano gli aforismi secchi che pronuncia spesso: sono la bandiera della Nato, quella europea e poi il tricolore del paese di cui è capo. Dopo che Laura Kovesi, a capo della Dna, Direttorat­o anticorruz­ione nazionale, è stata licenziata, il sindaco, come ancora qualcuno lo chiama, è rimasto l’unico simbolo politico di un’intera nazione che lo guarda.

La Romania che non ha niente di cui vergognars­i e che lo ama rimane per strada. Lui ricambia il suo popolo: “siamo una democrazia giovane rispetto ad altri paesi europei, ma da noi la gente è scesa in piazza per difendere diritto, giustizia, equità”.

Outsider Appartenen­te alla minoranza tedesca, 4 volte sindaco di Sibiu, dal 2014 al vertice del Paese

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Ansa Il presidente Iohannis Klaus
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