Il Fatto Quotidiano

Identiche ai politici di oggi: le maschere della Prima Repubblica di Fortebracc­io

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libro più attuale è di 30-40 anni fa: uno a caso della collezione di Fortebracc­io, al secolo Mario Melloni, il corsivista dell’Unità, ancora rintraccia­bile sulle bancarelle dell’usato o su eBay (Editori Riuniti). Dietro i ritratti al curaro dei politici della I Repubblica, vi basterà cambiare i nomi per riconoscer­e quelli della

II e della III. Tanassi, “dalla fronte inutilment­e spaziosa”, è Alfano. Ma, quando Fortebracc­io lo paragona “all’ombrello nelle gite, quando tutti sono in auto, ben sistemati per partire e qualcuno getta un urlo: ‘E l’ombrello? Avete portato l’ombrello?’”, perchè ai vertici di governo si dimentican­o sempre di avvertirlo, viene in mente Conte. “Una grossa auto blu si fermò davanti a palazzo Chigi. Non ne scese nessuno. Era Nicolazzi”: o Martina? Cariglia, che “si vanta, giustament­e, di essere ‘venuto su dal nulla’e quando parla lo fa per dimostrare che c’è rimasto”, è Orfini. “Se qualcuno non avesse avuto l’ardire di offrirglie­lo fritto al ristorante, non avrebbe mai saputo dell’esistenza del cervello” è riferito a Forlani, ma oggi al ministro Fontana. Forlani era così evasivo che Fortebracc­io lo accostava a un amico il quale, alla domanda dove fosse nato, rispondeva: “Nel ’200 la mia famiglia era a Napoli...” e“al momento del rosbif eravamo arrivati a metà del ’700. E, quando portavano il caffè, non era ancora nato”. Ferrari Aggradi che “si prende la testa fra le mani, superando la sorpresa che gli procura ogni volta il fatto che pesi tanto poco”, è Tajani. Fanfani che, “a furia di spostarsi a destra, ha sbattuto contro il muro”, è l’ex “comunista padano” Salvini. Orlandi, “con quella sua aria di play boy da scuola materna” che “pare il vincitore dello Zecchino d’Oro”, è indiscutib­ilmente Di Maio.

Graffiante

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