Il Fatto Quotidiano

Il tramonto, il silenzio e un bicchiere di orzata fredda per riscoprire Holden

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Il

gioco è questo. Si va nella casa al mare che ci ha visto ragazzi e si esplora la piccola libreria dove come ogni estate essi ci aspettano e dicono: dai rileggimi. Questa volta tocca (ritocca) a Il giovane Holden che abbiamo lasciato giusto un anno fa (e tanti anni prima) con le sue pagine stropiccia­te che si aprono da sole al punto giusto. Perché sarebbe oltremodo ridicolo per non dire peggio se io tentassi di scrivere una sola parola su questo libro eterno (un po’ come provare a commentare la Bibbia). Per molto meno il sommo J.D. Salinger si esiliò dal mondo evitando perfino di aprire la porta a chiunque. E sicurament­e, come ritorsione, Holden Caulfield mi piazzerebb­e accanto al vecchio, troppo vecchio, noiosissim­o professor Spencer. Perché il segreto del nostro libro preferito non è cosa si legge ma come si legge. Holden gradisce le ore del tramonto quando il sole cala giusto quel minuto prima per ricordarci che anche oggi qualcosa dell’estate se n’è andato. Egli richiede rigoroso silenzio e un bicchiere di orzata fredda. Apriamo a caso ma non a caso come quando sappiamo già dove trovare quella certa delizia. Cosa avrà voluto dirci Holden quando interrogat­o da Phoebe su cosa voglia veramente fare da grande risponde: “Colui che salva i bambini, afferrando­li un attimo prima che cadano nel burrone, mentre giocano in un campo di segale?”. Non lo ho ancora capito veramente da quell’agosto di tanto tempo fa.

Riflessivo

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