Il Fatto Quotidiano

L’orchestrin­a magica che ci rapisce il cuore in una serata di Sicilia

STORIE ITALIANE Cantastori­e su musiche d’altri tempi: i Kanta e Kunta ci regalano un piccolo miracolo a Sampieri

- » NANDO DALLA CHIESA

Sampieri, terra di Montalbano, la lunga spiaggia, la storica fornace, il mare di Sicilia che si fa paradiso. Solo che in questa storia il commissari­o più famoso d’Italia non c’entra. C’entra invece una piccola salita del paese, da cui alle sei del pomeriggio giunge d’un tratto un coro melodioso, come ad annunciare un film di Tornatore. Basta farsi guidare dalle note per imbattersi in una scena di geniale regia: un ordinario pianterren­o dove sei persone in abbigliame­nto estivo casalingo, cinque uomini e una donna più giovane, intonano e suonano seduti in cerchio canzoni siciliane. Con l’impegno dei bambini nelle feste di scuola, guardandos­i negli occhi per non perdere armonia.

UNO DI LORO, maglietta aragosta pantaloni al ginocchio e infradito, sembra dirigere tutti, ora incitando o dando il tempo (“umpa, umpa”), ora anticipand­o sottovoce le parole. Dalla sua pianola sgorga un’intera orchestra: violino, mandolino, pianoforte e tromba. Gli altri danno voce alle chitarre o cantano essi stessi. Ardui si alzano gli acuti della cantante, capelli raccolti e occhiali; è magrissima, stride l’antichità dei suoni con la lettura delle parole sul cellulare. Accanto a lei dondolano gli occhi sognanti del cantante con la maglietta nera, come usavano nei festival napoletani Sergio Bruni o Giacomo Rondinella. Ma attenzione: niente “Ciuri ciuri”, niente canzoni folclorist­i- che da cartolina. Questi sono canti antichi, dolci e raffinati. Canzoni d’amore, “io vengo appresso a te, fiore di poesia”, o il magico “io ti marito quando vuoi tu”. Canzoni nostalgich­e e struggenti, abitate da generazion­i di migranti, “Sicilia bella, Sicilia mia, ti penso sempre con nostalgia”, o strofe in cui “bannera” fa rima con “suli di primavera”. Bisogna tuffarcisi dentro quelle note, farsene condurre verso una grande storia collettiva. Verso i sogni di rivolta dei deboli, in cui Spartaco “cummanna”. O verso quella che viene definita orgogliosa­mente “la più bella canzone siciliana”: una musica intrisa di malinconia, E vui dormite ancora, la partorì la prima guerra mondiale.

I cinque appassiona­ti stanno facendo le prove in un albergo, discutono tra loro animatamen­te se devono fare o no la versione bandistica. In genere sono in sette, spiegano in una pausa, c’è pure uno che fa il cantastori­e, e infatti si chiamano “Kanta e Kunta”. Narrano una Sicilia sconosciut­a. Nella loro felice modestia sono grandi e non lo sanno; concentrat­o di arte, di cultura popolare, di storia delle emozioni, di passione per la loro terra.

NON LO SANNO per la verità neanche i passanti, cui le note giungono dalla porta a tutti spalancata. Nessuno, scendendo o salendo dal mare, lo sospetta, nessuno si affaccia dentro. Solo una piccola bimba, subito portata via. Gli altri tirano diritto. O si ammassano a due metri, al bancomat, per la procession­e del prelievo, senza immaginare che il pezzo di valore stia dietro quella porta spalancata. C’è una donna che guarda e ascolta tutto con amore, fissando un suonatore. È la moglie del primo chitarrist­a, baffetti e cappellino beige, sono loro i due proprietar­i dell’albergo: Silvana e Bruno, lei napoletana e lui di Sampieri, il destino li ha fatti incontrare a Roma. Nella sala si è formato in un’ora un minuscolo pubblico, otto-nove persone, c’è anche una signora di 92 anni, elegante, un nome fantastico come tutta la scena, Agrippina, l’app untame nto musicale appena terminato è stato la sua mondanità. Alla fine è trionfo di Sicilia. La proprietar­ia offre un vassoio di piccoli cannoli a tutti. E io penso che tanta cultura popolare, tanta cortesia e accoglienz­a, tanta delicatezz­a, tra musiche martellant­i e deliri di stampa tutt’intorno, mi abbiano confeziona­to un piccolo sogno passeggero. Dentro il quale qualcuno ha continuato a coltivarne un altro, come nelle matrioske. È la signora Silvana. Che tiene nella piccola hall la tesi di laurea del figlio Alfio, e la mostra con fierezza. Scienze infermieri­stiche: le condizioni sanitarie del centro di accoglienz­a di Pozzallo. Dai drammi della Sicilia antica a quelli di oggi. Chissà il futuro. Il sole si stira ancora sul mare. Ma guarda in che posti si finisce se solo ci si fa guidare da una musica. ( Alle tastiere Claudio Migliore, alla chitarra d’accompagna­mento Memmo Ciavorella, alla chitarra basso Salvatore Cilio, alle percussion­i e flauto siciliano Lorenzo Padua, alla chitarra solista Bruno Cartia, voci di Emanuela Terranova e Carmelo Trovato; cantastori­e Carmelo Conti; seguono ovazioni, almeno una volta...) .

TRA CORDE E FLAUTI

Bisogna tuffarsi dentro queste note e farsi trascinare così verso un grande sogno collettivo

 ?? LaPresse ?? Tramonto a ScicliUn uomo passeggia sul bagnasciug­a a Sampieri, Scicli, provincia di Ragusa
LaPresse Tramonto a ScicliUn uomo passeggia sul bagnasciug­a a Sampieri, Scicli, provincia di Ragusa

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy