Cent’anni fa le stimmate di Padre Pio: irriducibile all’élite, populista in Cielo
Nella sua cella a San Giovanni Rotondo il frate ingaggiò una battaglia contro il diavolo che voleva strapparlo al suo popolo
Cent’anni fa le stimmate di Padre Pio. L’ha ricordata, questa ricorrenza, Marino Niola – un grande antropologo, oltre che un attento studioso dei sentimenti popolari – senza indugiare nel pregiudizio laicista, anzi, svelando il tratto sciamanico di questo santo: “Oscuramente arcaico” – ha scritto Niola su Repubblica – “imbozzolato in quel saio marrone che a stento riusciva a contenere i suoi lampi carismatici, a disciplinare le sue intemperanze liturgiche, a smorzare le sue eccedenze profetiche”.
Cent’anni fa sgorgava la santità di questo frate profondamente italiano, sanamente fascista, cocciutamente contadino la cui fronte sfidava i termometri con febbri oltre i quarantotto gradi. Lame arroventate, questi febbroni, con cui fendere i rigori dell’inverno nel Gargano; spade perfette, queste vampe, per contrastare le nevi, l’umidità e il gelo chiamato dal Diavolo intorno a se stesso cent’anni fa quando – giunto a San Giovanni Rotondo per domiciliarsi nella cella di San Pio – ogni notte ingaggiava la battaglia immane contro il santo per strapparlo al suo popolo. Satanasso tentava il frate rinfacciandogli – di volta in volta – poppe, sottane e natiche ma quello, ogni volta, gli mostrava le stimmate. San Pio attestava la sacra carne martirizzata di Gesù, il figlio di Maria, e quell’altro, il Negatore – all’imbrunire, per tutte le notti – scatenava mazzate tra le mura del convento. La soave fragranza dei gelsomini, delle violette, delle rose e della lavanda muoveva in difesa contro l’avanzata di merda, zolfo e fogna e quel tanfo, allora – nel chiarore, per tutte le albe – al solo apparire delle garze zuppe di Sangue del Santo si dileguava. Avvol- geva di furore e visione, San Pio, qualunque orizzonte. Già dai vetri dei torpedoni dei pellegrini, il profilo rasposo del paesaggio, porgeva il suo carisma.
Si faceva forte della sapienza segreta e riconosceva la profonda verità di ognuno: se usuraio, se assassino, se porco, se ladro, se probo, se ingenuo, di ognuno – in fila per la comunione
– il frate sacerdote sapeva vita, morte e miserie. E di quel popolo sapeva tutto senza tirare a indovinare ma, appunto, afferrando l’anima di chiunque arrivasse al suo cospetto, fino all’estremo disvelamento: quella coda del Diavolo intinta nel moralismo dei saputi, irritati rispetto a siffatto caos medievale in pieno boom economico che lui, solo lui – fosse pure contro un altro santo, padre Agostino Gemelli – sapeva smutandare. Presente più dei Sette nani in tutti i giardini, dislocato in effigie nei cortili, davanti ai supermercati, nei retro delle macellerie e nei portafogli di più di metà della popolazione italiana, Padre Pio – di cui è devoto Giuseppe Conte, compaesano del Santo – è da cent’anni irriducibile all’élite, è un populista in Cielo.
Satanasso lo tentava con poppe, sottane e natiche ma lui mostrava le mani segnate