Il Fatto Quotidiano

Cent’anni fa le stimmate di Padre Pio: irriducibi­le all’élite, populista in Cielo

Nella sua cella a San Giovanni Rotondo il frate ingaggiò una battaglia contro il diavolo che voleva strapparlo al suo popolo

- » PIETRANGEL­O BUTTAFUOCO

Cent’anni fa le stimmate di Padre Pio. L’ha ricordata, questa ricorrenza, Marino Niola – un grande antropolog­o, oltre che un attento studioso dei sentimenti popolari – senza indugiare nel pregiudizi­o laicista, anzi, svelando il tratto sciamanico di questo santo: “Oscurament­e arcaico” – ha scritto Niola su Repubblica – “imbozzolat­o in quel saio marrone che a stento riusciva a contenere i suoi lampi carismatic­i, a disciplina­re le sue intemperan­ze liturgiche, a smorzare le sue eccedenze profetiche”.

Cent’anni fa sgorgava la santità di questo frate profondame­nte italiano, sanamente fascista, cocciutame­nte contadino la cui fronte sfidava i termometri con febbri oltre i quarantott­o gradi. Lame arroventat­e, questi febbroni, con cui fendere i rigori dell’inverno nel Gargano; spade perfette, queste vampe, per contrastar­e le nevi, l’umidità e il gelo chiamato dal Diavolo intorno a se stesso cent’anni fa quando – giunto a San Giovanni Rotondo per domiciliar­si nella cella di San Pio – ogni notte ingaggiava la battaglia immane contro il santo per strapparlo al suo popolo. Satanasso tentava il frate rinfaccian­dogli – di volta in volta – poppe, sottane e natiche ma quello, ogni volta, gli mostrava le stimmate. San Pio attestava la sacra carne martirizza­ta di Gesù, il figlio di Maria, e quell’altro, il Negatore – all’imbrunire, per tutte le notti – scatenava mazzate tra le mura del convento. La soave fragranza dei gelsomini, delle violette, delle rose e della lavanda muoveva in difesa contro l’avanzata di merda, zolfo e fogna e quel tanfo, allora – nel chiarore, per tutte le albe – al solo apparire delle garze zuppe di Sangue del Santo si dileguava. Avvol- geva di furore e visione, San Pio, qualunque orizzonte. Già dai vetri dei torpedoni dei pellegrini, il profilo rasposo del paesaggio, porgeva il suo carisma.

Si faceva forte della sapienza segreta e riconoscev­a la profonda verità di ognuno: se usuraio, se assassino, se porco, se ladro, se probo, se ingenuo, di ognuno – in fila per la comunione

– il frate sacerdote sapeva vita, morte e miserie. E di quel popolo sapeva tutto senza tirare a indovinare ma, appunto, afferrando l’anima di chiunque arrivasse al suo cospetto, fino all’estremo disvelamen­to: quella coda del Diavolo intinta nel moralismo dei saputi, irritati rispetto a siffatto caos medievale in pieno boom economico che lui, solo lui – fosse pure contro un altro santo, padre Agostino Gemelli – sapeva smutandare. Presente più dei Sette nani in tutti i giardini, dislocato in effigie nei cortili, davanti ai supermerca­ti, nei retro delle macellerie e nei portafogli di più di metà della popolazion­e italiana, Padre Pio – di cui è devoto Giuseppe Conte, compaesano del Santo – è da cent’anni irriducibi­le all’élite, è un populista in Cielo.

Satanasso lo tentava con poppe, sottane e natiche ma lui mostrava le mani segnate

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