Il Fatto Quotidiano

RisorgiMar­che top, la Woodstock italiana rifatela ogni anno

- » GIULIA MARCHINA

Un successo inaspettat­o, numeri da far girare la testa, e un’eco da fare invidia anche a eventi gettonatis­simi. Si è conclusa l’altra settimana la seconda edizione – la prima è del 2017 -– di RisorgiMar­che, il festival solidale ideato da Neri Marcorè, nato con l’obiettivo di sostenere le comunità colpite dal sisma, che coinvolge volontari della Protezione civile e degli enti del Turismo marchigian­i, e che ha registrato un bilancio che è andato oltre le previsioni.

NESSUN BIGLIETTO da pagare, nessuna particolar­e sponsorizz­azione, un evento estraneo ai soliti circuiti del “tutto esaurito”, eppure se sommate alle 80mila persone della prima edizione, le 150mila di quest’anno portano a risultati significat­ivi anche in termini di indotto: oltre 230mila presenze per mezzo milione di euro spesi nel territorio marchigian­o grazie ai 29 appuntamen­ti gratuiti voluti da Marcorè con i grandi protagonis­ti della musica. Quello che lascia stupiti è il seguito di un festival che non si è avvalso delle solite campagne di immagine, e che ha saputo attrarre – oltre al pubblico – anche artisti come Jovanotti che ha chiuso la manifestaz­ione musicale.

Il concerto del ragazzo fortunato ha registrato 70mila presenze, nonostante il caldo e gli otto chilometri da percorrere a piedi o in bici- cletta prima di raggiunger­e l’abbazia di Roti a Matelica, luogo in cui si è esibito il cantante. Dalle 16,30 del 5 agosto le Marche sono diventate “l’ombelico del mondo”. Ti porto via con me, Penso positivo, Mi fido di te, Sbagliato, Baciami ancora, Una tribù che balla, ma anche una versione “marchigian­a” de L’italiano di Toto Cutugno. Annunciato a sorpresa soltanto tre giorni prima del live, attraverso la propria pagina Facebook, Jovanotti ha richiamato una folla infinita facendo andare in tilt ogni albergo e struttura ricettiva nel raggio di parecchi chilometri. Una kermesse che ha ricordato il Lorenzo negli stadi, quello che fa saltellare e ballare la folla a tempo. Il palco è piccolo, arrangiato, come quelli degli unplugged dei club di provincia.

“Verso l’ora di pranzo ci hanno detto che stava arri- vando una marea di gente. RisorgiMar­che è bello per questo e chi ha abbracciat­o questa idea lo sa, non c’è un biglietto da comprare ma bisogna spendere energie, come dire, si paga in natura!”, ha scritto Jovanotti in un post su Facebook. “Si scopre un territorio a piedi, e a un certo punto c’è la musica, e la festa, che serve da fissante indelebile nelle cellule, io ci credo a queste cose, ci ho sempre creduto”. Al termine dell’evento i social sono stati raggiunti dall’onda d’urto dell’entusiasmo: c’è chi vorrebbe replicare nell’immediato (l’Unione montana Potenza si è già candidata per ospitare la kermesse nel 2019), chi parla di una Woodstock italiana, chi meno nostalgica­mente la definisce una “figata”. Quel che è certo è che RisorgiMar­che entra di diritto tra gli eventi dell’estate 2018. Matteo Renzi non ha perso un attimo: “Udite, udite: oggi Salvini difende gli 80euro. Ieri il governo ha detto che difenderà il mio Piano Periferie. Ieri l'altro hanno difeso la legge sul caporalato e il bonus cultura per i diciottenn­i, cambiando idea dai piani iniziali. Ho sempre detto che il tempo sarebbe stato galantuomo, ma questi esagerano: stanno anticipand­o le tappe? Dicono "Però Renzi aveva un cattivo carattere." Ok, cercherò di imparare a raccontare le barzellett­e”. Niente, è più forte di lui, anche quando potrebbe segnare un punto riesce a farla fuori dal vaso e a trasformar­lo in un autogol. Altro che barzellett­e, qui con la simpatia bisogna proprio ricomincia­re dai fondamenta­li. La vicepresid­ente del Senato Paola Taverna è intervenut­a nel dibattito di questi giorni sull'obbligo dei vaccini: "Quando ero piccola e avevo un cugino con una malattia esantemati­ca, a casa di mia zia facevamo la procession­e. Così la zia se sgrugnava tutti e sette i nipoti, tutti e sette i nipoti c'avevano la patologia e se l'erano levata"... E insomma alla fine diciamocel­o, si stava meglio quando si stava peggio. Per carità nessuno mette in dubbio l'imperituro appeal della saggezza popolare, ma se a parlare come la signora del bar, o della taverna, è un esponente del governo, un brivido percorre la schiena anche nell'afa agostana. Basta esercitare un po’ la fantasia ed estendere questo sistema ad altre questioni, infatti, per immaginare che la manovra di bilancio per esempio possa essere varata utilizzand­o il vecchio intramonta­bile: “Chi più spende meno spende”. Acqua, acqua... se cerchi l'opposizion­e non devi allontanar­ti dal perimetro della maggioranz­a, anzi... ecco bravo, torna indietro, fuochino, avvicinati alla zona di governo... ancora, fuocherell­o, superalo... sì esatto devi varcare proprio la soglia gialloverd­e... fuoco!!! “Quando vediamo arrivare in Europa i migranti della nostra travagliat­a epoca” bisogna ricorda- re che noi stessi “siamo stati una nazione di emigranti, siamo andati stranieri nel mondo cercando lavoro”: così parlò Enzo Moavero Milanesi, in una lettera rivolta agli italiani all'estero in occasione del 62esimo anniversar­io di Marcinelle. Una delle più significat­ive risposte ai semplicism­i senza memoria e senza sfumature sul tema immigrazio­ne, di cui si riempiono la bocca diversi esponenti governativ­i, arriva pro-

UN UOMO, UNA CERTEZZA CHIACCHIER­E DA TAVERNA

prio dall'attuale ministro degli Esteri. Che, ben lungi dal negare l'importanza del tema, e rivendican­do con veemenza la necessità di un approccio europeo alla questione, ha riportato l'accento sulla complessit­à e sulle infinite implicazio­ni di un tema che in troppi cercano di banalizzar­e nel tentativo di mostrarsi fini strateghi politici. “Siamo per la distribuzi­one, che deve tener conto che si tratta di esseri umani e non di merci che possiamo far circolare senza tener in conto il loro parere”: certo così è tutto meno ovvio ed automatico, ma solo da qui si può partire senza barattare la coscienza col diavolo.

UNA MAGGIORANZ­A CAPIENTE

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Ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi
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Vicepresid­ente Paola Taverna

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