Strage da batteri in ospedale: 7mila morti ogni anno
Ultimo caso a Brescia Le infezioni ospedaliere causano migliaia di decessi all’anno, soprattutto nei reparti di neonatologia
In ospedale si muore da neonati, più spesso di quanto si pensa. La morte del bambino, nei giorni scorsi, agli Spedali civili di Brescia a causa del batterio Serratia marcescens è solo l’ultima di una serie di cui è possibile trovare traccia, in Italia, fin dal 2008. Nell’ultimo caso, il bimbo era nato prematuro da una coppia bresciana ed era stato ricoverato con il gemellino che pure avrebbe contratto il batterio ma che è sopravvissuto. “Presso il reparto di terapia intensiva neonatale degli Spedali Civili di Brescia - ha confermato la direzione dell’ospedale nei giorni scorsi - si è sviluppato un focolaio epidemico di infezione/colonizzazione da Serratia marcescens, caratterizzato da tre casi di sepsi neonatale, un’infezione delle vie urinarie e sei casi di colonizzazione”. Il batterio era stato rilevato nel reparto almeno dal 20 luglio ed erano già in corso le bonifiche delle varie aree. Ma è servito a poco. Ora tutti i 16 medici del reparto sono indagati.
GIÀ NEL 2014, la presenza dello stesso batterio era stata riscontrata nel reparto di terapia intensiva dell’o sp ed al e Sant’Anna di Como. Vi erano stati esposti undici neonati, sei erano stati infettati. Anche in quel caso il reparto era stato blindato. Prima, nel 2012, erano stati infettati due bambini all’ospedale Poma di Mantova. Nel 2008, in Sardegna, due bambini erano invece morti sempre per lo stesso batterio, altri dieci erano stati infettati ma erano sopravvissuti. Decessi e infezioni che riguardano bambini nati prematuramente e quindi più fragili e debilitati. Ma il problema delle infezioni ospedaliere in Italia ha, in generale, numeri importanti.
Gli ultimi dati sono stati diffusi a luglio durante il forum nazionale del Centro Studi Mediterranea Europa a Napoli: in Italia, le infezioni ospedaliere provocano 7mila morti ogni anno. Tra le cause principali, la decontaminazione non corretta e l’utilizzo eccessivo di antibiotici. Oltre i decessi, i contagi sono circa 50mila e le infezioni riguardano per il 22 per cento l’Escherichia Coli, per il 12,5 per cento lo Staphylococcus Aureus e per il 9 per cento la Klebsiella Pneumoniae. I reparti dove è più facile contagiarsi sono Terapia Intensiva (20,60% dei casi), medicina (15,33%) e chirurgia (14,20%). A fine luglio, sempre in Lombardia, è stata affrontata quella che è stata definita “emergenza Legio- nella”: per le complicazioni generate dal batterio presente in ospedale, sono morti tre anziani e sono stati rintracciati almeno 21 casi di contagio. Come per Brescia, la procura ha aperto un’inchiesta.
SECONDO Giulia Marchetti, professore associato del dipartimento di Scienze della Salute della Statale di Milano, il problema delle infezioni ospedaliere è innanzitutto la cosiddetta pressione farmacologica, ovvero l’uso esteso di antibiotici: “Negli ospedali si fa molto uso di antibiotici - spiega -, non solo per curare le infezioni, anche per prevenir- le. Di conseguenza, per sopravvivere i germi sviluppano caratteristiche che li rendono più resistenti”. Potrebbe essere il caso del Serratia marcescens. Ma se l’uso di antibiotici in ambito ospedaliero è necessario, al di là delle strutture sanitarie si può parlare di un vero e proprio abuso, su cui le autorità sanitarie stanno cercano di sensibilizzare i cittadini da anni. “A livello europeo c’è molta attenzione, si fa molta ricerca e si cerca di agire sulla prevenzione - spiega Marchetti - visto che il primo presidio è il comportamento, soprattutto quello del personale medico”. Sembra una raccomandazione ovvia, ma lavarsi spesso e bene le mani è il punto numero uno: “All’università lo insegniamo anche con il supporto di video”.
A pagare, poi, quando si tratta di casi conclamati di mala sanità, sono gli ospedali. Secondo l’Ania (l’associazione delle imprese di assicurazione), per la responsabilità civile le strutture sanitarie pubbliche l’anno scorso hanno versato premi per 272 milioni, 96 milioni le strutture private. Nel 2017 sono stati denunciati 5.800 “sinistri” dalle strutture pubbliche, 3.200 da quelle private. Il numero dei sinistri denunciati nel 2017 è diminuito nelle strutture pubbliche (meno 3,3% rispetto al 2016), come ormai da sei anni, ma è aumentato in quelle private ( più 4,8%). “Negli anni il contenzioso è aumentato esponenzialmente - spiegano all’Ania - ma la gran parte delle denunce, dopo il processo non porta ad alcun risarcimento”. Nessuna colpa sul medico o la mala gestione della clinica, insomma. Bisognerà vedere se accadrà lo stesso per il caso di Brescia.
Questione di cure Per reazione ai farmaci spesso in ospedale si trovano germi più robusti che all'esterno