Il Fatto Quotidiano

Salerno-Reggio: toh, l’autostrada non è mai finita

- » DANIELE MARTINI © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Alla vigilia di giornate di fuoco per la Salerno-Reggio Calabria, all’Anas (l’Ente nazionale per le strade) incrociano le dita sperando funzioni il gioco d’anticipo che hanno adottato. Per evitare l’ennesima figuraccia causata da ingorghi e code, hanno chiuso dal 13 luglio gli otto cantieri più grossi e gli altri trenta meno invadenti e mobili, distribuit­i lungo i 59 chilometri di tratto mai finiti dell’autostrada. Poi, microfoni alla mano, hanno sguinzagli­ato i giornalist­i dipendenti con il compito improbo di raccoglier­e dagli automobili­sti gradimenti che però quasi mai arrivano.

SAREBBE sorprenden­te succedesse il contrario, del resto: dopo 7 miliardi e mezzo di euro spesi, i 432 chilometri che, attraverso sei province, collegano la Campania all’estremo sud della Calabria, rimangono una lunghissim­a opera incompiuta e per tratti estesi pericolosa, con corsie a organetto che si allargano e si restringon­o costringen­do gli automobili­sti a uno stress continuo. A settembre i cantieri ora sospesi per previdenza e furbizia, saranno riaperti e i disagi per gli automobili­sti aumenteran­no al cubo. Con un’unica differenza: non interessan­do più il sacro mese degli esodi ed essendo confinati nell’estremo Sud, difficilme­nte faranno notizia sui giornali nazionali e nei tg. Avendo rinunciato da tempo al progetto ambizioso di terminare sul serio la Salerno-Reggio, all’Anas hanno ripiegato sulla propaganda e la comunicazi­one. Per far credere a tutti che quell’autostrada era nuova il 13 giugno di un anno fa gli hanno cambiato nome addirittur­a con un decreto governativ­o: non più A3, che tanta cattiva stampa si portava dietro, ma A2-Autostrada del Mediterran­eo.

In quell’occasione i capi dell’azienda delle strade decisero pure che la Salerno-Reggio sarebbe diventata “il circuito delle opportunit­à per la valorizzaz­ione del territorio”. Lungo il tragitto sono stati piazzati una miriade di cartelli con indicazion­i invitanti: via di Bacco, via della Storia, via d el l’Archeologi­a, via dello Sport, via del Mare, via del Mito. Solo che, come ha scritto qualche giorno fa in una nota l’assessore all’U r ba n is t ic a della Regione Calabria, Franco Rossi, quei cartelli non hanno “alcun rapporto con il territorio e la sua storia e arrecano un grave danno alle iniziative in corso”. L’assessore ha spiegato: ai cartelli “non segue alcuna specificaz­ione all’uscita dal percorso autostrada­le”, per cui si crea “una prospettiv­a di attesa generica a cui non corrispond­e nulla. Un grave danno per il turismo, che si troverà disorienta­to e confuso”.

Per la Salerno-Reggio è stato pure organizzat­o un governativ­o e grottesco taglio del nastro il 22 dicembre 2016, 54 anni dopo la posa della prima pietra. Fu annunciata la fine dei lavori e, anche se non era vero, giornali e tg ci credettero o fecero finta di crederci. Solo Il Fatto Quotidiano scrisse che era una sòla, termine romanesco che la Treccani traduce con “raggiro, imbroglio, truffa ”. Fu il capo del governo, Matteo Renzi, “l’uomo del fare” a organizzar­e il teatrino dell’inaugurazi­one farlocca.

Con la sua incredibil­e e decennale storia di inconclude­nti ruberie la Salerno-Reggio si prestava magnificam­ente alla bisogna propagandi­stica. Non fu Renzi, però, a celebrare la messa cantata: travolto dal referendum del 4 dicembre dovette passare il testimone ai successori che senza il minimo scrupolo confermaro­no l’evento. Dall’Anas nessuno ebbe il coraggio di fermarli. Fu organizzat­a con il renzianiss­imo ministro dei Trasporti Graziano Delrio una cerimonia opulenta con decine di giornalist­i al seguito per mostrare in diretta a tutta l’Italia il compimento del miracolo.

IL PRODIGIO STAVAtutto in un modesto gioco di prestigio e di parole: per finire la Salerno-Reggio mancavano 59 chilometri, più di un decimo del totale e governo e Anas decisero di non farli più cancelland­o i lavori da ultimare e avviando un “piano di manutenzio­ne” dell’esistente. Descritto così dall’Anas: adeguament­o delle barriere di sicurezza (i guardrail), installazi­one di barriere fonoassorb­enti o fonorepell­enti, rinnovo della pavimentaz­ione, installazi­one di centraline meteorolog­iche e apparecchi­ature per la connettivi­tà wireless, pannelli a messaggio variabile e telecamere di videosorve­glianza, illuminazi­one in corrispond­enza degli svincoli, restauro di elementi ammalorati su ponti e viadotti e posa di reti di protezione, installazi­one di luci a led nelle gallerie.

IN PRATICA, a parte queste rilucidatu­re, i 59 chilometri nei tratti di Morano, Firmo, Cosenza, Altilia, Pizzo, Vibo Valentia che erano da rifare di sana pianta sono rimasti a doppia corsia, senza la terza di emergenza: un’autostrada per modo di dire, visto che in nessun posto d’Europa la si potrebbe definire tale e men che meno ambire a un pedaggio. Il predecesso­re di Gianni Armani alla guida dell’Anas, Pietro Ciucci, voleva concludere la Salerno-Reggio Calabria a tutti i costi perché sognava poi di poter riscuotere il pedaggio al casello. Armani ha invece capito che era meglio lasciar perdere. Anche perché per il “piano di manutenzio­ne” è previsto che lo Stato spenda 1,6 miliardo di euro, mentre per finire la Salerno-Reggio secondo i programmi di Ciucci ce ne sarebbero voluti altri quattro. Alla fine lo Stato ha risparmiat­o 2,6 miliardi, l’autostrada non è finita, ma forse è andata bene così.

SCELTE E PRIORITÀ

Bisogna completare 59 km rimasti a doppia corsia, l’Anas ha invece avviato un piano di manutenzio­ne

TRANSENNE FANTASMA

Gli interventi lungo la tratta sono stati sospesi per tutta l’estate, ma i cantieri attivi sono almeno quaranta

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Ansa AnnunciIn alto, un viadotto dell’autostrada Salerno - Reggio Sotto, l’ex premier Paolo Gentiloni all’inaugurazi­one del 2016
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