Salerno-Reggio: toh, l’autostrada non è mai finita
Alla vigilia di giornate di fuoco per la Salerno-Reggio Calabria, all’Anas (l’Ente nazionale per le strade) incrociano le dita sperando funzioni il gioco d’anticipo che hanno adottato. Per evitare l’ennesima figuraccia causata da ingorghi e code, hanno chiuso dal 13 luglio gli otto cantieri più grossi e gli altri trenta meno invadenti e mobili, distribuiti lungo i 59 chilometri di tratto mai finiti dell’autostrada. Poi, microfoni alla mano, hanno sguinzagliato i giornalisti dipendenti con il compito improbo di raccogliere dagli automobilisti gradimenti che però quasi mai arrivano.
SAREBBE sorprendente succedesse il contrario, del resto: dopo 7 miliardi e mezzo di euro spesi, i 432 chilometri che, attraverso sei province, collegano la Campania all’estremo sud della Calabria, rimangono una lunghissima opera incompiuta e per tratti estesi pericolosa, con corsie a organetto che si allargano e si restringono costringendo gli automobilisti a uno stress continuo. A settembre i cantieri ora sospesi per previdenza e furbizia, saranno riaperti e i disagi per gli automobilisti aumenteranno al cubo. Con un’unica differenza: non interessando più il sacro mese degli esodi ed essendo confinati nell’estremo Sud, difficilmente faranno notizia sui giornali nazionali e nei tg. Avendo rinunciato da tempo al progetto ambizioso di terminare sul serio la Salerno-Reggio, all’Anas hanno ripiegato sulla propaganda e la comunicazione. Per far credere a tutti che quell’autostrada era nuova il 13 giugno di un anno fa gli hanno cambiato nome addirittura con un decreto governativo: non più A3, che tanta cattiva stampa si portava dietro, ma A2-Autostrada del Mediterraneo.
In quell’occasione i capi dell’azienda delle strade decisero pure che la Salerno-Reggio sarebbe diventata “il circuito delle opportunità per la valorizzazione del territorio”. Lungo il tragitto sono stati piazzati una miriade di cartelli con indicazioni invitanti: via di Bacco, via della Storia, via d el l’Archeologia, via dello Sport, via del Mare, via del Mito. Solo che, come ha scritto qualche giorno fa in una nota l’assessore all’U r ba n is t ic a della Regione Calabria, Franco Rossi, quei cartelli non hanno “alcun rapporto con il territorio e la sua storia e arrecano un grave danno alle iniziative in corso”. L’assessore ha spiegato: ai cartelli “non segue alcuna specificazione all’uscita dal percorso autostradale”, per cui si crea “una prospettiva di attesa generica a cui non corrisponde nulla. Un grave danno per il turismo, che si troverà disorientato e confuso”.
Per la Salerno-Reggio è stato pure organizzato un governativo e grottesco taglio del nastro il 22 dicembre 2016, 54 anni dopo la posa della prima pietra. Fu annunciata la fine dei lavori e, anche se non era vero, giornali e tg ci credettero o fecero finta di crederci. Solo Il Fatto Quotidiano scrisse che era una sòla, termine romanesco che la Treccani traduce con “raggiro, imbroglio, truffa ”. Fu il capo del governo, Matteo Renzi, “l’uomo del fare” a organizzare il teatrino dell’inaugurazione farlocca.
Con la sua incredibile e decennale storia di inconcludenti ruberie la Salerno-Reggio si prestava magnificamente alla bisogna propagandistica. Non fu Renzi, però, a celebrare la messa cantata: travolto dal referendum del 4 dicembre dovette passare il testimone ai successori che senza il minimo scrupolo confermarono l’evento. Dall’Anas nessuno ebbe il coraggio di fermarli. Fu organizzata con il renzianissimo ministro dei Trasporti Graziano Delrio una cerimonia opulenta con decine di giornalisti al seguito per mostrare in diretta a tutta l’Italia il compimento del miracolo.
IL PRODIGIO STAVAtutto in un modesto gioco di prestigio e di parole: per finire la Salerno-Reggio mancavano 59 chilometri, più di un decimo del totale e governo e Anas decisero di non farli più cancellando i lavori da ultimare e avviando un “piano di manutenzione” dell’esistente. Descritto così dall’Anas: adeguamento delle barriere di sicurezza (i guardrail), installazione di barriere fonoassorbenti o fonorepellenti, rinnovo della pavimentazione, installazione di centraline meteorologiche e apparecchiature per la connettività wireless, pannelli a messaggio variabile e telecamere di videosorveglianza, illuminazione in corrispondenza degli svincoli, restauro di elementi ammalorati su ponti e viadotti e posa di reti di protezione, installazione di luci a led nelle gallerie.
IN PRATICA, a parte queste rilucidature, i 59 chilometri nei tratti di Morano, Firmo, Cosenza, Altilia, Pizzo, Vibo Valentia che erano da rifare di sana pianta sono rimasti a doppia corsia, senza la terza di emergenza: un’autostrada per modo di dire, visto che in nessun posto d’Europa la si potrebbe definire tale e men che meno ambire a un pedaggio. Il predecessore di Gianni Armani alla guida dell’Anas, Pietro Ciucci, voleva concludere la Salerno-Reggio Calabria a tutti i costi perché sognava poi di poter riscuotere il pedaggio al casello. Armani ha invece capito che era meglio lasciar perdere. Anche perché per il “piano di manutenzione” è previsto che lo Stato spenda 1,6 miliardo di euro, mentre per finire la Salerno-Reggio secondo i programmi di Ciucci ce ne sarebbero voluti altri quattro. Alla fine lo Stato ha risparmiato 2,6 miliardi, l’autostrada non è finita, ma forse è andata bene così.
SCELTE E PRIORITÀ
Bisogna completare 59 km rimasti a doppia corsia, l’Anas ha invece avviato un piano di manutenzione
TRANSENNE FANTASMA
Gli interventi lungo la tratta sono stati sospesi per tutta l’estate, ma i cantieri attivi sono almeno quaranta