L’effimero stanco: Capalbio decadence
E la Lega parte alla conquista della Maremma intellettuale
Qu est ’ estate Capalbio, la piccola Atene come viene scioccamente chiamata, non ha avuto gli onori della ribalta. Mentre gli altri anni occupava le prime pagine con politici e vip immortalati all’Ultima spiaggia, ora è la riviera romagnola a dominare, con Matteo Salvini al flipper in riva al mare. La retrocessione del borgo maremmano è l’occasione per parlarne in modalità non salottiera.
Scopriamo due paesi, uno frequentato da gente più o meno famosa, l’altro da chi ci vive tutto l’anno in attesa che finisca la caciara. Come socio di una piccola azienda agricola mi rendo conto di quanto effimera sia la stagione esti- va. La realtà non è il luccichio, ma il rischio del declino. Capalbio è un mondo complesso, con il borgo antico da manutenere, le campagne in crisi, le spiagge che si restringono, la gentrificazione che avanza. Non se ne parla perché i problemi non fanno notizia.
Que st ’ estate Capalbio, la piccola Atene come viene scioccamente chiamata, non ha avuto gli onori della ribalta. Mentre gli altri anni occupava le prime pagine con politici e vip immortalati all’Ultima spiaggia, ora è la riviera romagnola a dominare, con Matteo Salvini al flipper in riva al mare. La retrocessione del borgo maremmano è l’occasione per parlarne in modalità non salottiera.
Scopriamo due paesi, uno frequentato da gente più o meno famosa, l’altro da chi ci vive tutto l’anno in attesa che finisca la caciara. Come socio di una piccola azienda agricola mi rendo conto di quanto effimera sia la stagione estiva. La realtà non è il luccichio, ma il rischio del declino.
CAPALBIO è un mondo complesso, con il borgo antico da manutenere, le campagne in crisi, le spiagge che si restringono, la gentrificazione che avanza. Non se ne parla perché i problemi non fanno notizia. Un luogo di grande fascino rischia di deperire. Me lo spiega il leader dell’opposizione in Comune Settimio Bianciardi, dal cognome del famoso scrittore maremmano. “Sono Capalbio felice, difeso dal leone senese dal quale sono protetto”, dice la lapide sulla porta delle mura con le parole di Gabriele D’Annunzio, il cui vero cognome, Rapagnetta, era assai meno pomposo.
Qui non tutto è felice. Un paese non può vivere di sola villeggiatura. Da anni la popolazione è rimasta immutata, circa 4.000 abitanti, ma mentre nel secolo scorso erano per lo più butteri e mezzadri arrivati da ogni parte d’Italia grazie alla riforma fondiaria del 1950, con l’avvento del turismo il panorama è cambiato. Chi aveva un terreno o anche solo un rudere l’ha venduto arricchendosi, ma impoverendo il territorio circostante. Con l’arrivo dei villeggianti i prezzi sono saliti alle stelle. L’agricoltura è stressata e anche se permangono alcune aziende virtuose i residenti si sono illusi che i rendimenti di Bot e Cct durassero in eterno. Poi sono arrivati da Roma il principe Caracciolo, l’ambasciatore Pietromarchi, lo scrittore Asor Rosa, i Fabiani, gli Occhetto e tanti altri che hanno portato una ventata di illuminismo, anche se visti con sospetto dai residenti. Oggi sono molti “i forestieri”, alcuni dei quali si sono improvvisati albergatori e agri- coltori. Finite le vacanze il borgo si spegne e diventa una landa desolata. Restano i cacciatori di cinghiali. Si stima che in ogni casa ci sia almeno un fucile. Se lo sa Trump viene a vivere qui.
Il limite del paese è di non avere valorizzato abbastanza il brand Capalbio, che è famoso in tutto il mondo. Rimane la produzione di vino e di olio, ma non basta l’eccellenza delle qualità. La manodopera, svolta al 90 per cento da immigrati, è troppo onerosa rispetto al ricavato. E non tutti hanno capito che l’agricoltura non si fa più con l’aratro, ma con il computer. È il caso di un tedesco che ha creato una cantina di proporzioni spettacolari, la Monteverro, ma le sue bottiglie costano più di cento l’euro l’una e vengono esportate soprattutto all’estero. Intanto la popolazione è invecchiata e i giovani se ne vanno. Nessun ragazzo vuole ammazzarsi di fatica per combattere una terra aspra, mentre l’agriturismo offre troppo poco per pareggiare i conti.
SINO A POCHI ANNI FAristoratori e albergatori con pochi mesi di lavoro potevano permettersi di svernare alle Seychelles. La decrescita ora li fa restare a casa. La cultura, che d’estate si arricchisce di numerosi avvenimenti, offre un orizzonte di poche settimane. Poche sere fa ho assi- stito a uno di questi eventi e ho visto ben pochi residenti, alcuni dei quali accusano un certo snobismo. Il carattere dei maremmani non è dei più socievoli. Una avvocatessa del luogo in vena d’ironia suggerisce che per rendere davvero produttive queste terre (su circa 18.000 ettari meno di un terzo sono coltivati) bisognerebbe chiamare i romagnoli, loro sì che sanno tramutare in oro tutto ciò che toccano.
E LA POLITICA? Purtroppo anche qui c’è una certa mafietta che inibisce ai giovani di gestire nuove spiagge per favorire i soliti noti. Il sindaco Luigi Bellumori per amministrare con pochissimi mezzi a disposizione si è dannato l’anima e ha dovuto indebitarsi. Di area Pd, lascerà tra meno di un anno dopo il secondo mandato. Ha amministrato con passione e con buoni risultati, per esempio nella tutela paesaggistico-ambientale e battendosi con successo contro il progetto dell’au to st ra da spaccamaremma. Ma il suo partito anche qui è in dissoluzione. Renzi è venuto a Capalbio per promettere meraviglie, senza capire che i capalbiesi non sono allocchi. Infatti alle ultime elezioni è stato decimato da Lega e 5 Stelle, una cosa mai accaduta prima in un borgo dominato da decenni dal centro-sini-
stra. Un esponente della Lega mi dice che Salvini in persona ha dato un ordine di sapore mussoliniano: “C onquistare Capalbio” alle amministrative del 2019. Vuole dimostrare che esiste una cultura non di sinistra. Attenzione ministro, qui la missione non sono gli slogan, ma dare un futuro al passato.
I TURISTI NON BASTANO PIÙ
C’era l’illusione che bastasse lavorare per pochi mesi all’anno d’estate per potersi permettere pioi le vacanze alle Seychelles, ora è finita
CIBO DI QUALITÀ E CULTURA
La Lega vuole conquistare il Comune alle elezioni del 2019, ma quello che serve è soprattutto dare un futuro al passato