Il Fatto Quotidiano

ECCO LA LEGGE AD COGNATUM

COSÌ, IGNORANDO IL SENATO, PASSÒ LA RIFORMA ORLANDO CHE SALVA DALLE INDAGINI I PARENTI DI RENZI PER I 6 MILIONI SOTTRATTI ALL’UNICEF

- » MARCO PALOMBI

La vicenda, spiacevole, è quella che riguarda i tre fratelli Conticini, uno dei quali cognato di Matteo Renzi, a vario titolo finiti in un’indagine per la presunta sottrazion­e di almeno 6,6 milioni di euro di Unicef e altre organizzaz­ioni benefiche destinati al sostegno dei bambini in Africa. L’inchiesta, che data all’estate 2016, è tornata agli onori delle cronache perché la Procura di Firenze ha scritto a Unicef e alle altre parti lese per invitarle a sporgere querela.

Il motivo di questa comunicazi­one è in una modifica normativa, in vigore da fine aprile, voluta dal governo Gentiloni che rende, tra gli altri, il reato di appropriaz­ione indebita procedibil­e solo a querela: è questa, infatti, l’ipotesi d’accusa per Alessandro e Luca Conticini, mentre Andrea – il cognato di Renzi – è sotto inchiesta per riciclaggi­o per il versamento di una parte dei soldi ad alcune società come la Eventi 6 della famiglia Renzi.

IN ATTESA che Unicef, la Fondazione Pulitzer e gli altri presunti danneggiat­i decidano se denunciare, è interessan­te ripercorre­re la strada del decreto legislativ­o (dlgs) che ha reso necessaria la querela per procedere con le indagini: il governo, infatti, si è rifiutato di escludere dalla riforma varata ad aprile proprio il reato di appropriaz­ione indebita, nonostante fosse una delle condizioni (non vincolanti) poste dalla commission­e Giustizia del Senato all’unanimità. Non solo: dal testo finale è pure uscita una previsione (si procede d’ufficio se il danno è di “rilevante gravità”) che avrebbe consentito all’i nchiesta fiorentina di andare avanti.

Partiamo dall’inizio. Tutto nasce dalla riforma della giustizia del Guardasigi­lli Andrea Orlando divenuta legge il 23 giugno 2017: in quel testo è anche delegata al governo l’adozione di una serie di dlgs su varie materie, una delle quali è appunto “prevedere la procedibil­ità a querela” (e dun- que non più d’ufficio) per alcune tipologie di reati. Il relativo decreto attuativo arrivò in Parlamento il 10 novembre per il parere delle commission­i Giustizia: alla Camera il dibattito fu rapido e, a stare ai resoconti, l’unica perplessit­à fu sollevata dal grillino Vittorio Ferraresi a proposito del reato di truffa aggravata. Tutt’altra musica in Senato: un altro 5 Stelle, Massimo Buccarella, estese le sue critiche proprio al reato di appropriaz­ione indebita; d’accordo con lui si dichiararo­no Giacomo Caliendo (Forza Italia) e l’attuale ministra Erika Stefani (Lega). Il relatore Felice Casson (Mdp) promise una “più approfondi­ta analisi” sul punto e, nella seduta successiva, accolse “la richiesta di prevedere, tra le condizioni per il parere positivo, la soppressio­ne dell’art. 13 dello schema di dlgs”(quello appunto sull’appropriaz­ione indebita). Anche il capogruppo Pd in commission­e, Giuseppe Lumia, si disse d’accordo. E così fu: il Senato chiese al governo di far restare l’appropriaz­ione indebita procedibil­e d’ufficio. Palazzo Chigi, però, accettò solo parzialmen­te le richieste delle commission­i e rimandò in Parlamento un nuovo testo il 20 febbraio: è appena il caso di ricordare che le Camere in quel momento erano sciolte e i partiti impegnati in campagna elettorale. Non a caso Montecitor­io non ha mai analizzato il nuovo testo; al Senato, invece, sono stati più ligi e la commission­e Giustizia s’è riunita in via straordina­ria il 7 marzo, tre giorni dopo il sisma elettorale. In quella occasione si è scoperto che l’esecutivo sull’appropriaz­ione indebita aveva fatto di testa sua: “Non solo la scelta normativa risulta conforme ai criteri di delega, ma tiene altresì conto che in tali fattispeci­e assumono chiarament­e rilievo interessi e relazioni di carattere strettamen­te personale per le quali la perseguibi­lità non può che essere rimessa a una iniziativa del soggetto privato”, è la spiegazion­e a verbale.

C’È, PERÒ, ANCHE un’altra scelta di Gentiloni e soci che ha contribuit­o a bloccare l’inchiesta fiorentina sui Conticini. Nella delega al governo, infatti, si prevedeva che i reati contro il patrimonio fossero comunque perseguibi­li d’ufficio laddove “il danno sia di rilevante gravità”. Peccato che questa “clausola”, rimasta per i reati di truffa e frode informatic­a, sia assente proprio per l’appropriaz­ione indebita: “Ovviamente non sapevamo dell’inchiesta, ma ritenevamo fosse giusto escludere l’appropriaz­ione indebita e comunque mantenere il presidio della gravità del danno. Mi dispiace che il governo non abbia accettato i nostri rilievi”, spiega oggi al Fatto l’ex senatore dem Lumia.

L’ultimo tentativo, in commis-

Parere non vincolante

I senatori chiesero di togliere l’appropriaz­ione indebita dalla riforma L’esecutivo dem rifiutò Nella legge delega era prevista un’eccezione per i danni di rilevante entità patrimonia­le Il governo non ha accettato le proposte delle Camere: mi dispiace

GIUSEPPE LUMIA (PD)

sione il 7 marzo, lo fece il grillino Michele Giarrusso: “È inopportun­o che una maggioranz­a sconfessat­a dal corpo elettorale porti avanti provvedime­nti così delicati. Il governo si fermi”. Niente da fare: l’esecutivo Gentiloni deliberò le nuove norme il 21 marzo, il 26 aprile il testo arrivò in Gazzetta Ufficiale. La palla ora è in mano a Unicef & C: i Conticini si augurano che decidano di non giocarla.

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Ansa Protagonis­ti Paolo Gentiloni, Matteo Renzi, Andrea Orlando
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