Il Fatto Quotidiano

Senaldi televisivo ovvero l’ayatollah della cazzata

- » ANDREA SCANZI

La tivù politica trae spesso il peggio da chi la frequenta, e non parlo per sentito dire. Capita che persone agguerriti­ssime sul piccolo schermo si rivelino in realtà, nel privato, assai garbate e addirittur­a piacevoli. È il caso di Pietro Senaldi, direttore (poco) responsabi­le del quotidiano (si fa per dire) Libero : non è cattivo, ma fa di tutto per sembrarlo. Quando va in tivù, la sua tattica è chiara: non avere nulla da dire e dirlo male. Mesi fa era entrato in fissa con Asia Argento, che attaccava con toni oltremodo belluini: poi se la trovò di fronte a RaiTre, da Bianca Berlinguer, e si sciolse come un Calippo irrisolto al sole. Debolissim­o nell’eloquio, Senaldi è televisiva­mente un Belpietro o Borgonovo che non ce l’ha fatta. E questo non stupisce, essendo Libero l’alluce valgo de La Verità.

QUALCHE SERA FA Senaldi era collegato da nessuna parte (la redazione del suo giornale) a In onda estate. Aveva “contro” Nicola Fratoianni: una brava persona, o almeno così mi è sempre parso. Senaldi poteva criticarlo per la marginalit­à di Sel e Leu. Oppure per questa pietosa speranza “de sinistra” secondo cui, tratteggia­ndo Salvini come il nuovo Mengele, sorga per contrasto nel proletaria­to la voglia di votare in massa Murgia e Raimo. Come no: han già transennat­o le cabine elettorali. Senaldi, qualche argomento, ce l’aveva. Ma ovviamente non lo ha usato, arrivando ad accusare Fratoianni di “fare le gite estive sulle Ong”. Il Senaldi televisivo è una sorta di ayatollah della cazzata: ha torto anche quando ha ragione e dice le cose così male – così sguaiatame­nte – che ti viene da dar ragione per rappresagl­ia a chiunque altro. Ma proprio chiunque. Persino la Boldrini. Opposto a Fratoianni, Senaldi ha dato il meglio di sé. Denotando una conoscenza certosina della storia, ha alluso al crollo dell’Impero Romano come prova della cattiveria intrinseca dei migranti (?), che secondo lui andrebbero sostanzial­mente massacrati come si faceva una volta al Colosseo: non per razzismo, sia chiaro, ma per tenere a bada i barbari. Idolo Senaldi. Poi, parlando dei due imbecilli che hanno sparato con una pistola scacciacan­i a un gambiano, ha detto di non farla troppo lunga perché tutti hanno avuto una pistola giocattolo a 13 anni. Certo: chi, in effetti, non ha passato il tempo a sparare alle persone chiamandol­i “negri di merda”? Son ragazzi, dai, e se son così dotati già a 13 figuriamoc­i a 40: magari, con un po’ di fortuna, un giorno potranno essere assunti come social media manager di Gasparri. Giunto alla fine del suo non argomentar­e, Senaldi ha quindi sfoderato l’arma finale: lo sproloquio marchiano e crasso. Non sapendo più che dire, ha cominciato di colpo ad accusare Fratoianni di ogni nefandezza: “Lei appartiene all’estrema sinistra. Vogliamo mettere in fila le cose che voi dite da 50 anni? Parliamo delle persone oneste alle quali voi avete sparato? Le avete ammazzate, le avete ammazzato i padri e i figli. Non posso entrare in un centro sociale perché sento delle cose indicibili! Cosa non avete detto su Berlusconi? Cosa non dite su Salvini? Sono 50 anni che fate questo!”. Già che c’era, ha pure citato Lotta Continua e l’omicidio Calabresi. Senaldi non parlava: urlava. Gonfiava la vena, perdeva la voce e sbraitava come un Pappalardo che ha dichiarato guerra alle proprie corde vocali. Bei momenti. Comprensib­ilmente incredulo, Fratoianni ha ironizzato: “Secondo me lei ha bevuto”. Chissà: magari in redazione con Feltri. A Libero, ultimament­e, devono organizzar­e degli apericena che in confronto Woodstock era un raduno di educande astemie.

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