Il Fatto Quotidiano

IL FUTURO DELL’UE SI GIOCA A BUCAREST

- » MARCO MARZANO E ALINA POP

In questi giorni due notizie ci arrivano da Bucarest. La prima è buona: una rilevante parte dei romeni vuole difendere la democrazia, esercitare i suoi diritti di manifestar­e civilmente la propria opinione, allontanar­e dal potere i corrotti, difendere lo stato di diritto. Ai romeni che vivono nel Paese e che da tempo sono mobilitati, da venerdì scorso si sono aggiunti quelli della diaspora, milioni di romeni che hanno lasciato il Paese dopo la fine del comunismo. Molti di costoro, vivendo all’estero, sono probabilme­nte diventati più aperti e cosmopolit­i, più immuni dal virus nazionalis­ta, hanno fatto sacrifici materiali e psicologic­i importanti per garantire a sé stessi e ai loro figli un futuro decente e non tollerano che un manipolo di opportunis­ti corrotti si arricchisc­a con facilità depredando la nazione.

LA CATTIVA NOTIZIA è che il nemico di questo popolo che venerdì scorso ha riempito le piazze di Bucarest è il partito socialista attualment­e al governo del Paese, la forza politica che ha ottenuto il 40 per cento dei voti alle ultime elezioni legislativ­e e che ora è decisa ad usare la forza per reprimere le manifestaz­ioni di piazza (peraltro regolarmen­te autorizzat­e). Venerdì sera, sfruttando come alibi la presenza di alcuni ultras calcistici tra i manifestan­ti, senza trovare resistenza da parte della forza pubbli- ca o forse addirittur­a con la sua complicità, il governo ha invitato la polizia ad usare i lacrimogen­i per disperdere la folla e così causato il ferimento di centinaia di manifestan­ti.

Quel che la classe dirigente al potere sembra disposta a difendere con le unghie e con i denti è il proprio diritto ad arricchirs­i impunement­e con i proventi della corruzione. Per far questo è disposta a promuovere una legislazio­ne che di fatto abolisce il reato di corruzione, a mettere la mordacchia alla parte più seria e onesta della magistratu­ra, a licenziare l’efficienti­ssima procuratri­ce speciale anticorruz­ione Laura Codruta Kovesi, e ora anche a usare la violenza contro chi la contesta pacificame­nte.

Tutto è funzionale alle priorità dei dirigenti del partito che guida il Paese: nominalmen­te socialisti, costoro sono disposti, per opportunis­mo, ad assecondar­e il vento nazionalis­ta che spira da Varsavia e da Budapest e ad accusare gli oppositori di essere al servizio di non meglio precisate “potenze straniere” o a indicare nella sempre più esecrata Unione europea la fonte di tutti i mali che affliggono oggi la Romania.

A guidare il partito che fu prima di Ion Iliescu (cioè di colui che contro i manifestan­ti democratic­i mandò, subito dopo la cacciata del dittatore Nicolae Ceaucescu, squadre addestrate di minatori e poliziotti travestiti) e poi di Ilie Nastase (condannato e arrestato per corruzione) è oggi Liviu Dragnea, un pregiudica­to condannato per frode elettorale (nella sua regione aveva fatto votare anche i morti!) e corruzione. Non potendo guidare il governo in prima persona, in base alla legislazio­ne attuale, Dragnea vi ha insediato al vertice una sua amica priva di particolar­i qualità politiche - Viorica Dancila, - autrice di gaffe memorabili, ora assente per una tanto lunga quanto discussa vacanza estiva.

GLI SCONTRI I romeni in piazza e quelli emigrati stanno sfidando un governo corrotto e violento in nome dei valori europei

QUELLO IN ATTO in Romania è uno scontro molto chiaro tra una forza ben organizzat­a che cerca di isolare il Paese dal resto del continente e di farvi prosperare la corruzione e il nepotismo e un ampio movimento sociale dai contorni ancora indistinti, privo di una leadership, attraversa­to da sentimenti e da culture differenti (non solo progressis­te) che cerca di resistere alla pericolosa involuzion­e del Paese e combatte per futuro diverso, più democratic­o ed europeo.

È anche dall’esito di grandi laboratori sociali come questo che si capirà quale sarà il destino politico del nostro sempre più instabile continente.

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