Una pinna e due note: il terrore si è fatto cult
Una pinna e due note. E il terrore è già completo. L’estrema sintesi è l’unico modo per ovviare all’esondante letteratura che circonda il primo blockbuster accreditato nella storia del cinema, (quel) Lo Squalo che destò il panico in qualunque spettatore, dal 1975 in poi. Nato dall’o mo ni mo romanzo di Peter Benchley, il capolavoro siglato dall’allora 29enne Steven Spielberg segnò più di uno spartiacque nelle cronache della Settima arte, sug- gellando primati d’incasso (con 470 milioni di dollari nel mondo rimase in testa al box office di sempre fino all’uscita di Guerre stellari nel 1977), di genere (è considerato il prototipo del thriller estivo) e di percezione nell’ immaginario collettivo. In tal senso Ja
ws(“fauci”) ha creato il cosiddetto “effetto squalo”, destando nel bene e nel male l’ attenzione e l’ ossessione nei confronti di questa pericolosa e magnifica creatura marina.
DA ALLORAi bagnanti sulle spiagge oceaniche non manifestarono più la consueta spensieratezza vacanziera: in un angolo dell’inconscio faceva capolino quella pinna e quel battito cardiaco che il compositore John Williams rese indelebile e per il quale si aggiudicò l’Oscar. La Universal, nei cui Studios è visitabile il set parziale della pellicola, fece de Lo Squalo il suo modello di marketing moderno al punto che il franchise è tra i più produttivi di Hollywood. Non mancarono i sequel ma nessuno raggiunse i livelli dell’originale. E anche la sfida del nuovo, ennesimo, film ispirato al filone – Shark - Il
primo squalo – nelle sale mondiali in questi giorni per Warner Bros difficilmente sfiorerà il culto di quell’unica e inimitabile pinna. Anche se nella sfida al botteghino il megalodonte preistorico gli si è mangiato la concorrenza: nel primo week end ha incassato 44 milioni di dollari negli Usa e altri 97 dai mercati esteri.