Il Fatto Quotidiano

Ora chi crederà alle donne?

Il boomerang di una campagna poco seria

- » SELVAGGIA LUCARELLI

L’ultima immagine televisiva di Fausto Brizzi risale ad aprile: un’inviata de Le Iene che lo insegue per strada, nel centro di Roma, e gli chiede “Perché non denuncia le attrici per diffamazio­ne se quello che dicono è falso? Eh, perché? Perché? Perché?”. Il pitbull non è più Dino Giarrusso, perché Dino Giarrusso, quello che “l’archiviazi­one del caso Brizzi è una sconfitta per tutte le donne”, era così legato a questa inchiesta che ha mollato Le Iene e l’inchiesta per candidarsi con i Cinque Stelle e riuscire a diventare uno dei pochi grillini trombati.

L’ultima immagine televisiva di Fausto Brizzi risale ad aprile: un’inviata de Le Iene che lo insegue per strada, nel centro di Roma, e gli chiede “Perché non denuncia le attrici per diffamazio­ne se quello che dicono è falso? Eh, perché? Perché? Perché?”. Il pitbull non è più Dino Giarrusso, perché Dino Giarrusso, quello che “l’archiviazi­one del caso Brizzi è una sconfitta per tutte le donne”, era così legato a questa inchiesta che ha mollato Le Iene e l’inchiesta per candidarsi con i Cinque Stelle e riuscire a diventare uno dei pochi grillini trombati, per poi riciclarsi come responsabi­le della comunicazi­one della Lombardi, per poi tentare l’ingresso nel Cda della Rai, per poi entrare nello staff del ministero dello Sviluppo.

IL FATTO CHE chi ha “creato” il caso, lo abbia anche mollato lì per cambiare addirittur­a mestiere, può sembrare un’inezia in questa intricata vicenda, ma non lo è. Perché racconta come questa vicenda sia stata un raffazzona­to, caotico intruglio di scoop, accuse, titoloni, toto- nomi e mostro in prima pagina, in cui alla fine nessuno era quello che sembrava. Giarrusso non era un giornalist­a, Brizzi (fino prova contraria) non era uno stupratore, le tre denunciant­i non erano state molestate, le poche attrici italiane note che si sono esposte non erano Rose McGowan: hanno difeso Brizzi. O, proprio per non fare la parte di quelle che “i reggiseni sporchi si lavano in famiglia”, hanno scritto una letterina dicendo che anche loro dicono basta alle molestie. Che, come intensità del messaggio, è un po come “basta al tartaro sui denti!”.

Fin qui il sunto del “prima”. Ma veniamo al dopo-archiviazi­one (anzi, richiesta di archiviazi­one ancora), perché si sono dette molte cose, quasi tutte inesatte. Intan- to sarà anche vero che sei mesi per denunciare sono pochi, ma è vero che sono il doppio che per una buona parte dei reati. Non è vero invece che, come dichiarato dal curatore de Le Iene Davide Parenti e dallo stesso Giarrusso “delle tre denunce presentate da altrettant­e ragazze solo una è stata presa in consideraz­ione perché la legge italiana prevede che la vittima di reati sessuali o presunta tale abbia sei mesi di tempo per sporgere denuncia”. O meglio, è vero, ma chi ha chiesto l’archiviazi­one si è espresso anche sulle due denunce presentate fuori tempo massimo. E ha escluso la sussistenz­a di molestia anche per quelle. Che è come dire: anche se presentate entro sei mesi, non sareb- bero arrivate a un processo.

Parenti ha la stessa difficoltà ad ammettere un errore che Fonzie davanti al suo jukebox (“Su stamina noi abbiamo solo raccontato”, si giustificò), ma un po’ di onestà intellettu­ale non guasterebb­e. Quelle tre denunce, con gli sms teneri di alcune ragazze dopo le presunte molestie, non reggevano. Questo non vuol dire che l’inchiesta fosse una farsa. Non credo ci sia stato un complotto ai danni di un unico regista. Non credo che Brizzi sia in coda per la beatificaz­ione dopo Paolo VI. Credo però che l’affannata e mediatica ricerca del mostro abbia fatto commettere errori nella modalità con cui si è condotta l’inchiesta e nella verifica delle fonti.

IL RISULTATO È DISASTROSO: ora le donne sono inaffidabi­li e Fausto Brizzi è un martire. Le Iene volevano un altro Harvey Weinstein e hanno ottenuto un Gesù sulla croce. A inquinare ulteriorme­nte le acque, è di pochi giorni fa un lungo messaggio della regista finlandese Anne Riitta Ciccone (ex assistente di Nanni Loy) apparso su Facebook in cui la donna si rivolge direttamen­te a Dino Giarrusso con parole piuttosto dure: “Noi ragazze dell’associazio­ne 100autori eravamo spesso infastidit­e dai tuoi racconti di prodezze diciamo così sentimenta­li, a me ha irritato molto una sera in piz- zeria dopo una riunione (lo ricorderai, forse, e se non lo ricorderai temo sia peggio), tu eri seduto accanto a me e alle due Claudie e mi hai detto di avermi sognata, facevamo sesso e io ce l’avevo tutta depilata, mi hai chiesto se fossi davvero così (…). La cosa mi ha messo a disagio, l’ho gestita con le due Claudie che possono testimonia­re. Come sempre dobbiamo fare noi donne con gli uomini che si sentono liberi di fare queste battute abbiamo fatto muro, ma a me ha dato fastidio perché mi ha ricordato il disagio della prima molestia a 13 anni, un tizio che mi ha chiesto ‘ se fossi bionda pure sotto’ e quella sera te l’ho anche detto. Tu però non mi sei parso sofferente e colpito. Mi accusi di essere bugiarda perché donna? O sono io e quelle due ragazze che magari ti abbiamo provocato? (…)”. C’è poi un particolar­e inquietant­e, che non è stato ancora approfondi­to. Secondo fonti vicine a Fausto Brizzi, oltre ai fatti narrati, esiste un verbale di sommarie informazio­ni con la testimonia­nza di una ragazza spagnola che, tra un servizio e l’altro de Le Iene, ha riferito cose sconcertan­ti: una delle ragazze italiane andata a volto scoperto a Le Iene per denunciare di aver subito molestie da Brizzi, l’ aveva contattata al telefono per dirle che se avesse voluto un po’ di fama in Italia, sarebbe stato sufficient­e andare in tv a di- chiarare di aver subito molestie dal regista Fausto Brizzi nel corso di un provino (le due si erano conosciute a Ibiza l’estate precedente ed erano rimaste amiche). Ha aggiunto che questa proposta era stata fatta anche ad altre ragazze che avevano però accettato. La ragazza italiana fu molto insistente, quando si rese conto che la spagnola non avrebbe accettato le intimò di non rivelare a nessuno la proposta fattale.

Nei giorni successivi la spagnola ricevette telefonate anche da un interlocut­ore maschile che si raccomandò di non farne parola con nessuno. C’era uno scouting per trovare ragazze che supportass­ero la denuncia mediatica di poche coraggiose così da rendere più solida l’i nchiesta? Questa ragazza spagnola è una mitomane? Non lo sappiamo, fatto sta che non è una ragazza incappucci­ata di spalle, ma una ragazza che in un verbale, con nome e cognome, ha raccontato una sua verità. C’è poi un’altra vicenda, ancora più strana: una delle tre ragazze che ha denunciato Brizzi, denunciò in passato un altro presunto tentativo di violenza sessuale che però non arrivò mai in tribunale. Arrivò invece in tv, perché la madre - indovinate un po’? - ne andò a parlare in alcuni noti programmi nazional popolari, a volto coperto e con la voce modificata.

PIÙ SI SCAVA e più si trova un’unica verità: l’unica alternativ­a al tribunale, in questa vicenda così confusa, doveva essere il silenzio. E non per imbavaglia­re le donne, ma per consentire alla prossime che parleranno di essere credute, senza pessimi precedenti.

IL POST SU FACEBOOK CONTRO DI LUI L’autore dei servizi tv, Dino Giarrusso, ha lasciato il giornalism­o per la politica e ora è lui a essere accusato

VISIBILITÀ A COSTO ZERO Un’attrice spagnola a verbale dice di essere stata contattata dall’Italia: pubblicità gratis se sosteneva le denunce

IL PRECEDENTE RIVELATO Una delle tre ragazze che sono andate in Procura aveva già provato a incastrare Brizzi: niente processo ma sua madre andò a parlarne in tv

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Ansa Accusa e difesa Sopra alcune interviste delle “Iene” alle ragazze che accusavano Brizzi. Sotto, il regista
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