Il Fatto Quotidiano

“In piazza per fermare la ‘peste rossa’: multe e botte non ci fermano”

RomaniaIl timore che Dragnea e il suo governo introducan­o norme salva-corrotti provoca una mobilitazi­one continua Raccolta di firme Il partito Usr vuole una legge per impedire le cariche pubbliche ai condannati Scontro frontale Sulla rimozione del procura

- » ANTONIO MASSARI

“Il tramonto scende su Calea Victoriei alle 8 della sera. Due chilometri e 700 metri di storia, monumenti e vetrine che sfociano su Plata Victoriei e sul palazzo del governo.

Pochi giorni fa da queste parti c’era l’inferno: 120mila persone raccolte in piazza per protestare, centinaia di feriti, ambulanze e intossicat­i ovunque, tra nuvole di gas lacrimogen­o. E la Gendarmeri­e

- la polizia militare - che picchiava e picchiava. Colpa degli hooligans che hanno iniziato a lanciare pietre, dicono gli uomini in divisa, ma a quanto pare gli ultrà erano solo poche decine. E a farne le spese sono stati invece centinaia di padri di famiglia e studenti. Era il 10 agosto. Ma a Ferragosto tutto sembra già lontano. Saranno i ventisette gradi e questo meraviglio­so vento leggero leggero. Poche auto che viaggiano veloci, tra le chiese del ‘700, i teatri, la sede monumental­e della Cec Bank e il retrogusto parigino di questo boulevard.

DA PLATA VICTORIEI e dall’inferno che fu spunta Calin in bicicletta, dall’altro lato del marciapied­i, per manifestar­e anche stasera. Come ogni sera, dall’inizio del 2017. Saranno duecento persone e Calin non riesce a farsene una ragione: “Siamo troppo pochi, se pensi che ci hanno aggrediti e gasati solo 5 giorni fa”. Pochi minuti ed è già scesa la sera. Accendono le luci dei telefonini, cantano l’inno rumeno, urlano contro il Psd, il partito di maggioranz­a al governo, che definiscon­o all’unisono: “p este ro ssa”. Mentre tutt’into rno Bucarest s’indolenzis­ce, terminando la sua giornata di festa, qui cercano di darle una scossa. La parola chiave è “corruzione”. È un bisbiglio che senti ovunque: nei bar e nei dibattiti in tv. La Romania si sta ribellando da anni. Il governo di Victor Ponta – indagato per corruzione ed evasione fi- scale - s’è dimesso in poche ore in seguito all’incendio di una discoteca. Era il novembre del 2015. Nell’incendio del Colec

tive morirono decine di persone. Si scoprì che il club di Bucarest non aveva le misure di sicurezza a norma. Eccolo, il frutto della corruzione. Scesero in piazza a migliaia. E in po- che ore mandarono a casa Ponta e il suo governo. Fu allora che Liviu Dragnea – qui tutti lo consideran­o il vero primo ministro - divenne il presidente del Psd. Piccolo dettaglio.

NEL 2015 DRAGNEA era stato condannato per frode elettorale. E così, pur portando il suo partito alla vittoria nel 2016 – il Psd vince con il 40 per cento e va al governo alleandosi con Alde - non può diventare premier: impossibil­e rivestire la carica, in Romania, se sei condannato. Poco male: Dragnea estrae dal suo partito ben tre capi di governo (più o meno) fedeli nel corso di un anno e mezzo. E nel frattempo il governo progetta di mettere mano al codice penale. Circolano idee del tipo: l’abuso d’ufficio viene punito, sì, ma soltanto se l’indagato ottiene indebiti benefici materiali per se stesso, il coniuge o parenti e affini entro il secondo grado. E si abbassa pure la pena: da 7 a 5 anni.

Ai rumeni non è sfuggito che la mazzetta potrebbe finire nelle mani di un amante o di un amico. E si sono parecchio incazzati. Non gli è neanche sfuggito che, a giugno scorso, Dragnea è stato condannato proprio per abuso d’ufficio dalla corte suprema: avrebbe fatto assumere - e quindi pa-

gare - dal Servizio di protezione sociale dei bambini, durante il biennio 2009/ 10, due membri del suo partito. Pur sapendo che non si erano mai presentati al lavoro. La norma è stata ritirata. Si attende il vaglio della Corte Costituzio­nale. Ma in piazza – e non solo – sono ormai certi che il Psd e Dragnea - che lo tiene in pugno - punterà a modificare il codice penale pur di salvarsi. “Per salvare se stesso dai guai giudiziari - sostiene Irina Andreis, del movimento Resist – Dragnea sta salvando tutti i corrotti del paese”.

Il partito Usr, appoggiato dal movimento Resist, sta raccoglien­do firme per varare una legge che impedisca ai condannati di assumere qualsiasi carica pubblica. Tra qualche settimana, invece, Dragnea - che ha fatto ricorso - avrà dalla magistratu­ra la risposta definitiva al suo guaio giudiziari­o. E sarà un momento decisivo. “Se viene condannato, lascia la vita politica, e il governo si dimette - ci spiega Victor - non ci sarà alcun problema. Se sarà assolto, invece, in molti penseranno che la magistratu­ra sarà stata corrotta: s’innescherà la miccia delle proteste. E qui in Romania sappiamo come si fa la rivoluzion­e”. A scatenare altre proteste c’è stata la rimozione del capo della procura anticorruz­ione, Laura Co

druta Kovesi, che l’ha guidata per quasi 5 anni: migliaia di fascicoli aperti e la condanna di circa 70 politici (inclusi alcuni ministri e deputati). Nei mesi scorsi è stata accusata di aver gestito la procura in modo irregolare: “Assistiamo a un attacco contro la giustizia”, ha replicato Kovesi rifiutando di dimettersi, “per mettere in ginocchio lo stato romeno e umiliare i suoi cittadini: qui non ‘fabbrichia­mo’ prove né dos- sier politici”. Il presidente della Repubblica Klaus Iohannis nei mesi scorsi s’è rifiutato più d’una volta di sostituirl­a. A quel punto Dragnea ha chiesto la sospension­e di Iohannis, che ha dovuto cedere quando la richiesta di sospendere Kovesi è giunta dalla Corte Costituzio­nale.

SIAMO IN PIENA crisi istituzion­ale. Ma dal febbraio 2017 - quando per la prima volta i rumeni sono scesi in piazza contro questo governo – non c’era stato un solo incidente. Il 10 agosto si contano invece 450 feriti, alcune decine tra la Gen

darmerie, e lo stesso Iohannis che accusa militari e governo di aver usato una violenza sproporzio­nata e insensata. Il 10 agosto però c’è stato un ingredient­e nuovo. Con un tam tam partito su Facebook molti rumeni che vivono all’estero si sono dati appuntamen­to in questa piazza: è la cosiddetta diaspora. Risultato: circa 120mila persone in piazza. “Una composizio­ne eterogenea, che non è legata in modo specifico ad alcun partito”, afferma Alina Pop, docente universita­ria di psicologia sociale, militante e membro del partito Usr, “ed è il segno della maturità di questa parte della società che, sia in Romania sia all’estero, sta chiedendo legalità e meritocraz­ia. Dragnea finora, in un anno e mezzo, ha di fatto nominato tre suoi ‘burattini’ come capi del governo. I primi due – Sorin Grindeanu e Du

doseve Florin – sono caduti perché non gli erano sufficient­emente obbedienti. La terza,

Viorica Dancila, è talmente impreparat­a che è riuscita, in una visita ufficiale in Montenegro, a chiamare Pristina la capitale Podgorica, una gaffe tanto più imperdonab­ile, se consideria­mo che Pristina è nel Kosovo, Stato non riconosciu­to né dal Montenegro né dalla Romania. È in queste mani che sono i rumeni”.

L’Usr – unione per salvare la Romania – è un partito nato circa due anni fa. È piuttosto trasversal­e dal punto di vista ideologico. Condivide la campagna avviata dai manifestan­ti per varare una legge che impedisca ai condannati di svolgere funzioni pubbliche e sedere in Parlamento.

“È un’iniziativa che stiamo appoggiand­o – dice il deputato di Usr, Tudor Pop – e che ha già raggiunto 700 mila firme. Il minimo necessario per avviare l’iniziativa è 500 mila: puntiamo a raggiunger­ne un milione. Il nostro partito è composto in gran parte da gente che non aveva mai fatto politica prima, siamo nati nell’ot- tobre 2016 e nel 2020, se il governo attuale non cade prima, contiamo di poter governare con gli altri partiti dell’opposizion­e”.

IL PUNTO È che gli scontri di piazza, secondo Tudor Pop, rappresent­ano la linea rossa varcata dal governo: “Ci sono numerose prove – conclude – d e ll ’ uso brutale della forza contro famiglie inermi. Spero che la magistratu­ra faccia luce su quello che è accaduto. Vogliono usare la repression­e per impedire alla gente di tornare in piazza. Ma si sbagliano”. E in effetti, in questa sera di ferragosto, anche se sono appena tre o quattrocen­to, la piazza di fronte al palazzo del governo non è rimasta sguarnita.

Irina e Carina di Resist non saltano un giorno da anni. C’è chi invece arriva quando può. Ioana Ariadna Ciulei, 38 anni, viene da Bletchley, in Inghilterr­a. È una delle manifestan­ti della diaspora: “Sono qui da due settimane. Protesto contro i rischi di una forte privatizza­zione, della corruzione dilagante, della riforma del codice penale che regalerà ai corrotti l’immunità”.

Ioana ci tiene a far sapere che è una fan di Matteo Salvini e della chiusura delle frontiere. Ovidio che viene da Roma, dove lavora in un’impresa di traslochi, è del parere contrario: “Salvini non mi piace: sta mettendo gli italiani contro gli immigrati. Sono qui perché bisogna essere uniti se vogliamo che la Romania cambi e la corruzione finisca”. Aida vive in Olanda, viene a protestare “4o 5 volte l’anno”, accanto a lei un omone dallo sguardo simpatico: “Torneremo finché il governo non cade”.

Cristian Dide vive a Bucarest e nel 2016 ha fondato un’organizzaz­ione non governativ­a

– si chiama Evolutie in institu

tie – per difendere i cittadini dagli abusi del governo o delle forze di polizia: “Sono stato multato già 60 volte per aver manifestat­o qui - racconta - dicono che senza autorizzaz­ione non possiamo protestare. Ma sono manifestaz­ioni spontanee: non hanno bisogno di autorizzaz­ione. Secondo loro, dovrei pagare 10mila euro. Non pagherò mai. Oggi siamo pochi. Speravo in una reazione diversa, dopo le violenze del 10 agosto, ma forse i rumeni non hanno capito il rischio economico e democratic­o che stiamo correndo. Il Psd ha occupato ogni posizione degli uffici pubblici. Controllan­o tutto. È ancora vestita da democrazia, sì, ma per me questa è già dittatura”.

Sono qui da due settimane Protesto contro la corruzione e la riforma del codice penale che regalerà ai corrotti l'immunità

IOANA A. CIULEI Vogliono usare la repression­e per impedire alla gente di tornare in piazza ma si sbagliano Spero che la magistratu­ra indaghi

TUDOR POP

CRISTIAN DIDE

Sono stato multato già 60 volte per aver manifestat­o, dicono che senza autorizzaz­ione dovrei pagare 10 mila euro: non lo farò mai

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Ansa Mobilitazi­one La partecipaz­ione di massa alla di protesta; in basso Liviu Dragnea, leader del Psd
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Ansa A muso duro Il confronto fra il corteo e la gendarmeri­a e il presidente Klaus Iohannis
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