Il Polcevera è ostruito: “Va liberato in fretta o sarà disastro”
“Èla prima vera u r ge n z a ”. Gli uomini della Protezione Civile indicano il greto del torrente Polcevera. Una diga di detriti blocca c o m p l e t amente il flusso d e l l ’ a cqua. Uno s b a r r amento alto quasi dieci metri. “Bisogna liberare il torrente Polcevera, e farlo in fretta, perché i detriti del ponte Morandi hanno creato una diga e il corso d’acqua si gonfierà con l’arrivo delle piogge autunnali. Abbiamo un mese di tempo, al massimo due”. Angelo Miozzo, direttore generale della Protezione Civile, non usa giri di parole: “C’è il rischio esondazione”. Perché i pezzi del viadotto Morandi “occupano circa un terzo” del letto del torrente. Impossibile spostarli senza un pre-intervento di riduzione. Sarà necessario “segarli” in sezioni oppure demolirli facendoli esplodere con microcariche. “Sotto il profilo tecnico, il lavoro spetterà ai vigili del fuoc o”, aggiunge Miozzo. Probabilmente si opterà per il sezionamento, poiché le macerie del Morandi saranno utili ai magistrati durante le indagini per ricostruire le eventuali responsabilità del crollo e quindi un’esplosione le renderebbe inutilizzabili ai fini processuali. Una volta ridotta la loro dimensione, quindi, verranno spostate.
Oggi per fortuna il greto del Polcevera è praticamente secco. Appena un gocciolare d’acqua in mezzo a sassi e sterpaglie. Ma i rivi liguri sono sempre così, soprattutto in queste valli brevi, con i pendii scorticati dagli incendi e follemente cementificati nei decenni passati.
E basta mezz’ora di pioggia per provocare il disastro. È già avvenuto anche al termine dell’estate. Ma i periodi a rischio sono soprattutto fine settembre e ottobre. Da queste parti nessuno dimentica l’a ll uv i on e dell’ottobre 2014. In un batter d’occhio il Polcevera si allargò di decine di metri. Uscì, e invase i quartieri. Figurarsi se sulla strada trovasse una diga.