Il Fatto Quotidiano

Pedaggi certi, ma promesse fragili Impegni e intese non rispettati

Tratte A7 e A10 La relazione del ministero: spesi 17 milioni di euro, ma ne erano stati previsti 44

- » FABIO PAVESI

Quei tratti autostrada­li della A 7, la Milano-Genova e della A10 la Genova-Savona, quella del ponte crollato, non dovevano essere in cima ai pensieri dei vertici di Autostrade. Almeno per quanto riguarda la cura e la manutenzio­ne. Nel piano degli investimen­ti complessiv­o della società quei due tratti erano tra i negletti quanto a portata degli investimen­ti effettuati.

LO DIMOSTRA un documento del ministero dei Trasporti. La relazione sull’attività di Vigilanza delle autostrade italiane, redatta ogni anno dal ministero, indica che sui tratti A7 e A10 gli investimen­ti erano al lumicino. Solo 17 milioni spesi nel 2016 (ultimo anno di rilevament­o) contro ai 44 milioni che avrebbero dovuto essere spesati secondo gli impegni del piano economico finanziari­o che Autostrade aveva redatto e con- segnato al governo. Un anno in cui si è tirata la cinghia? Non proprio e soprattutt­o non fu solo quell’anno a disattende­re gli impegni di investimen­to presi dalla società nei confronti del concedente.

Lo stesso documento dà conto della mole di investimen­ti nel periodo 2008- 2016. Ebbene Autostrade spa ha investito su quei tratti 76 milioni di euro in otto anni. Avrebbe però dovuto spenderne molti di più. L’impegno preso dai Benetton prevedeva infatti investimen­ti complessiv­i per quei tratti di rete per 280 milioni nel periodo 2008-2016. Un gap di quasi 210 milioni di soldi non investiti. La tratta del ponte Morandi crollato pare quindi essere la Cenerentol­a per quanto concerne la cura che la società doveva assicurare. E che in generale Autostrade tendesse a spendere meno in investimen­ti sull’intera sua rete di quanto programmat­o lo dicono i numeri dell’indagine ministeria­le.

ALL’APPELLO nel solo 2016 mancano 400 milioni, dato che la spesa effettiva fu di 612 milioni a fronte di un impegno per oltre un miliardo. E se si butta lo sguardo sul periodo dal 2008 al 2016 si evince che su un totale di impegni programmat­i per 9,9 miliardi di euro, la società mise mano al p or t a fo g li o per 8,3 miliardi. Un miliardo e mezzo di investimen­ti in meno in otto anni. E meno investi più guadagni.

Non solo ma mentre si lesinava sugli interventi per l’efficienza e la sicurezza della rete sul fronte opposto gli incassi lievitavan­o. Nel periodo 2008-2016 a fronte di un tasso d’inflazione cumulato dell’11,5% la remunera- zione tariffaria per i Benetton è aumentata di più del doppio al 25 per cento cumulato.

Certo, le tariffe prevedono un “quid” in più rispetto all’andamento generale dei prezzi. Quel margine serve infatti a remunerare gli investimen­ti della società. Sempre che si facciano, però. E a leggere il documento della Vigilanza del Ministero delle infrastrut­ture e dei Trasporti balza all’occhio quel buco di 1,5 miliardi di investimen­ti non realizzati negli ultimi otto anni. Forse non servivano o forse la società era in ritardo temporale rispetto alla road map della sua politica di gestione della manutenzio­ne. Fatto sta che quel miliardo e mezzo in meno è stato remunerato ampiamente dalle tariffe, senza che però fosse speso.

Crescono i guadagni Nel 2016 Autostrade ha preventiva­to un miliardo in interventi Ha speso 612 milioni

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Sproporzio­ni Tra il 2008 e il 2016, a fronte di un tasso d’inflazione dell’11%, le tariffe sono cresciute del 25%

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