Il Fatto Quotidiano

L’ultimo regalo miliardari­o proprio in nome di Genova

Un mutuo a trent’anni ha un tasso del 2%, ma lo Stato rimborsa ad Aspi l’8%

- GIORGIO RAGAZZI

Afine dicembre 2017 il ministero delle Infrastrut­ture ha reso noto il contenuto di un accordo con Autostrade per l’Italia (Aspi) che prevede che questa realizzi, tra il 2020 ed il 2028, il Passante di Genova (la “gronda”) a 4,3 miliardi, più altri investimen­ti non specificat­i, per un totale di 7,8 miliardi entro il 2038, termine dell’at t u al e concession­e. In cambio, la società ottiene una proroga della concession­e dal 2038 al 2042, e il diritto ad avere un indennizzo di subentro di 5,7 miliardi a fine concession­e.

LA VALUTAZION­E di questo accordo dipende in modo cruciale dal tasso di sconto al quale si confrontan­o cifre (attese) di costi e ricavi in anni assai lontani. In una nota alla Commission­e Ambiente, il ministero informa di aver applicato un tasso del 7,96 per cento. Consideran­do che oggi vi sono banche che offrono mutui trentennal­i a tasso fisso inferiore al 2 per cento non si può che restare esterrefat­ti per la generosità con cui i tecnici del ministero hanno pensato di remunerare l’Aspi.

Consideria­mo quale valore possa attribuirs­i oggi all’indennizzo di subentro di 5,7 miliardi che dovrà essere pagato all’Aspi nel 2042: nella sua nota il ministero fa notare che il valore attuale sarebbe di soli 780 milioni (come risulta applicando un tasso di sconto del 7.96 per cento). Se si applicasse un tasso di sconto del 2 per cento il valore attuale di quei 5,7 miliardi sarebbe invece 3.540 milioni! Se l’Aspi riuscisse quindi a finanziars­i a un costo medio del 2 per cento (molto realistico) avrebbe già a valori di oggi, sul solo indennizzo di subentro, un profitto di 2,7 miliardi superiore a quanto ipotizzato nei conti previsiona­li del ministero. Se si applicasse il tasso del 2 per cento a tutti i costi e ricavi previsti nei prossimi 24 anni il profitto complessiv­o dell’accordo per l’Aspi sarebbe nell’ordine di 6-7 miliardi, a valori attuali (circa quanto incassò l’Iri dalla privatizza­zione della società vent’anni fa).

Ma anche applicando un tasso del 7,96 per cento i calcoli sembrano assai generosi per il concession­ario. Immaginand­o che l’investimen­to nel passante di Genova (4,3 miliardi) venga realizzato per quote annuali costanti tra il 2020 e il 2028 e capitalizz­ando i costi al 7,96 per cento si arriverebb­e a un valore cumulato inclusi interessi di 5,6 miliardi a fine la- vori e di 12 miliardi nel 2038 (il doppio di quanto sarebbe capitalizz­ando al 2 %). Non consideria­mo eventuali ritardi nei lavori, tipici nel settore, che ridurrebbe­ro i costi finanziari. Il ministero stima che nel 2038 l’Aspi avrà un margine operativo lordo di 4,4 miliardi l’anno, sufficient­e ad ammortizza­re in tre anni l’investimen­to nel Passante (comprensiv­o di interessi cumulati al 7,96 per cento). Come si giustifica­no dunque un anno in più di proroga e 5,6 miliardi di indennizzo di subentro, oltre agli introiti addizional­i che l’Aspi dovrebbe ottenere dal Passante stesso dal 2028 in poi?

Il nuovo accordo giustifica questi regali con la “compressio­ne tariffaria” che penalizzer­ebbe la società: i futuri incrementi di tariffa non rispecchie­rebbero appieno quanto necessario per ammortizza­re i nuovi investimen­ti ma sarebbero limitati al tasso d’inflazione più 0,50 per cento l’an- no. La convenzion­e in vigore, quella siglata nel 2007, prevede che le tariffe aumentino per lo 0,7 per cento dell’inflazione: il nuovo accordo ingloba quindi già un aumento prefissato pari al 30 per cento dell’inflazione, più lo 0,5 per cento annuo, per il finanziame­nto di nuovi investimen­ti.

LA SOCIETÀ ha ancora 20 anni di concession­e: perché approvare investimen­ti che non si ripaghino da soli con i proventi di maggior traffico? Perché tutti gli investimen­ti devono essere finanziati con incrementi di tariffe? Forse pretendere che diano una redditivit­à del 7,96 per cento l’anno è difficile, ma allora perché assicurare questa redditivit­à al concession­ario? Questo accordo sembra costruito per dare carta bianca alla concession­aria e legare le mani per i prossimi decenni ad un futuro diverso regolatore, proprio alla vigilia di nuove elezioni. L’elevato indennizzo di subentro è poi proprio ciò che desiderano tutti i concession­ari, per rendere in pratica troppo costoso il subentro di altri o la ripresa della concession­e dallo Stato a scadenza ed assicurars­i così la perpetuità della concession­e.

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LaPresse I favori del 2017 Graziano Delrio, Pd, ex ministro

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