Il Fatto Quotidiano

Il corteo della diaspora

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È STATA CHIAMATA la “manifestaz­ione della diaspora” quella tenuta una settimana fa a Bucarest e in altre città rumene, per sottolinea­re la partecipaz­ione anche di chi negli anni scorsi era andato via per trovare un lavoro. Sono circa 5 milioni i rumeni che vivono all’estero, la maggior parte è partita fra il 1990 e il 2000. Sfruttando le ferie estive gli oppositori del governo hanno lanciato la mobilitazi­one contro la corruzione. Il corteo era stato pacifico, ma proprio nella fase finale sono scoppiate le violenze: oltre 450 i feriti. Il presidente della Repubblica Klaus Iohannis ha condannato l’azione violenta della gendarmeri­a, più cauto il premier Viorica Dancila

LA PROTESTA è considerat­a una delle più imponenti dalla caduta del regime comunista di Nicolae Ceausescu, nel 1989. Il dittatore aveva preso il potere nel 1965; la Romania viveva un relativo benessere, ma alla fine del regime imposto dalla famiglia Ceausescu - la moglie Elena fu vice primo ministro e considerat­a “eminenza grigia” del sistema - il Paese rimase in ginocchio. La coppia fu fucilata durante la rivoluzion­e. Oggi, a fare le spese di questa mobilitazi­one è il governo del Psd, e il leader del partito, Liviu Dragnea, condannato due volte per corruzione; Dragnea vorrebbe una riforma del codice penale che lo metterebbe al riparo - con altri membri del suo partito - dalla condanna definitiva

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