Il Fatto Quotidiano

Gli investimen­ti, Tria e i vincoli svincolati come se fosse Antani

- » MARCO PALOMBI

Giovanni Tria, com’è noto, fa il lavoro più difficile d’Italia: il ministro dell’Economia. In consideraz­ione di questo fardello noi abbiamo per l’economista di Tor Vergata una simpatia non disgiunta da quella che definiremm­o pietas. Ora, concesso al nostro ciò che gli spetta, va anche detto che la supercazzo­la – per quanto assai praticata anche dai suoi predecesso­ri - non rientra tra la prerogativ­e ministeria­li. Lo diciamo dopo aver letto due cose. Una è la dichiarazi­one di Tria alla stampa dopo il crollo di Genova: “Si conferma l’assoluta necessità di un grande piano di investimen­ti pubblici in infrastrut­ture, che parta dallo sblocco degli investimen­ti e degli interventi di manutenzio­ne che hanno già finanziame­nti a disposizio­ne. In ogni caso, com’è stato più volte chiarito, gli investimen­ti pubblici in infrastrut­ture sono una priorità del governo per i quali non ci saranno vincoli di bilancio”. Insomma, niente vincoli per gli investimen­ti. Poi, però, abbiamo letto i chiariment­i delle altrettant­o ufficiali “fonti del Tesoro”:“Tria dice che non c’è il problema dei vincoli di bilancio perché le risorse per investimen­ti sono già nel bilancio e incluse nei tendenzial­i”, cioè bisogna usare i soldi già stanziati e fermi per qualche motivo. Riassumend­o, per gli investimen­ti non ci saranno vincoli visto che staranno nei vincoli: d’altra parte, come spiegò a suo tempo l’evangelist­a Giovanni, in principio era il vincolo e il vincolo era svincolato presso dio, laddove sbirigudi il saldo denaturato come se fosse Antani. D’altronde, “è stato più volte chiarito”.

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