Il governo si divide (ma non i dividendi)
Alla fine anche i giornali italiani hanno scoperto che Autostrade per l’Italia fa capo al gruppo Benetton. Dopo il silenzio delle prime cronache, adesso che la famiglia veneta è finito al centro del dibattito politico parlarne è diventato inevitabile. Ma sempre con un certo riguardo, senza mai associarla al disastro del ponte Morandi o con titoli troppo diretti che potrebbero urtare la sensibilità degli imprenditori.
SI PUNTA sul governo diviso, lasciando da parte la divisione dei dividendi che i soci di Atlantia si sono spartiti in questi anni. E se non c’è l’oblio, c’è il conto “alternativo”: Il Sole 24 ore richiama con precisione tutte le spese, pure quelle per interessi, ma dal conto degli utili esclude cinque tratte autostradali, i ricavi dalle aree di servizio e gli altri sparsi.
Su La Repubblica, invece, dopo il record di zero citazioni su 11 pagine nell’edizione del 15 agosto, va in scena la difesa d’ufficio del gruppo: affidata tutta ad un retroscena di “fonti vicine all’azienda” che replicano all’accusa sui profitti impiegati in operazioni all’estero chiamando in causa i paletti posti dalla normativa italiana per la concorrenza (non risulta, però, che la legge impedisca di tenere in piedi strade e ponti già avuti in concessione).
Il Corriere della Sera dedica l’apertura alle divergenze sul processo di revoca tra i vicepremier Salvini e Di Maio. E poco più avanti ospita un’intervista a Oliviero Toscani, storico pubblicitario del gruppo veneto, che denuncia addirittura lo “sciacallaggio sui Benetton”: colpa nostra, ci ricorda, siamo diventati “un popolo di infelici, incattiviti”. Lui si definisce un “miracolato”: pare che avesse pensato di passare sul Ponte Morandi giusto martedì. Vedi il caso.
LA PREMURA delle prime ore, comunque, non è svanita: su Il Messaggero e La Stampa, ad esempio, il nome “Bene tton” non compare mai in nessun titolo. Anche a costo di stravolgere le parole di Di Maio: sul quotidiano torinese il botta e risposta tra il leader del Movimento 5 stelle e Renzi sui presunti legami tra il gruppo e alcuni partiti diventa una “lite sui fondi di Autost ra de”. Mentre un retro- scena su un intervento della Consob avverte sul “pericoloso turbamento dei mercati” dovuto agli annunci sulla revoca della concessione.
La grande preoccupazione per i piccoli (?) azionisti e per l’andamento della Borsa è l’altra narrazione che si è affermata nelle ultime ore: l’imput viene soprattutto da esponenti del Partito democratico, ed è stato subito raccolto in prima pagina da Il Foglio, in ansia per “lo scrigno dei Benetton” che crolla “sotto i colpi delle minacce legastellate”: “le prime vittime (termine forse un po’ infelice dato il contesto, nda) sono gli azionisti di Atlantia”, si legge nell’articolo che sottolinea come Benetton possegga “solo” il 30% delle azioni della controllante di Autostrade. “Nel mercato - è la summa dell’analisi - c’è il popolo”: è la famosa finanza proletaria.