La “gipsy” Malpezzi, turbo-renziana che vive solo in tv
Se vi chiedete perché il Salvimaio non abbia praticamente opposizione in Parlamento, pensate a Simona Malpezzi: non vi verrà in mente niente, quindi sarà perfetta. Tal Malpezzi è vicepresidente al Senato del Pd, e anche questa da sola è una pietra tombale al partito ( e all’opposizione). Passa la vita in tivù: mai in prima serata, però, e di questo deve crucciarsi molto. Dà sempre la sensazione d’essere stata chiamata dagli autori all’ultimo minuto e solo perché prima di lei avevano detto tutti no: Renzi, Boschi, Orfini, Serracchiani, Zequila, il Merolone e il Poro Asciugamano.
Tal Malpezzi è una sorta di riserva della Bonafé, che è un po’ come essere il quinto portiere nella squadra B del Ciggiano. Quando è in tivù riverbera il Sacro Verbo del renzismo: quindi non dice nulla, però lo dice male ( e pure sguaiatamente). Su Twitter ama retwittare il pensiero filosofico di noti intellettuali contemporanei: Alessia Rotta (daje), Alessia Morani (vamos), Luciano Nobili (chi?) e l’arditamente alopecico Luigi Marattin, che suole dare del “cialtrone” a Salvini, dando con ciò prova di come – per citare la stessa Malpezzi – l’opposizione del Pd sia assai garbata, laddove invece quella di Lega e M5S aveva la scabbia. Leggere i tweet – autografi e altrui – di tal Malpezzi è come attraversare e scandagliare il vuoto neuronale: un’esperienza sensoriale totalizzante, che avrebbe fatto risparmiare un sacco di soldi (e di acidi) ad Aldous Huxley.
NEI SUOI SCRITTI, che le masse attendono con bramosia per poi compulsare con trasporto messianico, Ella si lamenta della mancanza di senso dello Stato del governo attuale. Ha ragione: di ben altra classe erano i selfie di Renzi durante la camera ardente di Tina Anselmi. E non meno eleganti erano le foto – in via teorica “osé” – postate da Patrizia Prestipino, altra droide renziana come la Malpezzi, durante le ore del cordoglio genovese. Vi chiederete, giunti a questo punto, chi diavolo mai sia tal Malpezzi. È un’altra dote dei turbo- renziani: vivono in tivù, ma nessuno li conosce e in pochi li votano. Per nostra fortuna, tal Malpezzi ha voluto raccontarci la sua biografia. La trovate nel suo sito. La marzialità del titolo, La mia storia, ci fa capire subito che siamo dalle parti di Thomas Jefferson. Leggiamola. “Nata nel 1972 a Cernusco sul Naviglio, sono cresciuta a Pioltello, una cittadina alle porte di Milano”. E già qui, distintamente, si ode un fragoroso “e sticazzi?”. Noi però, con stoicismo, andiamo avanti. “Ho frequentato la facoltà di lettere moderne presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove mi sono laureata con una tesi su Amintore Fanfani”. Vedi tu le coincidenze: son tutte fanfaniane, queste renziane. La Boschi come la Malpezzi. “Da sempre ho coltivato la passione per la politica unita a quella per l’insegnamento un binomio che ben presto mi ha portata ad interpretare il ruolo di insegnante andando oltre la semplice lezione”. Tale passione ha curiosamente spinto l’insegnante Malpezzi a boicottare la punteggiatura e rifuggire le virgole, neanche fossero algoritmi di Casaleggio. Affascinante poi come l’amore per la scuola (e per la politica) abbia trovato una sintesi nella “buona scuola”, che è un po’ come amare così tanto il Tibet da bombardarlo a tappeto. C’è poi spazio per la leggenda: “Il mio spirito gipsy mi ha portata, negli anni, a lasciare spesso l’Italia verso nuovi orizzonti e nuove esperienze”. Capito? Il suo spirito “gipsy”. Roba forte. L o spirito “gipsy”. La scuola gipsy. E adesso l’opposizione gipsy. Così gipsy che, un giorno, è andata via e nessuno l’ha vista più.