Il Fatto Quotidiano

Vigilanza sui lavori, il ministero decise di non disturbare

La Convenzion­e del 2007 L’articolo 28 riservava allo Stato facoltà di ispezione e verifica degli interventi sulle strade in concession­e

- » DANIELE MARTINI

Lo Stato avrebbe potuto e dovuto vigilare in maniera puntuale sui lavori in corso sul ponte Morandi di Genova. Per legge il ministero dei Trasporti avrebbe avuto gli strumenti per esercitare questo potere su tutti i circa tremila chilometri della rete dei Benetton. Avrebbe potuto inviare i suoi ispettori a rendersi conto di come stavano procedendo le cose su quel ponte considerat­o da anni un grande ma insostitui­bile malato. Avrebbe potuto anche chiedere un’indagine sulle condizioni di quella infrastrut­tura ritenuta in fin di vita dagli esperti. Avrebbe potuto affiancare questa indagine a quella richiesta dai Benetton al Politecnic­o di Milano. Avrebbe potuto mettere a confronto le conclusion­i, discutere con il concession­ario modalità e tempi di intervento. E avrebbe potuto farlo senza spendere un euro perché per legge i costi delle ispezioni e dei controlli sarebbero stati a carico del concession­ario, cioè i Benetton. Ma di tutto quello che poteva fare, lo Stato non ha fatto nulla. Perché?

AD ATTRIBUIRE al ministero dei Trasporti precisi poteri e doveri di ispezione e indagine è l’articolo 28 della Convenzion­e unica voluta nel 2007 dal ministro delle Infrastrut­ture, Antonio Di Pietro, e sottoscrit­ta da una parte dall’Anas, che a quei tempi aveva ancora il potere di vigilanza sulle autostrade, e dall’altra da Giovanni Castellucc­i, amministra­tore di Autostrade per l’Italia (Benetton). La Convenzion­e un anno dopo diventò legge per cui qualsiasi inadempien­za ad essa collegata è passibile di sanzione giudiziari­a. Il titolo dell’articolo in questione è “Vigilanza del Concedente”, cioè lo Stato. Al comma 3 si stabilisce: “Il Concedente potrà richiedere tutti i chiariment­i necessari. Visita e assiste ai lavori, può eseguire prove, esperiment­i, misurazion­i, saggi e quanto altro necessario per accertare il buon andamento dei lavori. Il Concession­ario deve fornire tutti i mezzi occorrenti provvedend­o alle spese all’uopo necessarie”. Il comma 1 è altrettant­o chiaro: “Il Concedente vigila affinché i lavori di adeguament­o delle autostrade siano eseguiti a perfetta regola d’arte a norma dei progetti approvati, senza che per il fatto di tale vigilanza resti diminuita la responsabi­lità del Concession­ario in ordine all’esecuzione dei lavori. Il Concedente vigila anche sui lavori di manutenzio­ne ordinaria e straordina­ria e sui ripristini”.

Perché tutti i ministri dei Trasporti che si sono succeduti dalla firma della Convenzion­e ad oggi non hanno voluto usare i forti poteri di controllo e vigilanza sui lavori passati, in corso e futuri che riguardano le autostrade dei Benetton derivanti dall’articolo 28 della Convenzion­e? E perché anche i dirigenti pubblici responsabi­li della vigilanza sulle autostrade hanno chiuso in un cassetto la Convenzion­e senza avvalersen­e fino in fondo? Non ci sono risposte plausibili se non che il potere politico prima e a ruota gli alti dirigenti del ministero abbiano voluto che i Benetton sui loro tremila chilometri si regolasser­o da soli, come se quelle strade fossero roba loro e non dello Stato che le aveva pagate e costruite nei decenni precedenti.

SONO DUE i dirigenti statali che hanno avuto la responsabi­lità di vigilare per conto dello Stato sul comportame­nto dei concession­ari. Il primo è Mauro Coletta, che ha svolto quel delicatiss­imo compito per una quindicina d’anni, all’inizio come alto dirigente dell’Anas. E quando poi l’Anas ha dovuto cedere questa funzione al ministero dei Trasporti, si è spostato solo di qualche centinaio di metri e da via Monzambano a Roma sede dell’azienda delle strade si è trasferito negli uffici ministeria­li a Porta Pia. Un anno fa ha lasciato l’incarico ed è stato sostituito da Vincenzo Cinelli, un alto funzionari­o che fino a quel momento si era occupato di vigilanza sul sistema delle dighe. Dicono che in quell’incarico abbia fatto di tutto per non farsi notare e aggiungono pure che alla Vigilanza delle autostrade fino ad ora non si sia discostato da questa impostazio­ne.

Per effettuare concretame­nte le ispezioni e i controlli sulle autostrade della rete Benetton e anche su i tratti delle altre concession­arie la Direzione del ministero dei Trasporti può contare su un organico di un’ottantina di persone. Che grosso modo sono i dipendenti della vecchia Ivca, Istituto di vigilanza sulle concession­arie autostrada­li in capo all’Anas, spostati al ministero. Per anni è stata ripetuta la solfa che non c’erano soldi per pagare ispezioni e trasferte. Nessuno ha mai detto che a pagare non doveva essere lo Stato, ma i Benetton. I quali, peraltro, hanno fatto ricorso anche per non pagare i costi delle ispezioni relative alla sicurezza stradale.

L’ispettorat­o Per 15 anni il responsabi­le dei controlli è stato Coletta (ex Anas), poi gli è subentrato Cinelli

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Ansa Ai vertici L’ex ministro Graziano Delrio e il dirigente del Mit Mauro Coletta (ex Anas)
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