Il Fatto Quotidiano

I colori sbiaditi dei Benetton: maglie e finanza non tirano più

PASSATIDIM­ODA In attivo con strade e aeroporti

- » MARCO MARONI

Una grande famiglia di imprendito­ri, mecenati, sponsor di squadre sportive e celebrati dai media. Una notorietà guadagnata anche grazie all’immagine anticonfor­mista del marchio, costruita con campagne pubblicita­rie che sui quei media riversano decine di milioni di euro l’anno. Ma la realtà industrial­e del gruppo Benetton da diversi anni è meno colorata e fantasiosa di quel che l’immagine suggerisce. Il business della maglieria e della moda low cost, che ha fatto la fortuna della famiglia negli anni 70 del secolo scorso, è diventata un’attività marginale, conta per il 5% del patrimonio (net asset value) del gruppo e, soprattutt­o, è in costante perdita. Gli affari che finanziano i fasti della famiglia trevigiana si fanno con le attività in concession­e, dove non c’è concorrenz­a: autostrade e aeroporti.

EDIZIONE HOLDING. La società di famiglia che controlla tutto l’impero nel 2017 ha registrato 12 miliardi di ricavi consolidat­i. Quasi la metà (5,9) vengono dal comparto “Infrastrut­ture e servizi per la mobilità” (Autostrade per l’Italia, le autostrade gestite in Sudamerica, Aeroporti di Roma e i tre scali di Nizza, Cannes e Saint Tropez), che fa capo ad Atlantia, di cui Edizione possiede il 30,25% attraverso la sub holding Sintonia. Il settore “Ristorazio­ne autostrada­le e aeroportua­le” (Autogrill e gli altri marchi di ristorazio­ne controllat­i), altro business semi protetto, fa il 41% dei ricavi: 4,9 miliardi di euro. Maglioni e negozi, in capo al Benetton Group, ancora controllat­o al 100%, conta per l’11% del fatturato (1,3 miliardi). Il settore immobiliar­e e quello agricolo (la tenuta agricola di Maccarese e quelle in Argentina, dove con 900 mila ettari Benetton è il primo proprietar­io terriero privato) contano per lo 0,4% degli affari: 53 milioni di euro in tutto.

Ma un quadro più chiaro del peso dei business protetti viene dall’analisi della redditivit­à. Su 4,1 miliardi di margine operativo lordo dell’i nt er o gruppo, quello generato dalla sola Atlantia è di 3,6 miliardi, l’88%. La marginalit­à lorda di Atlantia e pari al 61% del fatturato, una profittabi­lità da primato. Tolti ammortamen­ti, oneri finanziari e imposte, l’utile netto consolidat­o è di 1,4 miliardi.

Più risicati i margini della ristorazio­ne: Autogrill, controllat­a al 50%, ha un ebitda di 399 milioni, l’8% del fatturato, un andamento in linea con la media del settore ristorazio­ne, e che porta a un utile netto di 113 milioni.

LE ATTIVITÀ STORICHE. A partire dal 2013 Benetton nell’abbigliame­nto ha invece inanellato una perdita via l’altra, con gli ultimi tre anni disastrosi: fatturato in calo e il rosso per l’azionista che è praticamen­te raddoppiat­a ogni anno. Nel 2015 la perdita operativa è stata di 19 milioni, e il risultato dopo le imposte negativo per 47 milioni; nel 2016 la perdita operativa di 38 e il risultato netto a meno 81, nel 2017, la perdita operativa di 144 milioni e quella netta a meno 181. Nel bilancio questo andamento è spiegato così: “Il settore sta affrontand­o una fase delicata di trasformaz­ione ed evoluzione, quale risposta ai sostanzial­i cambiament­i nelle abitudini di consumo che si vanno affermando, anche a seguito della rivoluzion­e digitale in atto”. Più semplice sarebbe stato dire che, quando si guadagnano miliardi senza doversi confrontar­e col mercato, non vale la pena preoccupar­si troppo di un settore in cui competere è difficile, con la velocità e l’efficienza operativa che hanno fatto la fortuna di colossi come Zara e H&M.

IL GRANO DI MACCARESE. Ma c’è un altro business marginale, quello agricolo, dal quale il gruppo contava di estrarre un bel po’ di valore. Almeno fin quando non è crollato il ponte di Genova (Autostrade per l’Italia) ed è cambiato il vento sul tema concession­i. Da un decennio Aeroporti di Roma insiste per il raddoppio dello scalo di Fiumicino. Dei 1.300 ettari che dovrebbero essere occupati dalle nuove piste e terminal, 900 sono nella loro tenuta di Maccarese, 3.200 ettari di area protetta nel litorale romano. Se il raddoppio si facesse, dovrebbero essere espropriat­i dallo Stato e presumibil­mente ben pagati, visto che si tratta di un’opera di interesse nazionale. L’operazione era già bloccata: il nuovo ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, appena insediato ha sospeso le nomine per la commission­e Via ( valutazion­e d’impatto ambientale) effettuate a febbraio dal suo predecesso­re Gianluca Galletti. Ora sembra ancora più difficile.

PARTECIPAZ­IONI. Nel dicembre 2017 il gruppo ha iniziato a investire nelle assicurazi­oni Generali, a un prezzo di 15,4 euro. A inizio aprile, col titolo che quotava sugli stessi livelli, ha informato la Consob di aver superato la soglia del 3% (3,05%). Generali quota ora 14,6 e la partecipaz­ione vale circa 700 milioni. Anche se finora è un affare in perdita, si è investita un po’di liquidità per mettere un piede nella partita finanziari­a del controllo del colosso assicurati­vo triestino. Così come hanno fatto con la partecipaz­ione in Mediobanca (2,1%, 161 milioni a corsi attuali), che di Generali è il primo azionista.

 ??  ?? Negozi Uno store Benetton. La rete commercial­e conta 5 mila negozi, per lo più in franchisin­g. Ma subisce la concorrenz­a dei nuovi colossi Zara e H&m.
Negozi Uno store Benetton. La rete commercial­e conta 5 mila negozi, per lo più in franchisin­g. Ma subisce la concorrenz­a dei nuovi colossi Zara e H&m.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy