Il Fatto Quotidiano

Poveri e pensioni: è finita l’estate dorata di Macron

“Plan pauvreté” ll piano dedicato alle fasce più deboli era previsto a luglio ma il presidente era partito per assistere ai Mondiali

- » LUANA DE MICCO

L’estate rilassante di Emmanuel Macron si è conclusa. Sin da oggi il presidente si confronter­à con il grattacapo della prossima legge di bilancio per il 2019 e, dopo il Consiglio dei ministri, ne discuterà con il premier Edouard Philippe. Il governo si è fissato obiettivi ambiziosi in materia di riduzione del deficit pubblico, ma dovrà tenere conto dell’ultima brutta notizia dell’estate: le deludenti previsioni della crescita 2018, che potrebbe essere dell’1,7% invece dello sperato 2%.

Ma non è il solo pensiero del dopo- vacanze per Macron. Il presidente potrebbe presto guardare con nostalgia alle settimane di pace trascorse nella discrezion­e del forte di Bregançon, dove si è barricato con la moglie Brigitte.

IN QUEL PERIODO Macron si è fatto vedere in pubblico solo due volte, per la delusione di turisti e commercian­ti, oltre che di giornalist­i e fotografi. Di tanto in tanto un comunicato dell’Eliseo ricordava che tra un tuffo e l’altro in piscina (quella da 34 mila euro che si è fatto installare nel giardino della residenza presidenzi­ale apposta per beffare i paparazzi), il capo dello Stato lavorava e alzava il telefono per chiamare Trump, Putin o la Merkel. L’estate ha lasciato anche in eredità gli strascichi del Benallagat­e, le violenze attribuite alla sua guardia del corpo durante il corteo del 1° Maggio a Parigi. Stando all’ultimo sondaggio Ipsos di fine luglio, solo il 37% dei francesi ha ancora fiducia in Macron. È il risultato peggiore dal suo arrivo all’Eliseo. Lo scandalo che ha coinvolto la sua ex bodyguard Alexandre Benalla, ripreso in un video mentre picchiava dei manifestan­ti è sfocia- to in affaire d’état, con la convocazio­ne davanti ad una commission­e parlamenta­re ad hoc di diverse personalit­à vicine al presidente, tra cui il ministro dell’Interno, Gérard Collomb, e il segretario generale dell’Eliseo, Alexis Kohler. Lo stesso Kohler, braccio destro di Macron, è al centro di un’inchiesta per presunti conflitti di interesse che non promette niente di buono nei mesi a venire. E poi ci sono i grattacapi delle prossime riforme che Macron intende portare avanti a ritmo incalzante come ha fatto finora. Il 15 settembre sarà presentato il plan pauvreté con una serie di misure per aiutare il 14% dei francesi che vivono al di sotto della soglia di povertà, cioè con meno di 1.000 euro al mese. In questo modo l’Eliseo spera di riuscire a smentire quanti accusano Macron di essere il “presidente dei ricchi”, ma non è detto che ci riuscirà. Il piano infatti doveva essere presentato già a luglio, ma poi è slittato perché Macron è partito in Russia per assistere agli incontri finali dei Mondiali di calcio.

UNA DECISIONE ingiustifi­cata dai più poveri, ai quali ha lasciato la sgradevole sensazione di essere stati messi da parte ancora una volta. Dopo i conflitti per la soppressio­ne dello statuto di ferroviere, con i lunghi scioperi di treni dei mesi scorsi, a settembre riprendera­nno i negoziati con i sindacati per la riforma della funzione pubblica, che impiega 5 milioni di persone in Francia.

Tra le promesse di Macron mal digerite dai sindacati c’è il taglio di 120mila posti di funzionari entro il 2022. Ma la più spinosa delle riforme dovrebbe essere quella delle pensioni.

Non si tratterà per Macron di modificare l’età pensionabi­le (che resterà a 62 anni), ma di fare ciò che nessun presidente francese ha osato prima d’ora: smantellar­e l’intricato sistema di statuti speciali per instaurare un “regime universale” che preveda le stesse regole per tutti, nel privato e nel pubblico, mettendo fine ai privilegi di alcuni. La legge sarà presentata a inizio 2019 e votata nel corso dell’anno, per entrare in vigore nel 2025.

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