Il Fatto Quotidiano

Teheran, chi non salta è una Guida Suprema

I tifosi scandiscon­o cori avversi ad Ali Khamenei e il governo minaccia partite a porte chiuse

- » ROBERTA ZUNINI

Le sanzioni economiche americane più pesanti contro l’Iran, ossia quelle che riguardano l’esportazio­ne di petrolio, non sono ancora scattate, ma la crisi economica della teocrazia islamica sciita governata dal regime degli ayatollah preoccupa sempre di più la maggior parte della popolazion­e afflitta da disoccupaz­ione, inflazione e aumento costante dei prezzi dei beni di prima necessità.

NELL'ATTESA di un novembre cupo, quando l’embargo sull’importazio­ne del greggio iraniano entrerà in vigore, il nervosismo della gente sta dilagando e, ancora una volta, il regime risponde con il pugno di ferro. Anziché aprire il dialogo con le parti, la Guida Suprema Alì Khamenei - l’anziano signore e padrone del destino dell’ex impero persiano dalla morte di Khomeini - attribuisc­e, come il suo predecesso­re, al Grande Satana americano la colpa dell’enorme divario sociale che è andato via via allargando­si fino a creare una classe di privilegia­ti legati a doppio filo al potere, a fronte di una massa in costante crescita demografic­a di giovani diseredati e senza prospettiv­e.

Non sono però solo i giovani a scendere nelle strade e ora a protestare negli stadi. Dalla fine dello scorso anno anche i commercian­ti di mezza età, un tempo benestanti, si sono uniti alle proteste. Come quelle che scoppiaron­o in varie città per chiedere trasparenz­a nell’ultra opaco settore bancario e soluzioni contro l’inflazione galoppante che ha portato alla prima serrata dell’era post Scià del Gran Bazar di Teheran, cuore economico del Paese e spec- chio fedele dei suoi problemi. Da qualche settimana, invece di scendere in piazza, gli “scontenti” sono entrati negli stadi di calcio dove hanno esibito cartelli che mostrano la rabbia del popolo non solo per i problemi economici ma anche per l’oppression­e socio culturale a cui è sottoposto dal regime islamico. Il ministro dell’Interno, Abdolre- za Rahmani Fazli, ha minacciato conseguenz­e per i club di calcio, come l’obbligo di disputare partite a porte chiuse, se dovessero verificars­i nuove proteste contro il governo negli stadi.

“La sicurezza negli stadi è importante per noi e se alcuni tifosi vogliono metterla a repentagli­o allora alcune partite si disputeran­no senza spet- tatori”, ha spiegato il ministro, citato dall’agenzia di stampa Dpa.

DUE SETTIMANE FAun gruppo di tifosi ha lanciato slogan contro le autorità della Repubblica islamica durante il match tra Esteghlal e Tractor Sazi che si è svolto nello stadio Azadi di Teheran.

Alcuni video diventati virali sui social media hanno mostrato tifosi gridare “Morte al dittatore” cioè Ali Khamenei. Nei confronti del presidente riformista Hassan Rohani, preso di mira dai falchi del regime per essersi fidato degli Stati Uniti e aver firmato il trattato sul nucleare, stracciato quest’anno da Trump, invece non ci sono state proteste di carattere politico. Fatto che ha reso ancora più furiosa la risposta del leader dei falchi, per l’appunto Khamenei. Il portale di notizie sportive Varzesh3 ha riferito sommariame­nte che i ministri dell’Interno e dello Sport hanno già messo a punto un nuovo meccanismo per controllar­e l’accesso agli stadi.

Difficile che questa misura riesca a frenare la frustrazio­ne di milioni e milioni di iraniani che si sentono sull’orlo del baratro e in ostaggio di un ottantenne diventato l’uomo più ricco dell’Iran e un despota spietato in nome di Allah.

Il Grande Satana Cresce la rabbia verso il leader che attribuisc­e i mali del Paese esclusivam­ente agli americani

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LaPresse Febbre a 90 Tifosi iraniani a Teheran durante una partita per la qualificaz­ione dei recenti mondiali
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