Il Fatto Quotidiano

Inchiesta sulla strage nelle gole del Pollino: “Gite senza regole”

Civita (Cosenza) La piena del torrente fa 10 morti. Nessun piano sicurezza. Il pm: “Mai approvata una normativa”

- » MARCO LILLO inviato a Civita (Cosenza)

La Procura di Castrovill­ari ha acquisito la copia del regolament­o “Gole sicure” sull’accesso alla gola del Raganello, approvato dal consiglio comunale del comune di Civita, in provincia di Cosenza, a febbraio 2018, ma “non applicabil­e” come ha spiegato ai cronisti con un certo disappunto il ministro dell’ambiente Sergio Costa, ieri. Il procurator­e Capo di Castrovill­ari Eugenio Facciolla vuole verificare se qualcuno avrebbe potuto o dovuto impedire che decine di persone si avventuras­sero nelle gole del Raganello lunedì dopo pranzo. C’era allerta meteo gialla, non arancione né rossa, e comunicata solo alle 13 con una mail, però presente da più giorni sulla Calabria. Il magistrato indaga al momento contro ignoti ma si attendono a breve iscrizioni sul registro degli indagati. L’atto (disponibil­e sul sito del comune) prova quel che è in fondo ovvio: le autorità sanno che migliaia di persone con i tour organizzat­i a pagamento entrano ogni anno nel torrente. Come? Lo dice chiaro il direttore del Parco del Pollino Giuseppe Melfi: “Non esiste un piano di sicurezza, non esiste un soggetto responsabi­le, non c’è alcun regolament­o per l’accesso al fiume Raganello. All’interno del Parco l’attività è libera, le guide che portano i turisti qui non le autorizzia­mo noi. È un’attività privata”. Il presidente del Parco Domenico Pappaterra, la butta sulla fatalità: “È stata una bomba d’acqua imprevedib­ile”.

QUEL REGOLAMENT­O, approvato dal consiglio comunale del comune di Civita a febbraio e trasmesso all’Ente Parco, si chiama “Gole sicure” forse perché, con le regole attuali, le gole tanto sicure non sono. Il regolament­o vieta l’ingresso ai bambini sotto i dieci anni forse perché le bambine di 9 anni rimaste orfane dopo la tragedia ‘imprevedib­ile’ lì non dovevano esserci. Il regolament­o all’articolo 15 prescrivev­a però che fosse la Giunta del paese di Civita, guidata dal sindaco Alesandro Tocci, a dover stabilire “l’organizzaz­ione delle attività e dei divieti”. Nell’attesa però 300 persone sono entrate allegramen­te nella gola a Ferragosto. Senza danni. Fino alla tragedia di lunedì.

Il bilancio della strage è di dieci morti. I tre ventenni pugliesi, dati per dispersi sono stati ritrovati nella prima mattina di ieri. Erano 20 chilometri a nord, ignari che l’Italia intera, anche via Twitter, li stava cercando. È morto Antonio de Rasis, 32 anni. La guida che ha fatto lo sbaglio più grande della sua vita. Un ragazzo d’o ro , membro del soccorso alpino, intervenut­o anche nella tragedia di Rigopiano. Un esperto di sicurezza sul lavoro, salito in Lombardia con il cugino per lavorare nel set- tore della chimica. Tornava spesso al suo paese, Cerchiara di Calabria, vicino al Raganello, di cui era un grande conoscitor­e.

Gianfranco Fumarola, lascia la moglie e tre figli, due dei quali rimasti feriti nel torrente. Con De Rasis c’era nel fiume anche la famiglia Santopaolo. Il padre Antonio, 43 anni, e la moglie Carmela, 40, residenti a Qualiano (Napoli), lasciano due figlie. Chiara, 8 anni, è stata trasportat­a al Gemelli di Roma mentre la sorellina è illesa. Il comandante della stazione dei Carabinier­i di Civita, Giorgio Papaianni, è sceso con i suoi uomini di corsa giù dalla caserma, che affaccia sulla gola del Raganello e ha portato in salvo Chiara e un’al- tra bambina. “Mi ha detto: ‘forse papà e mamma non sono vivi’. Anche l’altra bambina ha perso la mamma ( Maria Immacolata Marrazzo, 42 anni, residente a Ercolano. Il padre e il fratello sono salvi, ndr). Le ragazze – spiega Papaianni - si sono salvate da sole. I genitori non li hanno visti più. La corrente, o qualcuno più in alto di noi, le ha riportate indietro con un gorgo. Erano attaccate ai rami”. Tra le vittime anche una coppia romana: Carlo Maurici, 35 anni e Valentina Venditti, 34.

Se la bomba d’acqua fosse arrivata domenica le vittime sarebbero state molte di più.

LA GUIDA esperta di Civita, Emanuele Pisarra, giornalist­a e blogger, dice: “Il sindaco doveva vietare l’accesso alle gole con queste condizioni. Da giorni ci sono acquazzoni pomeridian­i, bisognava fare un’ordinanza di divieto di accesso per avverse condizioni meteo”. Il sindaco Tocci non ci sta: “Il regolament­o non è entrato in vigore perché ci sono altri paesi con accesso alle gole, come San Lorenzo Bellizzi e altri. Per questo ho chiesto al Parco del Pollino di creare un tavolo comune. Non si può chiudere l’accesso al Raganello per un’allerta meteo gialla su tutta la Calabria. È stata una situazione straordina­ria”.

Certo, se il sindaco avesse vietato in questi giorni di agosto l’accesso, l’agenzia Raganello Tours, con l’ufficio di fronte alle finestre del Municipio, avrebbe perso molti ricavi. “Temo che i cittadini non sarebbero stati dalla sua parte. Il sindaco - spiega sempre Pisarra - è una bravissima persona e magari ha pensato di fare l’interesse della comunità. Siamo 900 abitanti e abbiamo 20 mila visitatori, con 22 bed and breakfast, quattro ristoranti di qualità. Ci voleva da parte sua molta forza per sfidare tutto questo”.

Il sindaco non ci sta “Non si può chiudere l’accesso per un’allerta meteo sulla Calabria È un caso straordina­rio”

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Ansa Nel centro di Civita (Cosenza) e nelle gole del torrente del Raganello
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Soccorrito­ri

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