All’ombra de’ cipressi ovvero lacrime per l’azionista
Siamo sinceramente colpiti vedendo ogni giorno di che lacrime grondi, e di che sangue, la sofferenza della stampa italiana per l’azionista di Atlantia che potrebbe perdere il capitale per via di quell ’incidentuccio di Genova. L’azionista piccolo, per carità, ché quelli grossi tipo Benetton, BlackRock o il Fondo sovrano di Singapore manco li nominano. Il Messaggero, per dire, piange sui 50mila piccoli risparmiatori “della holding cui fa capo Autostrade che in caso di ritorno della gestione allo Stato rischierebbe- ro di trovarsi con un pugno di mosche”: tanta gente eh, mica come i “15 mila rimborsati” di Etruria e le altre che, ahinoi, sono in realtà solo una parte degli obbligazionisti mentre i piccoli azionisti sono stati azzerati del tutto ed erano 130mila, cui aggiungere magari i 210mila delle due venete e i 155mila di Mps, che hanno perso miliardi senza avere il bene di una lacrima sui media mainstream. Pure La Repubblicaè preoccupata per i piccoli risparmiatori, ma soprattutto per il Sistema Italia: “Le linee di credito di Atlantia e degli spagnoli di Abertis (in fase di fusione con la società italiana) ammontano a 39 miliardi” e tutta la baracca “poggia sulla garanzia fornita dai pedaggi”;“come sarà in grado il sistema italiano di digerire un tonfo da 39 miliardi?”. Che uno dice: Che tonfo? Che sistema? Chi? Dove? Quando? Un tempo la Repubblica italiana tutelava il risparmio (e la vita dei cittadini), oggi la Repubblica le linee di credito delle holding. E comunque, signora mia, all’ombra de’ cipressi e dentro l’urne si lacrima così tranquilli per l’azionista.